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Economia
Ex-Ilva, Bernabè rimane. Urso: "Impossibile produrre 4 mln di tonnellate"
Adolfo Urso, Giancarlo Giorgetti e Lucia Morselli

L'ex-Ilva: Bernabè per ora ci ripensa

L'Ilva, azienda siderurgica italiana, oggi nota come Acciaierie d'Italia, ha affrontato una serie di sfide significative e complessità strutturali nel corso degli anni. Una delle questioni recenti che ha scosso l'azienda è stata l'annuncio delle dimissioni del presidente Franco Bernabè. Nonostante queste dimissioni non siano state formalizzate, hanno generato una serie di discussioni e incontri tra gli azionisti. Il cda e l'assemblea di Acciaierie d'Italia erano previsti per discutere questo problema, ma l'incontro si è svolto solo in parte, con ulteriori discussioni rimandate alla prossima settimana. La successiva assemblea, in cui Bernabè avrebbe dovuto ufficializzare le dimissioni, è stata rinviata.

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Il governo italiano ha anche seguito da vicino questo sviluppo. Il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti, ha dichiarato che il cda dell'azienda deve valutare se sia necessario un nuovo contributo da parte degli azionisti e deve quantificarlo. Il governo è disposto a sostenere finanziariamente l'azienda, ma ha anche sottolineato l'importanza del coinvolgimento del socio privato, ArcelorMittal, che detiene la maggioranza dell'azionariato (62%) rispetto a Invitalia (38%).

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L'Ilva ha sperimentato una significativa riduzione della produzione di acciaio nei "ultimi travagliati anni". La produzione è scesa ben al di sotto delle prestazioni storiche che erano essenziali per la sostenibilità occupazionale e di mercato. Questo ha segnato una netta diminuzione rispetto ai giorni d'oro in cui l'azienda produceva fino a 10 milioni di tonnellate di acciaio l'anno. L'obiettivo precedentemente fissato di produrre 4 milioni di tonnellate di acciaio nel 2023 non è più raggiungibile per quest'anno.

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Tuttavia, il governo italiano si è impegnato a evitare la chiusura dello stabilimento e la liquidazione dell'azienda. Sono in corso trattative e discussioni su un Memorandum of Understanding, un protocollo d'intesa preliminare con ArcelorMittal, che delineerebbe il cammino da seguire per il rilancio dell'azienda. Questo accordo è stato sottoscritto dal ministro Raffaele Fitto a nome del governo.

Nel frattempo, le tensioni tra Invitalia e ArcelorMittal, i due principali azionisti di Acciaierie d'Italia, rimangono evidenti. L'eventuale contributo finanziario per sostenere l'azienda richiede un accordo tra le parti, ma al momento sembra difficile da raggiungere a causa della riluttanza del socio privato a partecipare finanziariamente.

Inoltre, il ruolo del Tesoro italiano nella questione è importante. Ha affermato che l'entità delle risorse necessarie deve essere stabilita dall'assemblea dei soci, in proporzione alle loro quote di capitale sociale. Questo implica che se il socio privato non contribuirà finanziariamente, lo Stato non sarà disposto a coprire il vuoto finanziario.

Il futuro dell'ex-Ilva rimane incerto mentre il governo, gli azionisti e l'azienda cercano una soluzione per garantire la sostenibilità e la prosperità dell'azienda. La produzione di acciaio, la sicurezza sul posto di lavoro e l'occupazione rimangono questioni chiave, ma le strade per raggiungere una soluzione sono ancora da definire. Il governo italiano è determinato a trovare un accordo che permetta di mantenere attiva l'azienda e di preservare i posti di lavoro, ma le sfide sono numerose e complesse. La vicenda dell'ex-Ilva continua a richiamare l'attenzione dell'opinione pubblica e dell'intera nazione italiana, mentre si cerca una soluzione sostenibile per questa importante azienda siderurgica.

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