Coronavirus, Confcommercio: "Riapertura ad ottobre. 52 mld di consumi in meno"
L'analisi della confederazione guidata da Carlo Sangalli che stima un calo del 3% per il Pil 2020
Il ritorno alla normalità? Più probabile ad ottobre, con il conto dell’effetto lockdown che potrebbe toccare i 52 miliardi di euro. Uno tsunami sui consumi da cui si salva solo l’alimentare. La stima è della Confcommercio secondo cui con il protrarsi delle chiusure delle attività produttive e di quelle del terziario, come commercio, turismo, servizi, trasporti e professioni - e con la prospettiva che questa situazione si prolunghi nel tempo il calo del Pil si aggira intorno al 3%, stima che incorpora anche gli aiuti stanziati con l'ultimo decreto cura-Italia.
L’ufficio studi della confederazione guidata da Carlo Sangalli considera "realistica l'ipotesi della riapertura del Paese solo all'inizio di ottobre”, scenario in cui l’unico comparto che cresce è quello alimentare con un aumento del 4,2% nel 2020, mentre si prevede un crollo soprattutto per trasporti (-12,7%), alberghi e ristoranti (-21,6%).
Secondo Confcommercio, nella difficoltà di prevedere a breve il ritorno ad una situazione normale, rischia di saltare la previsione più ottimistica che era quella della riapertura dell'Italia a giugno che avrebbe comportato, per il 2020, la perdita di 1 punto di Pil e 18 miliardi di consumi.
Nell’ipotesi della normalizzazione autunnale i settori che saranno più colpiti sono: alberghi e ristorazione (-23,4 miliardi di consumi nel 2020), trasporti e acquisto autoveicoli (-16,5 miliardi), cultura e tempo libero (-8,2 miliardi), abbigliamento (-6,6 miliardi).
“E' evidente - spiega l'Ufficio studi della Confcommercio - che tutte le misure annunciate dalla Bce per evitare che dal settore reale la crisi migri a quello finanziario, cosi' come i diversi interventi progettati a livello internazionale per assicurare un movimento ordinato del rendimento dei titoli sovrani, non potranno evitare la recessione, ma ne mitigheranno l'impatto favorendo le condizioni di ripresa una volta superata l'emergenza sanitaria”.
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