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Economia


La fiducia e le riforme strutturali aiutano l'Italia, la cui economia riparte, ma la speculazione è pronta a tornare all'attacco di quello che si sta rivelando il punto debole della politica economia e del governo italiano: le banche.
 
Dopo il Consiglio dei ministri di domani, che ha in agenda il tema della riforma delle Bcc (Banche di credito cooperativo) e delle sofferenze del credito degli istituti italiani, si vedrà se i mercati bocceranno o no l'Italia. Mercati che giudicano in base a semplici elementi: trasparenza, certezza dei tempi, misurabilità e fattibilità degli obiettivi, principi di libero mercato.

Mercati, a partire da quelli asiatici, che nelle ultime settimane si sono espressi chiaramente. Piazza Affari ha perso pressoché il doppio delle altre Borse: quanto perso globalmente più quanto perso dalle banche. Come dire: "Oggi (e ieri verrebbe da dire visti la vicenda salva-banche e il presunto conflitto di interessi della ministra Boschi) il punto debole dell'Italia sono le banche".

Intanto le previsioni invernali di Bruxelles. E' vero che rispetto all'autunno il Pil nel 2016 crescerà dell'1,4 invece che dell'1,5. Come aumenteranno il deficit, da -2.3 (previsione autunno) a -2,5 (inverno), e il debito da 132,2 (previsione autunno) a 132,4 (inverno). Ma si guardi al solo al Pil: -0,4% nel 2014, +,0,8% nel 2015, +1,4% nel 2016, + 1,3% nel 2017. Dunque non ci sono dubbi. Del resto si legge nel documento di Bruxelles:  "Dopo essere cresciuta moderatamente nel 2015, l'economia italiana guadagna slancio nel 2016 e 2017 col rafforzarsi della domanda interna".

Il Consiglio dei ministri di domani provoca un senso di disordine se si pensa alla  complessità di quanto si vuole affrontare, dalla riforma delle Bcc con creazione di un'unica holding (con tutte i dubbi del caso, le piccole lamentano una sorta di cooptazione) alla definizione delle procedure per il recupero dei crediti. Potrebbero entrare anche aspetti di diritto fallimentare e persino la revisione della procedura di amministrazione straordinaria (che risale a Romano Prodi). Coinvolti tecnici dei ministeri dell'Economia, della Giustizia, dello Sviluppo economico. Per questo c'è anche la possibilità che si rinunci al maxi decreto, molto comodo per il passaggio parlamentare ma appunto complessissimo, per arrivare a più provvedimenti distinti.

Certo è una vicenda intricata. Ed è anche colpa della laboriosità del sistema legislativo italiano (che si sta appunto riformando, si spera senza danneggiare le basilari regole democratiche), ma i mercati già hanno pesantemente marcato, attaccando i titoli bancari, il decreto salva-banche e il presunto conflitto di interessi della ministra Boschi. Una certa responsabilità ce l'ha pure l'Europa, che tarda a dare risposte sulla richiesta dell'Italia di scorporare dal deficit le spese sostenute per ricevere i migranti (mentre è stata rapida sui tre miliardi extra deficit, suddivisi a dire il vero per Stati membri, concessi alla Turchia) e sulla bad bank dove far confluire i crediti incagliati nelle banche italiane. I mercati chiedono risposte veloci. Qualsiasi decisione sarà domani presa dal Consiglio dei ministri sul sistema bancario, si spera sia comunicata in modo trasparente, certo, definitivo e univoco, senza stillicidi di dichiarazioni e ritorni sull'argomento a più riprese.

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