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Economia
Eni, buyback da 400 mln nel 2019. In Italia 2,4 miliardi di investimenti

di Andrea Deugeni
twitter11@andreadeugeni

Aumento del dividendo del 3,6% a 0,86 euro per azione e buyback (riacquisto di azioni proprie) da 400 milioni di euro che sosterrà il titolo nel 2019. Il tutto all’interno di una progressiva transizione energetica della produzione, a basso impatto ambientale (600 milioni di euro per le zero emissioni nel settore core dell'upstream entro il 2030 e investito anche un miliardo entro il 2022 nell’economia circolare), verso  i biocarburanti e le rinnovabili (1,4 miliardi di investimenti). 

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Il presidente dell'Eni Emma Marcegaglia e il Ceo Claudio Descalzi

Ridotto il debito e ritarata nel quinquennio la struttura della compagnia nell’era del petrolio low cost, le strategie che il Ceo delle Eni Claudio Descalzi ha disegnato per il prossimo triennio per il colosso petrolifero partecipato dal Tesoro proseguono nella diversificazione energetica e nella progressiva creazione di valore per i soci (la cedola nel 2017 è stata di 0,83 euro), spingendo anche al rialzo il valore delle azioni in Borsa con un piano quadriennale di riacquisto dei titoli Eni (partirà ogni estate, dopo l'assemblea, un unicum fra le major) che, nel caso in cui il prezzo del Brent salisse sopra i 65 dollari al barile, raddoppierebbe da 400 a 800 milioni di euro all’anno (assumendo un leverage stabilmente inferiore al 20%).

Nel caso invece il "prezzo del Brent scendesse tra 55 e 60 dollari (cash neutrality organica post dividendo a 55 dollari al barile nel 2019) destineremo la differenza ad incrementare il dividendo e taglio debito. Sotto i 60 dollari non c'è buyback", ha precisato a riguardo il Cfo Massimo Mondazzi.

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Un messaggio ai principali azionisti (il manager rimarrà in sella all’Eni fino a maggio del 2020 e fra un anno il Tesoro inizierà a preparare le liste per il nuovo Cda) e agli investitori che hanno immediatamente dimostrato di apprezzare gli annunci del Ceo, facendo scattare gli acquisti sul titolo: a Piazza Affari, le quotazioni, che viaggiavano in area 15,6 euro, hanno sfiorato 15,8 euro con i nuovi target.

Annunciando le nuove strategie alla comunità finanziaria nella sede Eni di San Donato milanese, Descalzi ha spiegato di veder salire la produzione annuale di barili di petrolio a una media del 3,5% fino al 2025, grazie anche a messa in produzione di vecchie scoperte ad alto potenziale (nel quadriennio saranno realizzati 18 importanti avvii di produzione), nuovi progetti e a un piano di investimenti complessivi per 33 miliardi di euro (8 miliardi nel 2019: in Italia 2,3-2,4 nell'upstream, nella raffinazione e nella chimica verde a Gela e Venezia). 

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“Nell'upstream (le attività di produzione a monte della raffinazione, ndr) continueremo a crescere in modo organico. Grazie alla grande quantità di nuovi permessi in bacini ad alto potenziale, puntiamo a realizzare 2,5 miliardi di barili di nuove risorse perforando 140 pozzi esplorativi nei quattro anni. La produzione crescerà, nel periodo di piano e oltre, del 3,5% su base annua, grazie all'avvio e al ramp-up dei nuovi progetti e ai numerosi Fid che verranno approvati nel prossimo futuro, pari a circa 3 miliardi di barili di olio equivalente di riserve”, ha spiegato infatti Descalzi, assicurando che il Cane a sei zampe “continuerà a mantenere una forte disciplina degli investimenti, con nuovi progetti che raggiungeranno il breakeven a un prezzo del greggio di 25 dollari al barile”.  

L'upstream "continuerà a rappresentare l'elemento chiave della crescita organica",  ma i business del mid-downstream (raffinazione e chimica verde) "raddoppieranno il loro utile operativo a due miliardi di euro". Al riguardo, Descalzi ha spiegato che "grazie all'acquisizione del 20% della raffineria di Ruwais negli Emirati Arabi Uniti, un impianto top-class a livello mondiale, abbiamo rafforzato il nostro business della raffinazione. Questa acquisizione ci ha consentito di aumentare la nostra capacità globale di raffinazione del 35%, e del 40% nel 2023, portando il breakeven del margine di raffinazione a 1,5 dollari al barile. Il Gnl giocherà un ruolo cruciale nella nostra crescita futura e ci aspettiamo di raggiungere 14 milioni di tonnellate all'anno (Mtpa) di volumi contrattualizzati entro il 2022 e 16 Mtpa entro il 2025, segnando un aumento rispetto alle indicazioni del piano precedente".

"Nella chimica, contiamo di rafforzare il business e di essere maggiormente resilienti facendo leva sulla differenziazione del portafoglio per aumentare i nostri margini", ha aggiunto Descalzi. Sul piano delle rinnovabili, Eni si è fissata un target di capacità installata al 2022 superiore a 1,6 GW che deve arrivare a 5 GW entro il 2025, grazie a 1,4 miliardi di investimenti e puntando ad aumentare, ha spiegato il Ceo dell'Eni, "l'esposizione nel settore dello stoccaggio di energia. In Italia, espanderemo ulteriormente il Progetto Italia, che prevede la conversione delle aree industriali bonificate in aree per la produzione di energia da fonti rinnovabili".

 

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