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Economia
"Crisi economica per colpa delle spie": la Cina va a caccia di fantasmi

Si offrono ricompense di decine di migliaia di dollari alle persone che segnalano spie. La Cina come la DDR del film “Le vite degli altri”?

Verso la fine della pandemia Bank of America spiegò la tendenza dell’80% delle multinazionali occidentali: spostare le produzioni entro i confini nazionali, viste le difficoltà di movimento di merci e persone. Da quel momento si è parlato di un’onda di ri-localizzazione delle imprese grandi e piccole, contrapposta alla delocalizzazione di massa delle produzioni, avutesi dagli anni ‘90 del secolo scorso. La Cina, che per motivi economici è stata considerata per anni una delle mete della delocalizzazione, è al centro del nuovo processo. E ora la tendenza, esasperata dalla pandemia, del rientro diffuso dato anche l’aumento dei costi per il mantenimento delle strutture produttive all’estero e la riduzione dei vantaggi per il basso costo della manodopera, potrebbe vivere una nuova accelerazione.

A luglio, la Cina ha rivisto la sua legge anti-spionaggio ampliandone l’applicazione, già radicale e da venerdì scorso la città di Chongqing, 32 milioni di abitanti, ha accelerato il processo con importati iniziative, lodate dal governo centrale. Si offrono ricompense, di decine di migliaia di dollari, alle persone che segnalano spie e si chiede un’attenzione importante contro le attività di spionaggio che minerebbero i valori cinesi. 

Pechino sta vivendo una crisi economica importante e non c’è strada migliore di proteggersi dalle minacce percepite che con una mobilitazione di massa, Mao Zedong insegna. Il partito comunista cinese al potere sta arruolando di fatto i cittadini in una dinamica che vede negli stranieri delle potenziali pericolo per il benessere diffuso. Anche l'improvvisa rimozione a luglio del ministro degli Esteri cinese Qin Gang (il più giovane mai arrivato a quel rango), riferisce il New York Times, e di due generali di alto rango, suggeriscono che la vigilanza diffusa stia chiudendo il Paese e che il leader massimo Xi Jinping possa aver temuto una minaccia per il controllo sullo Stato. 

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