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Economia
Deutsche Bank fallisce gli stress test della Fed

Deutsche Bank ha fallito gli stress test della Federal Reserve, che per motivare la sua bocciatura ha fatto riferimento a una "debolezza materiale nei piani relativi al capitale" del colosso bancario tedesco. I risultati sono la seconda parte degli esami annuali della banca centrale americana, nei quali questa approva o meno i piani degli istituti di credito per aumentare i buyback o pagare i dividendi. Deutsche Bank e' stata l'unica banca a fallire il secondo round degli stress test. La Fed ha detto che la banca tedesca non e' capace di prevedere correttamente i ricavi e le perdite delle linee chiave di business e ha mostrato lacune nei controlli sulla gestione del rischio.

La divisione americana di Deutsche Bank non e', insomma, in grado di determinare con precisione le sue necessita' in termini di capitale in prospettiva. Il Wall Street Journal aveva gia' rivelato che le operazioni statunitensi di Deutsche Bank erano state declassate dalla Federal Reserve un anno fa. Lo status di "problematico", uno dei rating piu' bassi della Fed, ha spinto la banca a ridurre l'esposizione al rischio in aree come trading e prestito ai clienti.

Il fallimento agli stress test negli Stati Uniti probabilmente non influira' sulla capacita' del colosso tedesco di pagare i dividendi agli azionisti in Germania, ma richiedera' a Deutsche Bank di effettuare investimenti sostanziali in tecnologia, gestione del rischio e personale e di modificare la sua governance. La divisione Usa non potra', pero', staccare dividendo alla controllante tedesca senza l'approvazione della Fed e potrebbe ridurre ulteriormente alcune delle sue operazioni negli Stati Uniti. La Federal Reserve, nel secondo round dei suoi stress test, ha dato il via libera alla maggior parte delle grandi banche Usa affiche' possano aumentare i dividendi e i riacquisti di azioni proprie, ma ha obbligato Goldman Sachs e Morgan Stanley a congelare i payout ai livelli piu' recenti.

Piu' nel dettaglio, Bank of America ha detto che incrementera' il suo dividendo del 25% e ricomprera' fino a 20,6 miliardi di azioni proprie, contro i 12,9 miliardi dello scorso anno. Tenendo conto del punto piu' basso di un'ipotetica recessione, il ratio common equity Tier 1 di BofA si attesterebbe a 5,4% (il minimo per la Fed e' del 4,5%) e il leverage ratio a 4,5% (minimo a 4%). JPMorgan ha detto che aumentera' il dividendo del terzo trimestre da 0,56 a 0,8 dollari e che punta a incrementare il riacquisto di azioni proprie fino a 20,7 miliardi di dollari tra il 1* luglio 2018 e il 30 giugno 2019. Il precedente piano di buyback era di 19,4 miliardi di dollari. La banca ha ottenuto il via libera della Fed dopo aver ridimensionato i suoi piani inziali relativi alla restituzione del capitale agli azionisti.

Per la banca centrale americana avrebbe, in ogni caso, la capacita' di continuare a fare credito anche in un'ipotetica drastica crisi economica e anche dopo aver restituito una porzione maggiore di capitale agli azionisti. Tenendo conto del punto piu' basso di un'ipotetica recessione, il ratio common equity Tier 1 di JPMorgan sarebbe al 5% e il leverage ratio al 4,1%. "Le grandi banche hanno solidi livelli di capitale e, anche dopo il via libera ai loro piani di distribuzione di esso, manterranno intatta la capacita' di fare credito anche in un ipotetico contesto di drastica recessione" ha detto Randal Quarles, vice presidente della vigilanza della Fed. Il test di quest'anno e' stato il piu' stringente, dal momento che ha voluto tener conto di uno scenario ipotetico con una disoccupazione a doppia cifra, un crollo dei prezzi delle azioni e delle case, un aumento delle perdite sulle carte di credito e sui prestiti per le auto.

Sei banche, tra cui JPMorgan e American Express, hanno dovuto ridimensionare le iniziali richieste per poter ottenere il via libera della Fed. Goldman Sachs e Morgan Stanley non hanno raggiunto i livelli minimi di capitale stabiliti dalla Fed, motivo per cui non potranno alzare il payout totale. Il problema per queste due banche va rintracciato, a detta della Fed, nella riforma fiscale del 2017, che ha avuto un impatto negativo (seppur straordinario) sui loro livelli di capitale. Goldman Sachs ha sospeso il suo programma di buyback nel secondo trimestre di quest'anno pe finanziare nuove iniziative. Lo scorso anno, in seguito agli stress test, ha avuto il via libera per un payout di 8,7 miliardi di dollari e vuole restituire agli azionisti tra i 5 e i 6 miliardi di dollari.

State Street si e' attirata, durante il secondo round degli stress test, le critiche della Fed per il modo in cui ha valutato i rischi collegati a uno dei partner del trading che sta finendo in bancarotta. La banca centrale Usa ha detto che, comunque, potra' pagare dividendi agli azionisti. Nel 2013 il payout delle grandi banche Usa era in media al 60% degli utili, oggi potra' arrivare al 95% di quelli attesi. Anche Citigroup e Wells Fargo hanno avuto il via libera a pagare oltre il 100% degli utili attesi per i prossimi anni.

La seconda potra' piu' che raddoppiare il suo buyback a 24,5 miliardi di dollari e aumentare il dividendo del 10%. Tenendo conto del punto piu' basso di un'ipotetica recessione, il ratio common equity Tier 1 di Wells Fargo sarebbe al 6,5% e il leverage ratio al 5,3%. Per quanto riguarda Citigroup, sempre tenendo conto del punto piu' basso di un'ipotetica recessione, il ratio common equity Tier 1 sarebbe al 5,6% e il leverage ratio al 5,3%. La banca potra' restituire in 3 anni agli azionisti 60 miliardi di dollari. A parte Deutsche Bank, altre cinque banche europee sono state analizzate dalla Fed e hanno passato il test. Si tratta di Credit Suisse, Ubs, Bnp Paribas, Barclays e Royal Bank of Canada.

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