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Economia
Confindustria: Bonomi punta ancora alla Luiss con una deroga ad personam

Bonomi punta alla Luiss: vuole far approvare una deroga che permetta ai non laureati di presiedere le università private

Avrebbe del clamoroso l’indiscrezione raccolta da Affaritaliani.it. Fonti accreditate, infatti, riferiscono che Carlo Bonomi non ha ancora definitivamente rinunciato alla sua (auto)candidatura per la presidenza della Luiss. Dopo aver indicato Luigi Gubitosi, infatti, pare che l’attuale numero uno di Confindustria stia cercando di far approvare una deroga che permetterebbe alle università private di avere come presidente un non laureato. In questo caso, sfruttando il fatto che vi siano ancora due posti liberi da assegnare, Bonomi cercherebbe di entrare nel cda e da qui di essere nominato presidente. E Gubitosi potrebbe scegliere se rimanere come consigliere o, più probabile, decidere di lasciare. Sono in molti, a Roma, ad augurarsi che il blitz del numero di Confindustria non vada in porto. L’altro posto vacante, a quel punto, potrebbe spettare ad Alberto Marenghi, ormai vacillante dopo aver ricevuto l’endorsement di Bonomi come suo successore. 

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Ma non è l’unico tema caldo che attanaglia Viale dell’Astronomia. Pare infatti che proprio ieri ci sia stato un consiglio generale in cui siano state richieste informazioni più dettagliate sull’allontanamento di Francesca Mariotti per far posto a Raffaele Langella. Si dice, in particolare, che Bonomi abbia negato di dare ulteriori informazioni perché potrebbe essere in atto un contenzioso legale alla base della decisione di allontanarla dalla direzione generale e dalla responsabilità dell’area fisco. A quanto risulta ad Affaritaliani.it, tra l’altro, ci sarebbe anche già una sostituta per l’area fisco, Giulia Abruzzese. La Mariotti, invece, sarebbe a disposizione dell’ufficio del personale dopo le due revoche. 

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La tensione intorno a Confindustria è ai massimi. La sensazione è che la stessa organizzazione abbia peso il suo peso specifico e il suo potere di indirizzare l’agenda politica ed economica del Paese. Anche perché si fatica a capire chi possa diventare il prossimo presidente. Di Marenghi abbiamo già detto. Sembra sempre più in difficoltà anche Antonio Gozzi, il quale rappresenta solo una categoriale e non riesce a mettere d’accordo le territoriali. A proposito di istanze locali. Il Veneto, che sulla carta sembrava poter ritrovare unità, continua ad alimentare storiche divisioni e difficilmente potrebbe riuscire a esprimere un candidato credibile.

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Non va dimenticato, a complicare ulteriormente il quadro, che il nuovo statuto impone un’autocandidatura da parte dell’eventuale “pretendente”. E questo cambia di molto la situazione. Chi accetterebbe di lanciarsi in una corsa improba senza avere precise garanzie che, una volta accolto dai saggi, non venga poi tritato da un candidato magari meno blasonato ma con una base più forte? È intorno a questo tema che si consuma una parte consistente dei problemi di Confindustria. A quanto risulta ad Affaritaliani.it, Emanuele Orsini - che inizialmente sembrava voler sfidare Bonomi per la scorsa elezione prima di ritirare la sua candidatura e accontentarsi della vicepresidenza – si starebbe accreditando sostenendo di avere l’appoggio come Toscana ed Emilia Romagna. Ma dalle notizie che emergono sembra che in realtà abbia ricevuto l’ok da Parma, Piacenza e forse Modena, ma non l’intera regione. E come vicepresidente si troverebbe quel Maurizio Marchesini molto forte a Bologna, già vice di Bonomi e assai gradito negli ambienti vicini a Romano Prodi. 

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E Maurizio Stirpe? Il vicepresidente di Confindustria è molto stimato, ma sembra che abbia anch’egli un problema territoriale. È laziale e non ha molte sponde a Milano. Ha già fatto il vicepresidente di Confindustria per due mandati e ha una grande azienda da gestire. Ma il problema rimane quello: trovare un nome di pedigree, un’identità personale e confindustriale (perché fare il presidente è un mestiere) che sia disposto – con garanzie assolute – ad accettare l’incarico. L’organizzazione al momento è ai minimi termini, serve un rapido colpo di coda. 

 Infine, a proposito di Milano, due piccole chicche finali. La prima è che si sia deciso di accordare ad Alessia Magistroni – attualmente direttore del brand e della comunicazione di Confindustria – una buonuscita da svariate decine di migliaia di euro. Il motivo? Consentirle, a fine anno con il cambio della guardia di Alessandro Spada, di poter sostituire Alessandro Scarabelli alla direzione generale in Assolombarda. La seconda: sembra che un assiduo frequentatore della sede di Via Pantano a Milano, sponosr della Magistroni, stia cercando di trovare una quadra per evitare che frani tutto. E che abbia pronunciato un accorato discorso paventando un complotto contro l’intera Confindustria. “Non prestiamoci a una personalizzazione dei contrasti – sarebbe il succo del suo discorso – è in gioco la sopravvivenza della casa degli imprenditori”. E in molti hanno annuito. Di chi si tratta? Ah, saperlo… 
 

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