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Economia

 

Precedute da boatos che si sono susseguiti per mesi le dimissioni del notaio Antonio Maria Marocco dalla presidenza della Fondazione Crt, azionista di Unicredit, sono arrivate ieri mattina. Una decisione presa, dice una nota di via XX Settembre, «al fine di poter facilitare i processi di rinnovo del consiglio di amministrazione, la cui scadenza coincide nell’aprile 2017 con l’approvazione del bilancio consuntivo al 31 dicembre 2016». 

La mossa di Marocco, 82 anni, che a sentire i bene informati aveva ampiamente annunciato - si legge su La Stampa - già nei mesi scorsi, a più di un anno dalla scadenza naturale di fine 2018 (in Fondazione Crt il cda e il consiglio d’indirizzo, presidente compreso, hanno scadenze sfalsate), portano acqua al mulino di chi alimentava i boatos di questi mesi e cioè che «Marocco si dimette per lasciare spazio a Giovanni Quaglia» un passato glorioso alla guida della Provincia di Cuneo, poi nel mondo bancario ma sempre in collegamento con Fabrizio Palenzona, vice presidente di Unicredit in scadenza e grossa eminenza grigia della Fondazione. Prendete però questa ricostruzione per quello che è, ché non uno dei tanti giocatori delle delicate partite che si disputano attorno alle Fondazioni ex bancarie, accetterà di assumersi la responsabilità di simili affermazioni. 

Ciò detto, se i 24 attuali consiglieri chiameranno proprio Quaglia alla guida dell’ente di via XX Settembre, si avrà un argomento in più per sostenere la bontà di quelli che, fino ad oggi, sono pettegolezzi. Anche perchè il peso azionario di Fondazione Crt in Unicredit è sempre più marginale (meno del 2%) tanto da determinare un potere altrettanto marginale nelle nomine nei vertici della banca che tanto interesserebbero a Palenzona. Forse ha ragione chi legge quanto sta accadendo come una lotta di posizione del, con tutto il rispetto, ancien régime rappresentato dai 24 attuali consiglieri e, soprattutto, dei vicepresidenti che dovrebbero venire rinnovati il prossimo aprile. Secondo, il nuovo Statuto che entrerà in vigore nel 2018 con il nuovo Consiglio ridurrà a 18 i suoi componenti. Last but not least, ultimo ma non meno importante è l’arrivo dei grillini a Palazzo Civico che ha mescolato le carte, introducendo un giocatore svincolato, almeno ufficialmente, dalle logiche del passato. Alla luce di tutto questo, ciò che sta accadendo potrebbe essere il legittimo tentativo di mantenere e guadagnare posizioni in vista di fine 2018 quando si rinnoverà il Consiglio d’indirizzo tenendo conto delle indicazioni della sindaca Appendino e del nuovo regime. 

Marocco nel dare le dimissioni ha detto di lasciare una «Fondazione solida e forte, capace di essere un motore di crescita e sviluppo del territorio, grazie a risorse e a progettualità importanti per i giovani, il welfare, la cultura».

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