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Economia
L'occupazione Usa delude, Borse a picco

Anche l'ultima seduta settimanale di Piazza Affari si e' chiusa con un netto calo, al termine di una giornata altalenante che si e' indirizzata verso il ribasso finale dopo l'avvio negativo di Wall Street, penalizzata dai dati sull'occupazione Usa che a gennaio sale soltanto di 151 mila unita', meno del previsto. Un dato che potrebbe alimentare i timori circa un aumento dei tassi da parte della Federal Reserve. Tornando a Piazza Affari, il Ftse Mib finale ha chiuso con un ribasso del 2,13% a quota 17.250 punti; All Share -2,11%. Sul listino principale pesanti ribassi per bancari, energetici e Finmeccanica; ben intonati Fiat Chrysler e CnhI.

Le borse europee chiudono in calo, sulla scia di Wall Street e dei dati negativi sul mercato del lavoro Usa. A gennaio l'economia Usa crea solo 151 mila nuovi addetti, meno delle attese. Wall Street reagisce male, contagiando i listini europei. Londra arretra dello 0,86%% a 5.848 punti. A Milano l'indice Ftse Mib perde il 2,13% a 17.250 punti, Parigi scende dell'o 0,67% a 4.200 punti e Francoforte va giu' dell'1,14% a a 9.286 punti.

I DATI SUL MERCATO DEL LAVORO USA - In gennaio le aziende americane hanno creato meno posti di lavoro del previsto, segno di una maggiore incertezza del mercato occupazionale, anche a causa delle turbolenze internazionali. Il tasso di disoccupazione è tuttavia calato al di sotto del 5% per la prima volta da novembre 2007. Negli Stati Uniti sono stati creati 151.000 posti di lavoro, mentre gli analisti attendevano un aumento di 185.000 unità. Come riferito dal dipartimento al Lavoro, il tasso di disoccupazione è calato al 4,9%, mentre gli analisti attendevano un dato fermo al 5%. Il tasso di disoccupazione resta in linea con il range tra il 5 e il 5,2% che la Federal Reserve considera come una condizione di "piena occupazione".

Il numero di posti di lavoro creati è dunque inferiore alla media del 2015, quando i nuovi salariati erano stati 228.000 posti di lavoro al mese, meno dei 260.000 al mese del 2014. Il tasso di disoccupazione, appunto calato al 4,9%, si è abbassato del 2,3% da agosto 2013, quando si attestava al 7,2%, ed è dunque all'interno della media tra il 4 e il 5% di prima della recessione. La Federal reserve considera come tollerabile un valore di lungo termine non superiore al 5,5%. Il dato di gennaio dipinge un quadro in chiaroscuro, tanto più che le cifre dei mesi precedenti sui nuovi salariati sono state ritoccate leggermente al ribasso: in novembre e dicembre sono stati creati complessivamente 2.000 posti di lavoro in meno di quanto inizialmente stimato. Il dato di novebre è passato da 252 a 280.000 unità, ma quello di dicembre è sceso da 292 a 262.000 unità. In rialzo invece i salari, che sono aumentati di 12 centesimi a 25,39 dollari all'ora (+2,5% nel 2015, il passo più rapido dal 2009). Su base annuale sono saliti del 2,5%, più del range tra 1,9 e 2,2% segnato dal 2012 in poi e sopra la media del 2% degli ultimi sei anni. La durata della settimana media di lavoro è salita di 0,1 ore a 34,6 ore. Inoltre, la partecipazione alla forza lavoro, già in rialzo in novembre e dicembre, è salita ulteriormente dal 62,6 al 62,7%, ma resta vicino al minimo da ottobre 1977, e molto al di sotto del 66% di prima della recessione. Il dato sul lavoro è tenuto sotto attento monitoraggio dalla Federal Reserve, che regola le proprie scelte di politica monetaria sull'andamento dell'occupazione e dell'inflazione. La Banca centrale americana, che a dicembre ha alzato il costo del denaro per la prima volta dal 2006, facendolo risalire dai minimi storici a cui si trovava da dicembre 2008, vuole ora vedere dati solidi per decidere come procedere. Il presidente Janet Yellen ha più volte ribadito l'impegno alla cautela, anticipando aumenti graduali e legati al generale andamento dell'economia, ma dopo il nulla di fatto di gennaio appare ora probabile che i tassi di interesse non saliranno neppure durante il meeting di metà marzo, complici anche le turbolenze dei mercati internazionali. Alcuni analisti si spingono a dire che non ci saranno altri giri di vite nel 2016, mentre a dicembre si erano ipotizzati quattro aumenti dei tassi nel corso dell'anno. Tornando al dato e guardando ai singoli settori, da segnalare la creazione di 58.000 posti nel comparto retail, il passo più rapido da novembre 2014, e di 44.000 nella sanità. Nel manifatturiero i nuovi salariati sono stati 29.000, il rialzo più alto da agosto 2013. A gennaio erano circa 7,8 milioni le persone che cercavano attivamente un lavoro, ma non riuscivano a trovarlo, un dato sostanzialmente invariato rispetto al mese precedente (7,9 milioni). Includendo anche gli americani che si accontentano di un lavoro part-time e gli scoraggiati il tasso disoccupazione si è attestato al 9,9%, invariato rispetto al mese precedente e vicino ai minimi da maggio 2008.
 

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