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Economia
Creval: spunta il fondo Cerberus, il finanziere amico di Trump

Se è vero che l’appetito vien mangiando a Stephen Feinberg, finanziere americano co- fondatore e Ceo di Cerberus, molto vicino al presidente Donald Trump (ha finanziato con 2,2 milioni di dollari la sua campagna elettorale), l’appetito si è scatenato dopo aver “assaggiato” una banca europea la scorsa estate, quando Cerberus rilevà il 5% dell’acciaccata Commerzbank.

creval

 

Negli scorsi giorni Feinberg ha fatto il bis, comprando il 3% di Deutsche Bank, ma potrebbe non essere finita qui dato che si parla di un forte interesse manifestato anche per il Credito Valtellinese, il cui titolo oggi schizza all’insù del 15% a Piazza Affari (dopo aver già chiuso a +47% ieri) a 1,46 euro per azione a metà giornata, con quasi 7 milioni di pezzi già passati di mano.

Secondo le indiscrezioni, Cerberus avrebbe manifestato il proprio interesse nel corso dei colloqui avuti col management nel corso del road show per l’aumento di capitale da 700 milioni, tanto che secondo voci il fondo potrebbe sottoscrivere tra i 70 e i 100 milioni di euro, pari a circa il 10% dell’aumento.

Ciò nonostante le quotazioni di Creval restano a livelli a dir poco depressi, con un calo che nell’ultima settimana (alla chiusura di ieri) era ancora pari al 21% abbondante e al 60% abbondante rispetto a 12 mesi or sono.

wall street
 

Il ritrovato interesse per le banche italiane, favorito da quotazioni fortemente “a sconto” è comprovato dall’andamento di Banca Carige, il cui titolo è sospeso al rialzo con un rialzo teorico superiore al 55% dopo che l’amministratore delegato Paolo Fiorentino ha segnalato come oltre ai soci storici (Malacalza Volpi e Spinelli) potrebbero prendere parte all’aumento di capitale da 560 milioni anche investitori istituzionali del calibro di Algebris, Tosca e Marshall Wace (mentre il mercato si attende che un “gettone” sia messo anche dal Credito Fondiario, che ha rilevato un portafoglio di Npl ceduto dalla banca, e dal futuro acquirente della società di credito al consumo Creditis, che alcune voci indicano poter essere il Banco Santander).


In Italia, peraltro, Cerberus è da tempo di casa, avendo ancora di recente ribadito un interesse per l’acquisto di Alitalia in blocco, pur non essendo tra i 7 soggetti che hanno formalmente presentato un’offerta vincolante, avendo giudicato i termini della gara troppo restrittivi. Di più: il mercato degli Npl bancari fa molta gola al fondo di private equity dell’ex ragazzo del Bronx, a cui Rev ha da poco ceduto il portafoglio “Rossini” in cui sono confluiti 10,3 miliardi nominali di crediti deteriorati di Banca Marche, Banca Etruria, Carichieti, Cariferrara e che resta in gara per aggiudicarsi le sofferenze di Intesa Sanpaolo, Banco Bpm e Banca Carige. Tutti portafogli, si noti, assistiti da garanzie immobiliari.

Nonostante l’appetito per le banche del vecchio continente e per quelle italiane in particolare stia evidentemente crescendo, il business di Feinberg resta maggiormente legato al mercato domestico e al governo americano: del resto nel management del gestore, il cui patrimonio supera i 40 miliardi di dollari, figurano personaggi pubblici come l’ex vice-presidente statunitense Dan Quayle (cui fanno capo le attività internazionali del gruppo) e l’ex segretario al Tesoro John Snow (presidente di Cerberus).

sciopero alitalia
 

Un “amore” ricambiato, visto che Cerberus è il 17esimo maggior fornitore dell’esercito americano tramite una serie di controllate, la più importante delle quali è certamente DynCorp International, rilevata nel 2010 per 1,7 miliardi di dollari, che fornisce una serie di servizi tra cui la manutenzione agli aeromobili all’Us Army e al Dipartimento di Stato, oltre ad essersi aggiudicata un contratto per addestrare la polizia irachena.

Un legame forte, visto che uno degli (ex) advisor di DynCor, John F. Kelly, è stato nominato segretario della Homeland Security da Donald Trump, ma che non ha evitato che a fine 2016, poco prima che Trump si insediasse alla Casa Bianca, DynCorp perdesse un contratto pluriennale per la manutenzione degli aerei usati nelle missioni antidroga del valore complessivo di 10 miliardi di dollari. Chissà se non sarà anche per compensare questa perdita che Feinberg ha deciso di puntare maggiormente sul vecchio continente?

Luca Spoldi

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