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Economia
Corruzione in Algeria, Scaroni assolto. Eni non colpevole. Saipem sì

Regge a 'meta'' l'impianto accusatorio della procura di Milano nel processo sul presunto pagamento di tangenti in Algeria da parte di Saipem e su presunte irregolarita' nell'acquisto della societa' First Calgary Petroleums Ltd da parte di Eni. I giudici della quarta sezione penale del tribunale di Milano, collegio presieduto da Giulia Turri, hanno accolto la tesi dell'accusa nel caso di Saipem, condannando gli imputati e la stessa societa', mentre hanno assolto Eni e gli imputati dalle accuse relative all'operazione sulla societa' canadese che come unica attivita' aveva un giacimento di gas a Menzel, in Algeria, in comproprieta' con l'azienda statale algerina Sonatrach.

Per il tribunale quindi Saipem e suoi ex manager avrebbero pagato oltre 197 milioni di euro di tangenti in Algeria per far ottenere a Saipem (partecipata da Eni) appalti da 8 miliardi di euro, mentre l'operazione su First Calgary del 2008 da circa 923 milioni di dollari canadesi non sarebbe stata viziata da corruzione. Inoltre, Paolo Scaroni, all'epoca dei fatti ad di Eni, e il manager del Cane a sei zampe Antonio Vella, per il tribunale non hanno avuto alcun ruolo nelle trattative per far ottenere a Saipem i contratti da 8 miliardi di euro nel Paese nordafricano, come invece sostenuto dai magistrati milanesi titolari del fascicolo.

Alla stessa conclusione del tribunale di Milano era arrivata nell'ottobre 2015 il Gup Alessandra Clemente ma poi, su ricorso della procura, la Corte di Cassazione aveva ribaltato la decisione, mandando a processo Scaroni, Vella e la societa' Eni, aggiungendo una contestazione anche agli altri imputati coinvolti nel caso Saipem.

La sentenza di oggi ha visto quindi l'assoluzione di Scaroni e Vella da tutte le accuse (e di conseguenza di Eni), mentre il tribunale ha condannato l'ex presidente e ad di Saipem Pietro Tali a 4 anni e 9 mesi, l'ex direttore operativo di Saipem in Algeria Pietro Varone a 4 anni e 9 mesi, l'ex direttore finanziario prima di Saipem poi di Eni Alessandro Bernini a 4 anni e un mese e Farid Bedjaoui a 5 anni e 5 mesi, Samyr Ouraied a 4 anni e un mese e Omar Habour a 4 anni e un mese. Bedjaoui e' considerato il fiduciario dell'allora ministro algerino dell'Energia Chekib Khelil, Ouraied a sua volta fiduciario di Bedjaoui mentre Habour per l'accusa e' il presunto riciclatore delle tangenti pagate in Algeria dal gruppo italiano. Nei confronti di Saipem e' stata disposta una confisca di 197 milioni di euro, pari al valore della presunta tangente, e la condanna a una multa di 400mila euro.

 

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