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Economia
Cresce la pattuglia di società che pagano acconti su dividendi a Piazza Affari
Milano, piazza Affari

Eni, ma anche Banca Mediolanum, Snam, Terna e da quest’anno Piaggio e Poste Italiane. La pattuglia di emittenti italiani che hanno annunciato il prossimo stacco di un acconto sul dividendo per l’anno in corso cresce a Piazza Affari, proprio mentre l’orientamento nuovamente accomodante della bance centrali porta ad un nuovo record a livello mondiale dei bond che offrono un rendimento negativo: quasi 15 triliardi di dollari di controvalore complessivo, che raddoppiano se nel calcolo si tiene conto non del tasso nominale ma di quello reale.

Così non sorprende che sempre più case d’investimento suggeriscano agli investitori meno avvezzi al rischio strategie orientate “alla ricerca dei dividendi” in grado, segnala Ubs, “di raggiungere il rendimento medio del 3,7%”. Senza andare troppo in là, per chi vuole provare a investire su titoli di valore quotati a Piazza Affari in grado di garantire un buon dividend yield e di staccare un primo acconto nelle prossime settimane, la selezione non può che partire da Eni, che lo scorso 26 luglio ha proposto il pagamento di un acconto di 0,43 euro per azione, vale a dire la metà dell’obiettivo di distribuire 0,86 euro per il 2019, in crescita rispetto agli 0,83 euro a valere sul 2018 (quando l’acconto era stato di 0,42 euro).

Agli attuali corsi di borsa già solo l’acconto offrirà un rendimento del 3,23% agli azionisti di Eni: per fare un confronto, al momento il rendimento (nominale) del Btp a 30 anni, la massima scadenza presente sul mercato, è pari a meno del 2,70%. Ha già segnalato di voler distribuire un acconto sul dividendo anche Poste Italiane, grazie alla “maggiore visibilità” dei risultati 2019. L’aministratore delegato Matteo Del Fante ne ha preannunciato il pagamento “nel quarto trimestre” (la data più gettonata è quella del 20 novembre) e visto che il consenso si attende 46 centesimi di euro di dividendo complessivo, l’acconto, se valesse un terzo del totale, potrebbe essere di 15 o 16 centesimi per azione, pari da solo ad un dividend yield attorno all’1,6%-1,7%.

L’acconto sul dividendo è poi una prassi consolidata per Banca Mediolanum, Snam e Terna. Le società debbono ancora ufficializzare l’entità dell’acconto, ma in base ai dividendi stimati dal consensus e alle decisioni assunte negli anni precedenti, si può stimare che il gruppo della famiglia Doris distribuisca in autunno una prima cedola, pari alla metà del dividendo complessivo, di almeno 20 centesimi per azione (dividend yield di poco superiore al 3%), che Snam proponga un acconto (per un terzo del totale) di 8 centesimi (dividend yield dell’1,82% circa) e Terna distribuisca a sua volta un terzo del totale, pari a 8,3 centesimi per azione (dividend yield appena superiore all’1,5%).

Come Poste Italiane, anche Piaggio ha deciso da quest’anno di ricorrere all’acconto sul dividendo, avendone già annunciato a fine luglio l’importo: sarà di 5,5 centesimi per azione, rispetto al dividendo di 9 centesimi pagato per l’intero esercizio 2018. In questo caso il dividend yield, sempre tenendo conto solo dell’acconto, è ad oggi pari al 2%. Chi invece ha rinunciato, dallo scorso anno, a distribuire acconti sul dividendo, pur avendolo fatto in passato, è Atlantia: la holding del gruppo Benetton rimane per ora sotto tiro da parte dei Cinque Stelle e avrebbe ricevuto una prima richiesta “informale” da parte del ministero dei Trasporti perché avanzi una proposta di revisione “consensuale” della convenzione in essere, su basi meno remunerative per la società.

Sebbene gli analisti continuino a guardare con scetticismo all’ipotesi di una revoca della concessione autostradale pur evocata dagli esponenti grillini, non si esclude invece che la concessione venga effettivamente rivista in senso meno favorevole ad Atlantia e questo non potrebbe che avere conseguenze negative sui dividendi. Se lo scorso anno ne venne distribuito uno di 1,22 euro a valere sul 2017, quest’anno a maggio ci si è fermati a 90 centesimi e solo l’anno venturo gli analisti prevedono si possa risalire attorno agli 1,19 euro (ma alcune case d’investimento sono più prudenti e stimano 94 centesimi di dividendo). Lo spazio per distribuire un acconto forse ci sarebbe, ma le incertezze politiche sono decisamente elevate e suggeriscono di tenere quanto più fieno in cascina.

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