Embraco, oltre 70 milioni di fondi pubblici. Il conto per lo Stato
Dal 2004 al 2017, fra finanziamenti pubblici e milioni di ore di Cig, la controllata della Whirlpool (stime sindacali) avrebbe ricevuto circa 70 milioni di euro
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
Oltre 21 milioni di euro di fondi pubblici fra Regione Piemonte - con tanto di acquisto nel 2004 (per 7,7 milioni) di un capannone da FinPiemonte per i metri quadrati di superficie produttiva in surplus - e fra Ministero del Lavoro per la formazione. Più milioni di ore di cassa integrazione e altri ammortizzatori sociali che a spanne potrebbero valere circa 50 milioni di euro.
Sono le stime che circolano fra i sindacati sui soldi pubblici che la Embraco, l'azienda del gruppo Whirlpool che ha deciso di licenziare 497 persone (su 553 complessivi) nel suo stabilimento a Riva di Chieri (Torino) e di trasferire la produzione di compressori per frigoriferi in Slovacchia dove ha già un altro impianto, ha drenato allo Stato dal 2004 italiano quando, prima di dare avvia al progressivo smantellamento della produzione e della forza lavoro, il gruppo impiegava oltre mille addetti (dai 2.200 degli anni '90, ridotti grazie al blocco del turnover e rimpiazzati dalle assunzioni nella Repubblica Ceca).
Il tutto a fronte di una crisi quasi fantasma, perché addirittura negli ultimi cinque anni in cui la società ha fatto ricorso prima alla cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione (2014-2015) e poi alla solidarietà (2016-2017) per i lavoratori in Italia, la Embraco Europe Srl (che conta sia lo stabilimento italiano sia quello slovacco) ha chiuso i bilanci - secondo quanto ricostruito dal Fatto Quotidiano - con profitti crescenti. Raddoppiando gli utili netti dai 6 milioni del 2012 ai 14,2 milioni di euro dell'ultimo bilancio, sostenendo un costo del lavoro di soli 26 milioni che equivale al 7,2% del fatturato (358 milioni). Di impatto modestissimo, dunque.
Intanto, mentre i responsabili sindacali di Uilm, Fiom e Fim hanno annunciato che entro il 15 marzo si terrà lo sciopero generale dei metalmeccanici torinesi a sostegno della vertenza Embraco e Bruxelles ha acceso un faro sulla vicenda, Invitalia, l'Agenzia del Tesoro per l'attrazione degli investimenti, ha incontrato i vertici delle due aziende (una italiana e una straniera) per vagliare le offerte d'acquisto dell'azienda. Offerte che la stessa Embraco aveva già ricevuto prima dell'annuncio della chiusura dello stabilimento italiano a fine marzo, ma che poi, per accorciare i tempi visto anche lo scenario d'incertezza politica nel nostro Peese e dare segnali precisi ai mercati finanziari (questa è stata la motivazione fornita dall'azienda), aveva deciso di non prendere in considerazione annunciando a inizio gennaio la cessazione della produzione.
Invitalia, che "può gestire la transizione come con Alcoa, in queste ore a Roma, sta incontrando un'azienda straniera che potrebbe essere interessata, ma prima voglio vedere che il piano sia serio per evitare che la toppa sia peggiore del buco", ha spiegato infatti oggi il ministro allo Sviluppo economico, Carlo Calenda, a margine di un appuntamento a Varese.
"Sta andando avanti lo scouting - ha aggiunto - incontrerò i sindacati la prossima settimana e darò loro gli aggiornamenti". Per i 497 lavoratori dell'Embraco qualche barlume di speranza c'è.