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Economia
Creval e le operazioni baciate . Così la banca raccoglie il capitale
Da investireoggi.it

Venghino signori venghino, qui non resteranno nemmeno le mutande, si svende di tutto. Il Black Friday della finanza, la svendita in stile americano che straccia ogni prezzo, a Piazza Affari, e nello specifico, nel sistema bancario italiano, sembra non conoscere la data di scadenza.

Dopo l’enorme boccone digerito dell’aumento di Unicredit, quelli a puntate con suspanse di Mps, e il recente aumento di Carige, che sembrava mettere la parola fine alla processione di capitale versato dai risparmiatori (sempre loro pagano), nelle dissanguate casse bancarie, oggi, 2018, si ricomincia: tocca al Creval e speriamo che questa sia davvero l’ultima.

Serra
Davide Serra

Anche perché, viste le condizioni dell’aumento, più che un’operazione di capitale, sembra una di stritolamento, sia per i vecchi risparmiatori che per evitare una diluzione estrema, saranno costretti a mettere mano al portafoglio, e sia per la dirigenza bancaria che sarà costretta ad accettare determinate condizioni, per far sì che l’aumento vada in porto senza rischi e permettere una sicura continuità aziendale.

Davide Serra, finanziere ormai conosciuto agli italiani, oggi, come per altre operazioni simili, ha dichiarato di essere disposto a partecipare all’operazione di rifinanziamento, ma a determinate condizioni. Condizioni ovviamente che saranno a suo favore. “Pasti gratis” in borsa non ne estono, siamo sui mercati finanziari, non alla Caritas dove si fa beneficenza, è giusto quindi che chi può metta le sue condizioni sul tavolo e pretenda che queste siano accettate. Comprensibile, meno il fatto che si sia dovuti arrivare a questa situazione estrema.

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Una situazione in cui sembra di assistere a una rivisitazione delle operazioni baciate di “palladiana” memoria. Ricordate cos’è successo con le vittime del “bail in”, con le banche venete e le piccole casse romagnole/marchigiane? Funzionava così, io ti dò un prestito, se però tu compri l’equivalente delle azioni della banca. Oggi, il “ricatto” degli investitori, il termine non è poi così forzato, è più o meno lo stesso: io aderisco all’aumento, ti presto il mio prezioso capitale (che probabilmente nel lungo termine avrà una buona rivalutazione, visti gli attuali prezzi) e tu banca, mi sganci gli Npl a prezzi (molto) di favore o mi concedi un diritto di prelazione. 

Fino a qualche anno fa, si pensava che le banche fossero in posizione di dominio, che fossero loro a comandare, ed invece oggi sembrano essere precipitate nell’inferno dei mercati finanziari. Mercati in stile dantesco che puniscono con le pene del contrappasso. Il peccato che ieri hai commesso (con i risparmiatori), oggi lo dovrai subire a tua volta, e con gli interessi. Su questo paesaggio desolato, i fondi avvoltoi, anzi, fondi iena, pasteggiano sulle carcasse del nostro sistema bancario.  E tutto questo, perché fino a oggi, non solo non è stato creato un sistema di difesa, ad esempio una bad bank capace di ripulire e rivalutare tutti i nostri Npl, cioè riparare i crediti deteriorati, ma non è stato nemmeno preso in considerazione la soluzione Usa che attraverso fondi dello Stato e della Fed, riuscirono a ripulire le banche dai titoli tossici e con il tempo, addirittura a guadagnarci. Sistema “win win” dove vincono tutti: banche, Stato, cittadini e investitori. In Italia, un’utopia.

(Segue...)

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