Corporate Germania, crollano in Borsa Deutsche Bank e Basf
Continua a perdere terreno Deutsche Bank alla Borsa di Francoforte sulla scia della presentazione del maxi piano di ristrutturazione che prevede tagli dei costi per 7 miliardi e l'uscita di 18mila dipendenti, pari al 19% degli attuali 92 mila. Dopo il -5,4% accusato ieri, il titolo dell'istituto tedesco lascia sul terreno il un altro 5% a 6,5 euro. In due giorni il bilancio e' di oltre un -10%. Deutsche Bank punta a raggiungere entro il 2022 un rapporto cost/income dovra' al 70%.
La banca tedesca iniziera' da subito a scontare gli oneri del piano e di conseguenza il secondo trimestre, i cui numeri saranno ufficializzati il 24 luglio, si chiudera' con una perdita netta di 2,8 miliardi. L'istituto, infine, ha escluso la distribuzione di dividendi per i prossimi due anni e, dopo un confronto con le autorita' di Vigilanza, ridurra' il proprio Cet1 al 12,5% dal 13% per liberare capitale da utilizzare nella ristrutturazione. Gia' ieri gli analisti hanno puntato il dito sui rischi legati alla realizzazione del piano, temendo in particolare che, nonostante le smentite del cda, alla fine si renda necessario un aumento di capitale.
Oggi tocca agli esperti di NordLb, che hanno abbassato il target price a 7,1 euro dai precedenti 8 con giudizio "hold". 'Considerato il deludente track record dei vertici di Deutsche Bank negli ultimi anni in tema di ristrutturazioni il mercato non e' disposto a concedere fiducia a priori - scrivono gli analisti - La banca dovra' lavorare duro trimestre per trimestre per ottenere una valutazione migliore sul mercato'.
A Francoforte è sono andate male anche le azioni del gruppo chimico tedesco Basf. Il colosso tedesco ha abbassato le stime sul 2019 a un paio di settimane dalla diffusione della trimestrale. Tra i fattori alla base della revisione, Basf ha citato proprio l'andamento del settore agricolo in Nord America dove le condizioni atmosferiche non favorevoli hanno portato nella regione a coltivazioni inferiori rispetto allo scorso anno e ben al di sotto della media storica: le minori prospettive di guadagno per gli agricoltori e la guerra commerciale tra Usa e Cina hanno finito per ridurre, ha spiegato Basf, la domanda di fitofarmaci.
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