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Economia
Davos: Usa a rischio crescita zero. Gli effetti di shutdown, dazi e Brexit

Gli Usa rischiano una crescita zero quest'anno se non si trova una soluzione al piu' lungo shutdown governativo della storia, alla guerra commerciale con la Cina e alla Brexit, ma è improbabile che finiscano in recessione. E' questa l'opinione degli esperti finanziari che hanno dibattuto sul futuro dell'economia americana al World Economic Forum di Davos, appuntamento che si chiuderà oggi. Tra i commenti anche che il presidente Donald Trump non ha mantenuto le promesse elettorali sui diritti dei lavoratori e questo fa si' che il risentimento stia crescendo. 'Lo shutdown, se continua, sarà molto problematico', ha detto Kenneth Rogoff, economista di fama internazionale e professore ad Harvard.

'La stima di una crescita zero non e' una follia', ha aggiunto. Piu' ottimista Brian Moynihan, presidente e ceo di Bank of America che si aspetta una crescita dell'1,9% per il 2019, grazie alla forte occupazione, ai solidi consumi e all'ottimismo delle imprese, ai massimi da tre anni. Il disagio dei mercati puo' essere collegato al fatto che dal 2009 in poi 'abbiamo visto quasi il piu' lungo periodo di crescita degli Usa dalla Seconda Guerra Mondiale. Quindi la gente naturalmente pensa che qualcosa ora debba andare storto', ha commentato David Rubenstein, co-fondatore e co-presidente esecutivo di Carlyle Group, una delle maggiori societa' di investimento del mondo.

Rubenstein prevede che la guerra commerciale con la Cina verra' risolta nel giro dei prossimi 2-3 mesi quando entrambi i paesi si renderanno conto che rischiano di soffrire conseguenze ancora peggiori. Anche lo shutdown - ha detto - dovrebbe finire presto, perche' sia i Repubblicani, sia i Democratici saranno ritenuti colpevoli se continua piu' a lungo. Tuttavia, 'se non risolviamo lo shutdown in tempi ragionevoli, avra' certamente un impatto sull'economia'.

A preoccupare - ha poi indicato Rubinestein - dovrebbero essere anche i 23mila miliardi di dollari di debito federale. Per Rogoff, invece, si tratta di preoccupazioni solo sul medio-lungo termine. Rubinestein ha ribattuto che prima o poi 'i mercati si sveglieranno e non tollereranno' una situazione che vede gli Usa prendere a prestito 1.200 miliardi ogni anno su un budget annuale di 4.200 miliardi. Intanto cresce il risentimento dei lavoratori, perche' Trump non ha mantenuto la promessa di una maggiore protezione nei loro confronti.

Come ha notato Elizabeth Shuler, segretario-tesoriere e ceo della American Federation of Labor e del Congress of Industrial Organizations (AFL-CIO), 'stiamo vedendo proteste nel Paese'. Societa' come Amazon e Uber si sono unite 'alla corsa al ribasso' in termini di salari e diritti dei lavoratori. A Los Angeles, 30,000 insegnanti ogni giorno fanno picchetti per chiedere salari piu' alti e classi di minori dimensioni. Tra i rischi dello shutdown, che ha lasciato senza paga o a casa 800mila dipendenti pubblici, anche quello sul traffico aereo: 'se sentiste quello che dicono controllori e piloti sui controlli manuali non tornereste negli Usa', ha concluso Shuler.

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