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Confindustria, la mappa regione per regione del candidato preferito

Confindustria, la mappa regione per regione del candidato preferito

Dice un vecchio adagio di Confindustria che gli imprenditori votano secondo coscienza, convinzione, ma soprattutto convenienza. E in effetti, nel disegnare la mappa delle preferenze che si stanno andando a delineare nella corsa alla successione di Carlo Bonomi, in molti dicono che la situazione “è mutevole e che ci potrebbero ancora essere delle sorprese”. D’altronde, come riferito da Affaritaliani.it i saggi si riuniranno il 1° febbraio dopo che verranno estratti a sorte tra una rosa di nomi forniti dagli industriali. La designazione ufficiale arriverà ad aprile, dopo un tour che coinvolgerà soprattutto i principali capoluoghi del Nord e del Centro.

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Intanto, continuano le passerelle degli interessati alla successione di Bonomi. E, al momento, la palma di favorito resta ad Emanuele Orsini, soprattutto dopo aver raggiunto l’accordo con la territoriale di Varese (che possiede nove voti) che ha deciso di appoggiare l’emiliano e di liberare il “suo” Giovanni Brugnoli. Il quale, nel caso di affermazione di Orsini, potrebbe trovare un incarico diverso da quello degli ultimi otto anni, cioè di vicepresidente di Confindustria, che non può più ricoprire. A supportare Orsini al momento ci sarebbe anche una parte del Veneto – che non riuscirà neanche questa volta a trovare unità e che non permetterà ad Enrico Carraro di svolgere quel ruolo di mediatore che l’imprenditore aveva auspicato – la Toscana, il Lazio, il Friuli Venezia Giulia oltre ovviamente all’Emilia Romagna che – ad oggi – procede compatta nell’indicare Orsini. 

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Ovviamente tutto può succedere da qui all’apertura ufficiale delle consultazioni, quando cioè si aprirà quello che qualcuno in Viale dell’Astronomia definisce il “mercato” in cui chi non può aspirare alla presidenza si autocandida per una vicepresidenza sostenendo questo o quel candidato. Per trovare la quadra sulla vicepresidenza veneta bisogna guardare a due nomi: Vincenzo Marinese, presidente di Confindustria Venezia; e Leopoldo Destro a Padova, presidente di Confindustria Veneto Est. Il barometro per Alberto Marenghi – indicato da Bonomi per la sua successione – è stazionario e sarebbe ancora candidato, con l’appoggio di alcune territoriali.

Ieri sera poi c’è stato un incontro a Torino, ma è stato interlocutorio. Va definito, prima di tutto, il ruolo di Marco Gay e Giorgio Marsiaj, che si giocano la vicepresidenza e che quindi non hanno ancora sciolto le riserve su chi indicare per la presidenza di Confindustria. Ed entrambi aspirano alla vicepresidenza nazionale per il Piemonte. Per questo non è ancora stato trovato un accordo su chi indicare per la presidenza. Lo stesso Gay, tra l’altro, attuale vicepresidente di Confindustria, potrebbe aspirare a rinnovare il suo mandato per altri quattro anni prima di correre in prima persona nel 2028. Come detto, Enrico Carraro al momento sembra dover abbandonare qualsiasi velleità di correre per la presidenza, vittima dell’ennesima frattura in Veneto. 

Veniamo poi al derby della Lanterna. Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, la possibile candidatura di Antonio Gozzi fatica – come previsto - a decollare, nonostante l’attivismo dell’attuale presidente di Federacciai (si veda la questione ex-Ilva). L’imprenditore di Chiavari, patron di Duferco, potrebbe contare oggi su quattro firme, sulle sei potenzialmente promesse, in capo alla sua candidatura. A questa si aggiungerebbe anche la preferenza singola da Brescia di Giuseppe Pasini, patron di Feralpi e grande sponsor di Gozzi. Il presidente di Duferco, dunque, avrebbe iniziato delle manovre per avvicinarsi a Garrone per proporgli una sorta di “ticket” in cui Gozzi svolgerebbe il compito di consigliere per l’energia. Il che sarebbe un’ottima notizia per Duferco, che da qualche tempo ha iniziato a differenziare il suo business e a occuparsi anche di trading energetico. Così si avrebbe un presidente di Confindustria (qualora Edoardo Garrone decidesse di correre e vincesse) che produce energia e un consigliere che si occupa della vendita. Difficile da credere.

Venendo a Garrone, la notizia più ghiotta che Affaritaliani.it ha potuto raccogliere è in realtà duplice e riguarda Assolombarda. Stando a indiscrezioni, infatti, sembra che la prossima settimana l’associazione di Via Pantano dovrebbe schierarsi proprio con il presidente di Erg, grazie all’endorsment pesante di grandi dell’imprenditoria meneghina come Diana Bracco, Marco Tronchetti Provera, Ivan Dompè e Gianfelice Rocca. L’altra notizia è che Assolombarda avrebbe spezzato definitivamente il cordone ombelicale che legava fino a ieri Bonomi con il presidente di Via Pantano, Alessandro Spada. Quest’ultimo, infatti, vorrebbe portare la Lombardia a una posizione unitaria su Garrone. 

È uno snodo molto importante quello di Assolombarda. Se si dovesse confermare la candidatura di Garrone e Via Pantano dovesse votare per lui, automaticamente il presidente di Erg si ritroverebbe con 22 voti, oltre il quorum di 19 previsto dallo statuto. E a quel punto potrebbe iniziare una partita che contrapporrebbe la maratona di Orsini, iniziata da mesi, allo sprint di Garrone, il cui nome ha iniziato a circolare solo da un mese. In Confindustria ricordano ancora bene la corsa tra Antonio D’Amato e Carlo Callieri. Quest’ultimo aveva uno sponsor di peso come l’Avvocato Gianni Agnelli. Ma Cesare Romiti brigò talmente tanto che alla fine la spuntò D’Amato per un pugno di voti. E la contesa fu talmente accesa che il Corriere, allora diretto da Ferruccio De Bortoli, titolò sulla vittoria di Callieri prima di dover fare marcia indietro il giorno dopo.

Tornando al futuro di Confindustria. Lo snodo fondamentale rimane quello delle altre realtà lombarde. Lecco, Sondrio e Como, al momento, dovrebbero schierarsi con Orsini. Brescia, come detto, garantirebbe un voto a Gozzi attraverso Pasini, mentre gli altri sarebbero diversamente orientati. Bergamo rimane un’incognita che gira intorno al nome di Alberto Bombassei, l’imprenditore patron di Brembo che è colui che dà le carte nella territoriale bergamasca. Marenghi, a questo punto, potrebbe decidere di abbandonare la corsa e iniziare una trattativa per trovare una collocazione, appaltando i suoi voti al candidato che saprà dargli maggiori garanzie. E la sfida tra Gozzi e Garrone, fin qui teorica, entrerà nel vivo nei prossimi giorni, quando Genova e la Liguria dovranno pronunciarsi. Il patron di Erg, anche per il nome “pesante” che rappresenta, non può permettersi passi falsi e preferisce avere la garanzia di un buon bacino di voti prima di ufficializzare la sua candidatura ai saggi. 
 

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