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Economia
Exor ora guarda alle Pmi italiane. A gonfie vele gli affari degli Agnelli

Exor resta attorno a 48 euro per azione a Piazza Affari, meno di mezzo euro al di sotto del record storico segnato a fine marzo, in attesa dei conti 2016, che saranno resi noti domani, e di sapere dove la holding degli eredi Agnelli (soci al 52,99% tramite la Giovanni Agnelli e C. Sapaz) intende investire nel prossimo futuro. Qualche indicazione l’ha già data John Elkann: la holding, che in portafoglio a fine settembre aveva il 100% di Partner Re, il 63,766% di Juventus Fc, il 29,15% di Fiat Chrysler Automobiles, il 26,92% di Cnh Industrial e il 22,91% di Ferrari, oltre al 43,4% dell’Economist e ad altri investimenti minori, è pronta a scommettere, a lungo termine, sulle Pmi e sulle startup italiane (che dal canto loro hanno attirato, nei primi tre mesi dell’anno, 46,28 milioni di nuovi investimenti).

In un’intervista al Financial Times il presidente di Exor ha spiegato: “Pensiamo che esista un mercato in cui un imprenditore o una società che fa capo a una famiglia possa apprezzare partner junior per diverse ragioni. Le partnership sono dove cerchiamo occasioni di investimento”, in particolare per quanto riguarda aziende con una quota “importante di export” sul tipo di Eataly (per la quale non sono al momento previsti piani di investimento, ha però poi precisato un portavoce di Exor), Moncler o Technogym, esempi di Pmi in grado di far scalare rapidamente il proprio fatturato.

Le aspettative degli investitori sono elevate, anche grazie al fatto che Partner Re (tra i leader mondiali del settore riassicurativo) ha chiuso il 2016 con un utile netto di 387 milioni di dollari (contro i 48 milioni di utile dell’anno prima), mentre Juventus, Fca, Cnh Industrial e Ferrari sono tutte in forte rialzo in borsa: le quotazioni della “vecchia signora” che quest’anno sembra avviata a vincere il sesto scudetto consecutivo segnano un rialzo dell’87% rispetto a 12 mesi or sono, Fca oscilla a +45%, Cnh Industrial sfiora il +55% e Ferrari è appena sotto l’80% di rialzo, sui massimi storici attorno ai 70 euro per azione.

Non solo, anche i risultati industriali e le prospettive future sembrano positivi per quasi tutte le partecipate: Fca ha chiuso il 2016 con un utile netto di 1,8 miliardi e un indebitamento netto calato a 4,5 miliardi (dai 5 miliardi di un anno prima) e Cnh Industrial ha chiuso il 2016 con una perdita di 249 milioni di dollari (dall’utile di 248 milioni del 2015), ma solo a causa di alcune poste straordinarie (l’utile netto rettificato sarebbe stato di 482 milioni) e può beneficiare delle attese di una riaccelerazione dell’economia statunitense.

(Segue...)

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