A- A+
Economia
Cover 50, 9 mesi di crescita. I pantaloni di Obama premiano in Borsa

Nove mesi di crescita per Cover 50, ma con una contrazione della redditività legata all’aumentare dei costi di comunicazione e marketing e alla “start up” della presenza diretta negli Usa. La società d’abbigliamento  che fa capo alla famiglia Fassino, di Torino, azionista di controllo tramite la holding Fhold  col 74,23% del capitale (mentre il restante 25,77% è flottante senza alcun altro azionista sopra la soglia del 5%) ha infatti visto i ricavi superare i 22,54 milioni (+2,21% rispetto ai 22,05 milioni dello stesso periodo del 2015) e il margine di contribuzione superare i 10,89 milioni (+1,19% rispetto ai 10,76 milioni di un anno prima), ma l’Ebitda si è fermato poco sopra i 6,47 milioni (-3,5% rispetto ai quasi 6,71 milioni del settembre 2015).

Cover 50, che opera nel segmento dei pantaloni “alto di gamma” commercializzati coi marchi PT01, PT05, PT01 Woman Pants e PT Bermuda registra così un Ebitda margin del 28,71%, in calo rispetto al 30,41% di un anno prima, anche se appare in ripresa rispetto a fine giugno (quando era risultato pari al 25,66%). I maggiori costi hanno anche inciso sulla posizione finanziaria netta, positiva per 11,81 milioni contro i 12,14 milioni di fine giugno. Secondo la società torinese, a fine anno i ricavi delle vendite dovrebbero salire a circa 25,2 milioni (+2,15% rispetto ai 24,69 milioni del 2015).

Non sono stati fornite previsioni sull’andamento dell’Ebit e dell’utile netto, ma se il primo si mantenesse a livello di margini attorno al 23,8%-23,9%, ossia sui livelli di fine giugno, e il tax rate rimanesse tra il 30,1% del 2015 e il 32,2% del 2014, Cover 50 potrebbe registrare a fine anno un Ebit attorno ai 6 milioni ed un utile netto tra i 4 e i 4,2 milioni di euro, ossia in risultato netto in linea con quelli degli ultimi due anni (l’utile netto è stato di 4,033 milioni lo scorso anno, di 4,27 milioni nel 2016).

Non male, considerando che la società ha avviato nel secondo trimestre la controllata Usa, nella quale nel corso del terzo trimestre state inserite due risorse alle dipendenze dell’Executive vice president Emilio Paschetto (manager con precedenti esperienze per Ermenegildo Zegna, Cerruti 1881 e Slowear) e che già dovrebbe fatturare, per la sola campagna vendite autunno/inverno 2016, attorno ai 900 mila euro, in crescita dagli 815 mila del 2015.

Questo significa che la testa di ponte newyorkese si avvicinerebbe ai risultati di altri mercati internazionali come Belgio (1,55 milioni) e Germania (1,12 milioni), anche se il Giappone, coi suoi 4,57 milioni di fatturato l’anno scorso, sembra destinato a restare a lungo il mercato estero più importante del gruppo che comunque già ora realizza all’estero oltre il 58% dei suoi ricavi. Una presenza salvifica, quella sui mercati esteri, visto il contesto di perdurante debolezza dei consumi sul mercato nazionale.

Tra i fattori di rischio, ma anche di potenzialmente benefici, a cui è soggetto il business di Cover 50, oltre ovviamente all’andamento dei cambi e del costo delle materie prime, vanno segnalate la decisione di riposizionare i marchi PT05 (che già sta registrando un nuovo aumento di ordini) e PT01 Woman Pants (che invece per ora registra ancora ordini in calo, anche se le attese per il futuro sono positive).

Inoltre i Fassino intendono ulteriormente esplorare coi loro marchi di pantaloni il mondo “bespoke” (ossia della sartoria su misura), selezionando gli opportuni partner ed eventi dedicati ai retailer e al cliente finale, come già avvenuto con la cena placée organizzata il 9 novembre a Stoccolma assieme a Rose & Born che ha visto la realizzazione di 30 paia di pantaloni tagliati su misura per i selezionatissimi ospiti della serata.

Il 2017 sarà poi “l’anno della svolta” per il piano di comunicazione e marketing, come confermato dal Ceo Alberto Edoardo Fassino che prevede di “investire il 50% in più rispetto all’anno in corso”. Uno sforzo necessario a differenziare ulteriormente le collezioni e i marchi di Cover 50 che potrebbe far lievitare i costi di comunicazione e marketing, ma dovrebbe fare da trampolino di lancio per un ulteriore incremento delle vendite e, a medio termine, una ulteriore crescita di margini e utili e, quindi, dei dividendi, lo scorso anno pari a 0,5 euro per azione ovvero a 2,2 milioni (il 55% dell’utile netto).

Considerando che il titolo sull’Aim Italia tratta poco sotto i 9 euro per azione, contro i 18,6 euro del collocamento del maggio 2015, il rendimento in termini di dividendi, se mantenuto, appare più che interessante essendo al momento pari a circa il 5,55%. In tempo di rendimenti vicini a zero “inscì a veghen” (ad avercene), come dicono a Milano.

Tags:
cover 50 dividendo borsa





in evidenza
Caso gioielli, Scotti punge Fagnani: “Belva addomesticata? Devi fare i nomi”

La conduttrice vs Striscia la Notizia

Caso gioielli, Scotti punge Fagnani: “Belva addomesticata? Devi fare i nomi”


motori
Lamborghini Urus SE: l'icona dei super SUV diventa ibrida

Lamborghini Urus SE: l'icona dei super SUV diventa ibrida

Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Angelo Maria Perrino - Reg. Trib. di Milano n° 210 dell'11 aprile 1996 - P.I. 11321290154

© 1996 - 2021 Uomini & Affari S.r.l. Tutti i diritti sono riservati

Per la tua pubblicità sul sito: Clicca qui

Contatti

Cookie Policy Privacy Policy

Cambia il consenso

Affaritaliani, prima di pubblicare foto, video o testi da internet, compie tutte le opportune verifiche al fine di accertarne il libero regime di circolazione e non violare i diritti di autore o altri diritti esclusivi di terzi. Per segnalare alla redazione eventuali errori nell'uso del materiale riservato, scriveteci a segnalafoto@affaritaliani.it: provvederemo prontamente alla rimozione del materiale lesivo di diritti di terzi.