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Economia
Draghi aiuta ancora lo spread. Confermata la linea da colomba. Occhi sulla Fed

"Se la crisi ci ha insegnato qualcosa, è che noi useremo tutta la flessibilità disponibile entro il nostro mandato per rispettare il nostro mandato e lo faremo ancora in futuro per rispondere a qualsiasi sfida all'obiettivo di stabilità dei prezzi". 

Niente fa meglio allo spread Btp-Bund come le parole di Mario Draghi. Il whatever it takes del luglio 2016 sulla tenuta dell'euro insegna. A Sintra, in Portogallo, dov'è in corso il Forum Bce sul Central Banking, il presidente dell'Eurotower ha confermato la linea da colomba dell'istituto espressa nell'ultimo consiglio direttivo del 6 giugno e gli investitori in Europa sono tornati a schiacciare i tasti degli acquisti in Borsa e sulle obbligazioni governative nel mercato secondario. Anche sui titoli italiani che, in uno scenario prolungato di politica monetaria espansiva (due settimane fa il banchiere centrale ha esteso di sei mesi la forward guidance sui tassi d'interesse e rimesso in agenda il quantitative easing), presentano un ottimo profilo rischio-rendimento.

conte draghi ape
 

Così il differenziale di rendimento fra i decennali del nostro Paese e quelli tedeschi, gia in leggero calo stamane (il mercato scommette in un accordo fra il governo Conte e Bruxelles sulla raccomandazione della procedura d'infrazione per debito eccessivo), ha innescato un'ulteriore retromarcia, mettendo il muso sotto la soglia dei 250 punti base (a 244 da 254), con un rendimento del 2,12%.  

"Guardando in prospettiva, i rischi per l'outlook rimangono orientati al ribasso e gli indicatori per i prossimi trimestri puntano a una debolezza persistente", ha spiegato infatti Draghi nel suo discorso introduttivo, elencando tutti i pericoli all'orizzonte dell'economia mondiale: in particolare i fattori geopolitici, la crescente minaccia del protezionismo e le vulnerabilità dei mercati emergenti non sono scomparsi. Pericoli che continuano a pesare sul settore manifatturiero.

jerome powell
 

Così, "in assenza di miglioramenti, tali che il ritorno sostenuto dell'inflazione verso il nostro obiettivo (del 2%, ma nel 2019% prevista solo all'1,3%, ndr) sia messo a rischio - ha detto Draghi - sarà necessario ricorrere a ulteriori stimoli". Parole che sono come musica per i mercati finanziari che, se in occasione dell'ultimo Consiglio direttivo della Bce avevano reagito facendosi prendere dal pessimismo per il deterioramento dei colloqui Stati Uni-Cina sul fronte dei dazi e facendo scattare le vendite, oggi invece hanno preso fiducia e hanno fatto svoltare in positivo l'andamento degli indici borsistici europei.

"Nelle prossime settimane - ha aggiunto Draghi passando agli aspetti operativi - il Consiglio direttivo delibererà in che modo i nostri strumenti possono essere adattati alla severità del rischio alla stabilità dei prezzi. Manteniamo la capacità di rafforzare la nostra forward guidance modificando il suo bias e la sua condizionalità per tener conto delle variazioni negli aggiustamenti del percorso di inflazione".

Bce
 

Questo si applica, ha detto il banchiere centrale, a tutti gli strumenti di politica monetaria. Quindi, "ulteriori tagli dei tassi di interesse e misure per mitigare eventuali effetti negativi rimangono parte dei nostri strumenti e il programma di acquisto di bond ha ancora considerevole spazio a disposizione". Oltre al prolungamento della guidance per intervenire sulle aspettative degli investitori, nell'ultimo meeting, il numero uno della Bce aveva messo sul tavolo anche una nuova asta Tltro per le banche, un possibile taglio dei tassi e nuovo quantitative easing

Donald Trump, da Washington, sobbalza alle parole del presidente della Bce e ha twittato infuriato: "Draghi ha appena annunciato il possibile arrivo di altri stimoli, facendo immediatamente calare l'euro contro il dollaro, e rendendo ingiustamente piu' facile per loro (l'Europa, ndr) competere con gli Stati Uniti. Sono anni che lo stanno facendo, insieme alla Cina e ad altri".

Schermata 2019 06 18 alle 14.02.25Il tweet di questa mattina con cui il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha attaccato il presidente della Bce Mario Draghi
 

Dall'Europa agli Stati Uniti dove si ricomincia a parlare di sforbiciata al costo del denaro, i mercati ora attendono a breve anche le mosse di un altro banchiere centrale: Jerome Powell, presidente della Federal Reserve. Parte oggi infatti, la due giorni del comitato monetario della banca centrale statunitense in cui Powell, è stretto tra le pressioni politiche del presidente Donald Trump che vorrebbe un drastico taglio dei tassi e le informazioni in suo possesso riguardanti l'incerta evoluzione della guerra commerciale con la Cina e le sue conseguenze su crescita e occupazione.

Secondo un recente sondaggio la riduzione dei tassi è data, in termini di probabilità, al 24,2% per questa riunione, mentre per l'appuntamento di fine luglio la probabilità balza all'83,7%. A far pendere l'asticella delle probabilità verso un taglio che non sarà la prossima settimana ma a luglio, le dichiarazioni di Powell di una decina di giorni fa quando disse di monitorare l'impatto delle guerre commerciali sull'economia americana.

"Non sappiamo - aveva spiegato Powell - come o quando questi problemi verranno risolti. Stiamo monitorando da vicino le implicazioni di questi sviluppi per le prospettive economiche degli Stati Uniti e, come sempre, agiremo in modo appropriato per sostenere l'espansione, un forte mercato del lavoro e un'inflazione vicina al nostro obiettivo del 2%". In precedenza la Fed aveva sostenuto che sarebbe stata "paziente" rispetto alle future variazioni sui tassi di interesse. I mercati ritengono che questo nuovo approccio preluda a un taglio dei tassi. 

L'ultimo rialzo risale allo scorso 19 dicembre 2018 quando la Fed ha alzato i tassi di interesse di un quarto di punto portando quello sui Fed Funds in una forchetta fra il 2,25% e il 2,50%. Quella di dicembre è stata la quarta 'stretta' del 2018 e la nona dal 2015, da quando cioè la Fed ha avviato il ciclo di rialzi dopo la crisi finanziaria. Sempre in quella occasione la banca centrale Usa affermò che i rialzi per il 2019 sarebbero stati due invece dei tre annunciati nel mese di settembre 2018. Ma le cose cambiano velocemente e ora analisti e investitori si aspettano, per quest'anno, non più due rialzi ma due tagli, il primo a luglio, il secondo a settembre.

twitter11@andreadeugeni


 

 

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