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Economia
Debito, rischio downgrade di Fitch. Ma Draghi può ancora salvare l'Italia
LaPresse

Piazza Affari sottotono coi titoli bancari nuovamente sotto pressione in attesa che la Bce completi le sue analisi sull’opportunità o meno di varare una nuova Tltro con cui fornire denaro a costo zero (o sotto zero) a quegli istituti che sosterranno la ripresa. Un provvedimento che potrebbe rivelarsi vitale soprattutto per l’Italia, non solo per lasciarsi alle spalle una volta per tutte la crisi dei crediti deteriorati che vede ancora i nostri istituti impegnati in operazioni di pulizia del bilancio che rischiano di frenare l’erogazione di nuovi prestiti, ma anche per contribuire a mantenere bassi i tassi sul mercato creditizio ed obbligazionario. L’Italia attende infatti di conoscere domani il giudizio di Fitch Ratings col mercato che “prezza” implicitamente pari al 33% la possibilità che l’agenzia decida di ridurre il rating sovrano italiano (attualmente pari a “BBB” ma con outlook già negativo).

Mario Draghi ape

 

Fitch ha di fatto tre scelte possibili: non fare nulla e confermare sia il rating sia l’outlook attuale; confermare il rating ma portare l’outlook in “watch negativo”, di fatto prendendo tempo ma lasciando intendere che al prossimo stornir di fronde il downgrade arriverà; tagliare il rating di un “notch”, da “BBB” a “BBB-”, riportando l’outlook a stabile, imitando quanto fatto da Moody’s lo scorso ottobre. Quest’ultima ipotesi rischierebbe di far schizzare i tassi sui Btp decennali italiani (attualmente al 2,86%) sopra il 3% e lo spread coi Bund (ora al 2,72%) attorno al 2,9%- 3%.

A quel punto la Tltro della Bce (che però anche se venisse annunciata nella prossima riunione del 7 marzo difficilmente potrebbe essere lanciata prima di giugno) sarebbe virtualmente indispensabile per non assistere a una nuova crisi di liquidità per gli istituti italiani. Al contempo il rialzo, sia pure auspicabilmente temporaneo, del rendimento dei Btp finirebbe col pesare in termini di oneri finanziari sul debito pubblico sia sul deficit/Pil sia sul debito/Pil mettendo a rischio tanto la tenuta dell’obiettivo del 2,04% quanto quella di un calo dello 0,3% del debito/Pil dal 131,2% al 130,9% fissati nella legge di bilancio del governo Conte.

conte ape
 

Tra questi due obiettivi, concordati dopo una lunga trattativa con la Ue che ha rischiato di sfociare in una procedura di infrazione per l’Italia, è proprio quest’ultimo il più “a rischio”. Il rallentamento marcato del Pil (in lieve calo nel secondo semestre del 2018 e visto ugualmente in calo o piatto almeno per la prima parte di quest’anno) dovuto tra le altre cose alle tensioni commerciali tra Usa e Cina e alla minore crescita dei principali partner commerciali italiani (Germania e Francia, ma anche Gran Bretagna) essendo causato dagli effetti del ciclo economico non dovrebbe impattare significativamente sull’obiettivo di deficit/Pil (che la Ue calcola al netto di tali effetti e delle misure “una tantum”, in quanto entrambi i fattori influiscono solo temporaneamente sul disavanzo).

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