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Economia
Da Alitalia a Whirpool da Mercatone Uno ad Auchan: 140 le crisi da risolvere

Alitalia? Vola ancora in perdita nonostante l’incremento di fatturato ma per risolvere la crisi il governo finora ha solo saputo cancellare il termine per il rimborso dell’ultimo prestito da 900 milioni e far slittare al 15 giugno la data per la presentazione dell’offerta vincolante (che dopo il ribaltamento dei rapporti di forza tra Lega e M5S potrebbe vedere la partecipazione di Atlantia a fianco di Ferrovie dello Stato).

Whirpool? Dopo le polemiche sollevate dall’ex ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda dal ministro in carica, il vicepremier Luigi Di Maio, è arrivata la convocazione del tavolo di crisi per domani, il 4 giugno, ma intanto il rischio esubero per 1.350 dipendenti (in particolare per i 430 dello stabilimento di Napoli che il gruppo sarebbe intenzionato a vendere) è sempre più concreto. Persino il dado Knorr, storico marchio italiano passato nel 2000 sotto le insegne della multinazionale Unilever, dice addio all’Italia con lo spostamento della produzione in Portogallo e il licenziamento di 76 dei 161 lavoratori rimasti a Verona. In tutto i tavoli di crisi sono oltre 150 e dopo il caso di Mercatone Uno, fallita con conseguente chiusura senza preavviso dei 55 centri commerciali sparsi per tutta Italia che davano fino a a quel momento lavoro a 1.800 dipendenti, dire che tutto filerà liscio è un azzardo che nessuno si sente più di correre, neppure nel governo.

Il rischio, anzi, è che di crisi in crisi il governo gialloverde, che voleva creare posti di lavoro per decreto, finisca col trovarsi a dover gestire una nuova emergenza-lavoro. In tutto sono infatti a rischio oltre 210 mila posti di lavoro stabili, 18 mila dei quali, secondo i sindacati, legati ad Auchan Retail Italia (che controlla le insegne Auchan, Sma e Simply), acquisita da Conad a seguito della decisione del colosso francese di cedere i suoi 1.600 punti vendita e abbandonare il “bel paese”. In questo caso il tavolo di crisi è stato riconvocato da Di Maio per il 20 del mese.

Ma di nomi “illustri” in crisi se ne sprecano: dalla Bluetec che avrebbe dovuto rilanciare l’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese, dove 700 addetti restano in cassa integrazione, a Piaggio Aerospace, dove 500 dei mille addetti sono in cassa integrazione dopo che il governo ha cancellato un ordine da 250 milioni di euro per otto droni P.1HH ed in attesa di capire se arriveranno ordini per nuovi pattugliatori P180 e motori per gli MB339.

E ancora: il rilancio dell’ex stabilimento Alcoa di Portovesme (650 lavoratori tra diretti e indiretti) resta in bilico a causa del costo dell’energia, la Antonio Merloni (750 addetti in cassa integrazione dal 2012) continua a soffrire la crisi del “bianco” resa più acuta dalla mancanza di credito, mentre proprio nel credito la sorte di Banca Carige (350 gli esuberi preannunciati) resta ugualmente appesa ad un filo, mentre si rincorrono voci che vogliono i fondi (Apollo, Blackstone e Warburg) oggi pronti a presentare un’offerta, domani pronti a gettare la spugna, mentre un misterioso “istituto di credito italiano” avrebbe sondato i commissari, forse attratto dai benefici fiscali di un’eventuale acquisizionie.

Che l’estate in arrivo sia destinata ad essere molto “calda” per quanto riguarda il mercato del lavoro italiano è previsione troppo facile, vista anche la persistente stagnazione dell’economia nazionale e in particolare la “gelata” della produzione manifatturiera, per la quale non si prospettano riprese a breve termine (complici anche le incertezze che hanno colpito la Germania, nostro principale mercato di sbocco).

Resta da capire come rendere l’Italia più attraente per gli investitori sia nostrati, che continuano a non investire (se non nel settore costruzioni) complici le persistenti incertezze macroeconomiche e politiche, sia esteri, che appena possono dopo aver comprato un marchio del Made in Italy spostano la produzione in paesi dove il costo del lavoro è inferiore o la domanda di quello specifico prodotto è più vivace.

Non aiuta, come ha sottolineato Calenda, la gestione dei tavoli di crisi stessi a cui Di Maio sembra non riuscire ad andare abbastanza, forse a causa dei molteplici impegni che i ruoli che ricopre (ministro, vicepremier, capo politico del M5S) comportano, e a cui non partecipa più neppure Gianpiaro Castano, fino a inizio anno responsabile dell’Unità delle gestione delle vertenze (Ugv) il cui contratto, scaduto il primo febbraio scorso, non è stato rinnovato. Un rinnovo che non è arrivato nonostante il poderoso curriculum (10 anni di servizio, oltre 160 crisi che coinvolgevano in tutto 617mila lavoratori gestite negli ultimi 4 anni) e il buon lavoro fatto anche innovando il modello di relazioni azienda-sindacati- istituzioni.

Il suo posto è stato preso da Giorgio Girgis Sorial, bresciano, una laurea in Ingegneria a Brescia e un master in Business Administration a Dublino, deputato M5S dal 2013 al 2018. Sorial dal giugno dello scorso anno è stato nominato (con un contratto di collaborazione) vice capo di Gabinetto di Di Maio e coordina l’Ugv in seguito alla riorganizzazione del ministro dello Sviluppo economico voluta dai pentastellati. Per lui, come per il resto dello staff del Mise, l’inizio dell’estate si preannuncia rovente, non solo metereologicamente.

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