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Economia
Ex Ilva, "sciagurata gestione" della Morselli. I sindacati chiamano Giorgetti

La nuova cassa integrazione, l'incertezza sul futuro, il mancato pagamento dei fornitori dall'inizio di gennaio (alcuni dipendenti dell'indotto non hanno ancora ricevuto le tredicesime), un altro operaio morto nell'area a caldo e lo scontro dai toni sempre più accesi fra il Comune di Taranto e ArcelorMittalItalia. Tanto che il sindacato, che già in passato aveva criticato l'amministratore delegato di AmInvestcoItaly (AMI, la società del colosso franco-indiano dell'acciao), ora esce allo scoperto e punta direttamente il dito contro i responsabili, Lucia Morselli in primis, di una "sciagurata gestione", chiedendo l'intervento immediato del ministro per lo Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. 

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"Chiediamo di intervenire con estrema urgenza considerato che sino ad oggi tutti coloro che direttamente ed indirettamente (ArcelorMittal è Stato) hanno gestito questa fabbrica, hanno creato situazioni insostenibili sotto tutti i punti di vista", è la richiesta che oggi la Uilm (coordinatore di fabbrica, esecutivi e Rsu) ha inviato tramite lettera al nuovo inquilino del Mise.

Il sindacato parla di "sciagurata gestione" del siderurgico. La lettera è inviata anche per conoscenza all'azienda ArcelorMittal e al prefetto di Taranto, Demetrio Martino. Come hanno già fatto, nelle scorse ore, Fim Cisl, Fiom Cgil e Usb, anche la Uilm ha annunciato che lo sciopero dell'1 marzo di 24 ore nello stabilimento è sospeso. Era stato indetto per protestare contro la scelta dell'azienda di trasformare in cassa integrazione, le richieste di ferie o permessi legge 104 sull'assistenza avanzate dai dipendenti. Oggi l'astensione dal lavoro viene sospesa in segno di lutto rispetto a quanto accaduto in stabilimento.

La morte improvvisa di un lavoratore 38enne, Francesco Tomai, a causa di un infarto che lo ha colpito in uno spogliatoio. La Uilm ricorda che oggi era comunque previsto l'ultimo passaggio della procedura preventiva di raffreddamento sugli scioperi e dichiara che "all'interno dello stabilimento" di Taranto non vi sono più le condizioni "per un corretto rapporto con l'attuale dirigenza che non si è mai dimostrata in grado di dare risposte ai quesiti che giornalmente vengono posti dalle rsu di stabilimento".

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Uilm, nella lettera al ministro Giorgetti, annuncia inoltre che attraverso una "decisione unilaterale" ArcelorMittal ha rimosso "le postazioni tecnologiche mettendo quotidianamente a repentaglio la sicurezza di tutti i lavoratori". E quindi il sindacato guidato da Rocco Palombella pur sospendendo "momentaneamente" lo sciopero dell'1 marzo - al contrario di Fim, Fiom e Usb, che hanno posticipato al 3 marzo, la Uilm però non indica una nuova data - "invita nei prossimi giorni a mettere in piedi, con tutte le altre sigle sindacali, una grande mobilitazione contro questa sciagurata gestione". 

Intanto, dopo che l'altro ieri il sindaco di Taranto aveva scritto all'azienda chiedendo di dettagliare tempi e modi del cronoprogramma di spegnimento degli impianti dell'area a caldo perchè inquinanti (dando seguito alla conferma da parte del Tar di Lecce dell'ordinanza comunale di fermata), il direttore delle Risorse Umane, Arturo Ferrucci, e il direttore dello stabilimento di Taranto, Loris Pascucci, hanno risposto a al primo cittadino Rinaldo Melucci.

"Prima della scadenza del 16 marzo 2021 (scadenza che si verificherà dopo l'udienza camerale dell'11 marzo 2021 in cui il collegio si pronuncerà sulla istanza cautelare formulata con l'appello), non sussiste in capo ad AMI alcun obbligo di avviare le operazioni di fermata dell'area a caldo", replicano i manager.

Per ArcelorMittal la richiesta di cronoprogramma "non tiene sorprendentemente conto nè del fatto che Ilva e AMI hanno proposto appello avverso la sentenza del Tar di Lecce, nè tantomeno del fatto che il presidente della IV sezione del Consiglio di Stato ha adottato in data 19 febbraio il decreto con cui ha fissato per la data dell'11 marzo 2021 la camera di consiglio per la discussione delle istanze cautelari di Ilva e di AMI e per la data 13 maggio 2021 l'udienza pubblica per la trattazione del giudizio di merito".

Per l'azienda, "il presidente della IV sezione ha chiaramente affermato che, ad oggi, è ancora in corso il primo termine dei 30 giorni per l'individuazione degli impianti coinvolti nei fenomeni emissivi e per l'elimitazione di eventuali criticità o anomalie". Quindi, la richiesta del sindaco di Taranto, secondo ArcelorMittal, "non tiene in alcun conto la chiara pronuncia del giudice di appello, in base alla quale non sussistono certo le condizioni per reiterare alcuna richiesta relativa a presunti obblighi".

Pertanto, scrivono Ferrucci e Pascucci, in merito alla richiesta di cronoprogramma dello stop di cokerie, altiforni e acciaierie, AMI "non intende prestare acquiescenza alcuna e si riserva di intraprendere le opportune iniziative" dopo l'udienza del prossimo 11 marzo al Consiglio di Stato.

@andreadeugeni

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