Corea, Borse in ritirata senza panico. Per i mercati Trump non attacca
Seduta sotto la parità per l'azionario Ue dopo il sesto test nucleare della Nord Corea. Per gli analisti, però la reazione sarà contenuta. Corre l'oro
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
Torna l'avversione al rischio sui mercati finanziari, ma non scatta il panico. Il sesto test nucleare della Corea del Nord suggerisce prudenza agli investitori con un'allocazione dei capitali verso i tradizionali beni rifugio, ma non innesca la grande fuga dall'equity. L'intonazione rimane comunque positiva. Mentre la Borsa di Tokyo, uno dei Paesi che sarebbe direttamente coinvolto nella deflagrazione del conflitto nell'area coreana, chiude lasciando sul terreno lo 0,9%, le Borse europee sono tutte in rosso ma la flessione infatti è limitata al mezzo punto percentuale.
In calo dello 0,6% Francoforte e Madrid, mentre Parigi e Milano cedono lo 0,5%. Londra ha aperto a -0,36% nel Ftse 100. In settimana l'attesa è tutta per la riunione del board della Bce giovedì e le indicazioni sulla politica monetaria e sul trend dell'euro-dollaro da parte del presidente Mario Draghi. A Piazza Affari vendite sulle banche e realizzi su Fiat Chrysler (-1% dopo un avvio a -3%). A detta degli analisti, il mercato vede questa situazione come una chiara escalation delle tensioni, dato che si tratta del sesto test nucleare di Pyongyang, il primo però da quando Trump è diventato presidente.
A gennaio dello scorso anno la stessa mossa aveva fatto scattare il sell-off, ma sui mercati c'erano altri timori sulle condizioni strutturali come la tenuta dell'economia cinese, del prezzo delle commodity e dell'area dei Paesi emergenti in generale, mentre la Federal Reserve sembrava avviata spedita nella fase della normalizzazione della propria politica monetaria.
Ora, l'economia mondiale marcia a vele spiegate e l'atteggiamento delle principali banche centrali rimane accomodante, con gli investitori che al momento attuale assegnano solo una probabilità del 35% al terzo rialzo dei tassi Usa a dicembre. Il focus comunque resta sulla geopolitica.
Per gli analisti di Citigroup, l'avversione al rischio non durerà a lungo, dal momento che le ultime tensioni con tutta probabilita' non porteranno ad un attacco militare contro Pyongyang.
In un primo momento, il test nordocreano ha alimentato le vendite del dollaro (in avvio l'euro si riporta sulla soglia di 1,19 dollari scambiando a 1,1895 da 1,1862), con un apprezzamento dello yen nei confronti del won, un aumento dei volumi esteri scambiati, un abbassamento dei rendimenti sui Treasury americani e alcune correzioni sull'equity. "Tuttavia, questi movimenti del mercato tendono ad essere di breve durata, dal momento che solitamente le tensioni si allentano rapidamente", spiegano infatti gli esperti della banca americana. Le quotazioni dell'oro sono salite intorno ai massimi da 11 mesi (a 1.338 dollari l'oncia), al pari dei prezzi dei bond superlong nipponici. Oggi, comunque, i mercati finanziari americani saranno chiusi per il Labor Day: vari investitori in Asia restano alla finestra in attesa di avere un orientamento da Wall Street.
Non aiuta che il presidente americano Donald Trump non solo non abbia escluso ipotesi di interventi militari, ma abbia minacciato di interrompere i rapporti commerciali con qualsiasi Paese che faccia affari con la Corea del Nord. E si sa che il 90% dei rapporti economici internazionali di Pyongyang avviene con la Cina. Uno scenario che metterebbe a rischio l'intera crescita globale per il forte impatto sul commercio internazionale. Ma per Michael McCarthy, chief market strategist di Cmc, interpellato dall'agenzia MF-Dow Jones, "le più recenti affermazioni della Casa Bianca sembrano aver spostato l'attenzione sui singoli individui e compagnie che hanno rapporti commerciali con la Corea del Nord".
Le tensioni internazionali mettono poca pressione anche al prezzo del petrolio che viaggia in lieve rialzo sulle quotazioni elettroniche di New York dove i contratti sul greggio Wti con scadenza ad ottobre passano di mano a 47,31 dollari (+0,2%) mentre il Brent perde 22 cent a 52,53 dollari. In ribasso anche i futures sulla benzina dopo la volata dei giorni scorsi in seguito all'uragano che ha devastato il Texas che aveva fatto crescere i prezzi del 25% in agosto rispetto al mese precedente.