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Economia
Dal governo una norma per arginare Netflix&co. (che piace a Mediaset e Rai)

Dal governo una norma per arginare Netflix&co. (che piace a Mediaset e Rai)

Sconto sui costi di doppiaggio e produzione di serie e film europei. Riduzione degli obblighi di investimento e programmazione per produzioni cinematografiche e televisive italiane, nonché sulla necessità di acquisire opere cinematografiche appena uscite. Queste regole si applicheranno a tutti: emittenti generaliste e piattaforme streaming. Nel nuovo Testo Unico sui Servizi Media Audiovisivi (Tusma) attualmente in discussione nelle commissioni Trasporti e Cultura della Camera, la maggioranza di centro-destra sembra orientata a soddisfare le richieste delle emittenti televisive generaliste a discapito delle nuove piattaforme streaming, le quali stanno alterando il duopolio Rai-Mediaset e interferendo nel mercato pubblicitario. Lo riporta Il Fatto Quotidiano. 

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Secondo quanto anticipato nel parere che sarà votato oggi dalla maggioranza in commissione Cultura della Camera, il quale è stato reso pubblico dal Fatto, vengono accolte le principali richieste avanzate da Mediaset durante i dibattiti parlamentari: a fine gennaio, in un'audizione presso la commissione a Montecitorio, il direttore delle Relazioni Istituzionali di Mediaset, Stefano Selli, ha presentato ai deputati un documento con le richieste della società. Ora, il parere parlamentare che verrà inviato al governo sembra accogliere appieno le richieste dei partiti di maggioranza riguardanti maggiore flessibilità sugli investimenti e sulla programmazione per le produzioni italiane e quelle appena uscite. Queste concessioni sono considerate di grande valore per Mediaset al fine di continuare a competere con i principali attori dello streaming come Netflix, Prime Video e Disney+. 

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La prima modifica accettata riguarda le "Quote europee di programmazione e investimento", cioè la percentuale di investimenti che ogni emittente diverso dal servizio pubblico deve destinare alle produzioni di serie, fiction e film europei e italiani, come stabilito dalla legge attuale. Attualmente questa quota per le produzioni indipendenti è del 12,5%, ma Mediaset ha chiesto una revisione del calcolo, proponendo di basare la soglia non più sugli introiti netti annui, ma sulla programmazione, includendo anche i fondi destinati all'acquisto di serie e film italiani, al doppiaggio e alla promozione pubblicitaria. Questa richiesta è stata accolta integralmente dalla maggioranza di centro-destra, con notevole beneficio per Mediaset. In secondo luogo, nel parere della maggioranza che sarà votato oggi, viene stabilito un principio di maggiore flessibilità per gli obblighi di investimento. La destra chiede al governo di "valutare una razionalizzazione e una ristrutturazione dei requisiti, garantendo maggiore flessibilità e certezza degli adempimenti richiesti agli operatori". 

Questa richiesta ricalca le argomentazioni di Mediaset contenute nel documento presentato in commissione, in cui si lamentava di una "eccessiva rigidità" nel testo approvato dal Consiglio dei ministri. La terza richiesta accolta riguarda la riduzione delle quote obbligatorie di investimento per serie, film e fiction europei e italiani indipendenti. Questa normativa si applicherà solo alle emittenti private e non alle piattaforme streaming: la soglia di investimento in film e fiction passa dal 12,5% al 10%, mentre l'acquisto di opere cinematografiche italiane diminuirà dal 3% all'1,75%. Nel parere della maggioranza non sono state accolte le richieste di Mediaset di ridurre le sanzioni per la mancata osservanza degli obblighi di investimento e di escludere il Ministero della Famiglia dalla definizione di regole e possibili sanzioni riguardanti la fascia protetta. Questi aspetti, benché minori dal punto di vista finanziario, rimangono irrisolti. 

Tuttavia, una richiesta di rilevanza maggiore, ovvero quella di eliminare le quote di investimento per i cartoni animati italiani, è ancora in fase di valutazione da parte della maggioranza. Il parere è stato redatto dal ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, che ha ottenuto il sostegno della Lega anche riguardo alle quote di investimento applicabili alle piattaforme streaming. Queste ultime, con il supporto del partito della Lega, chiedevano di eliminare completamente gli obblighi di investimento, ma il ministro della Cultura ha inserito una clausola che prevede una soglia del 70% per serie e film di produzione italiana. 






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