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Economia
Dop, intesa Ue-Cina. 26 sono italiane. Ci sono anche Barolo e Grana Padano

Ci sono anche il Barolo e il Grana Padano, tra le 26 le Dop e Igp italiane (fortemente penalizzata dai dazi imposti dagli Usa) che da oggi saranno tutelate in Cina, grazie a un accordo siglato dall'Unione Europea che prevede il mutuo riconoscimento di cento prodotti a indicazione geografica.

La Commissione Ue - si legge su www.italiaatavola.net - ha individuato una lista di prodotti che godranno della tutela nel Paese asiatico, grazie ai loro marchi di qualità. La stessa cosa succederà per altrettanti prodotti provenienti dalla Cina e commercializzati in Europa. Tra i 100 prodotti cinesi che entreranno nel registro Ue della qualità ci sono il riso Panjin, diverse varietà pregiate di tè e le bacche di goji Chaidamu. L'accordo prevede l'estensione della lista per proteggere altri 175 prodotti dopo quattro anni dall'entrata in vigore dell'accordo.

Questa la lista completa dei prodotti italiani: Aceto balsamico di Modena, Asiago, Asti, Barbaresco, Bardolino superiore, Barolo, Brachetto d’Acqui, Bresaola della Valtellina, Brunello di Montalcino, Chianti, Conegliano-Valdobbiadene Prosecco, Dolcetto d’Alba, Franciacorta, Gorgonzola, Grana padano, Grappa, Montepulciano d’Abruzzo, Mozzarella di Bufala campana, Parmigiano Reggiano, Pecorino Romano, Prosciutto di Parma, Prosciutto di San Daniele, Soave, Taleggio, Toscano, Vino Nobile di Montepulciano.

Un accordo destinato a rafforzare la Via della Seta e che farà senz'altro bene alle eccellenze di casa nostra, al contrario dei dazi americani, ripresi meno di 20 giorni fa, che stanno facendo impennare il costo di tanti prodotti. Certo, vendere tanto formaggio in Cina non sarà semplice, almeno in una prima fase, ma c'è da scommettere che se il Governo cinese insisterà su questa strada anche in futuro, la cultura alimentare che oggi ancora manca in Cina, potrebbe ricevere un impulso importante.

Per Coldiretti, «è positiva la volontà di procedere nel tempo ad un allargamento della lista», anche se l’accordo siglato tra Unione Europea e Cina «protegge appena il 3% dei prodotti italiani a indicazione di origine. Il rischio è che la mancata protezione di tutti gli altri marchi Made in Italy legittimi la produzione di imitazioni dei prodotti tricolori in un Paese in grande espansione soprattutto nel settore vitivinicolo dove è il primo consumatore mondiale per i rossi».

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