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Economia
Brexit, Intesa: nel peggiore dei casi calo export Italia fino a 3 mld

 

"L'Italia esporta verso il Regno Unito il 7% del proprio export, pari a circa 22 miliardi di euro. Sulla base delle nostre valutazioni - nella peggiore delle ipotesi - l'Italia potrebbe registrare un calo delle esportazioni fino a un valore massimo di circa 3 miliardi". Lo sostiene Gregorio De Felice, Chief economist di Intesa Sanpaolo, in merito agli effetti della Brexit. "Gli impatti sui mercati finanziari sono legati alle capacita' di reazione politica da parte del Consiglio, della Commissione e del Parlamento europeo - prosegue De Felice -. Se lo shock del referendum inglese avviera' un processo di ripensamento di alcune norme relative alle politiche di bilancio europee, gli effetti finali potrebbero essere paradossalmente positivi, con un'Europa piu' unita e orientata a garantire migliori prospettive di crescita e di occupazione a oltre 300 milioni di cittadini. In ogni caso i tempi non saranno rapidi. Per esprimere la richiesta di recesso all'Unione europea, il Governo inglese necessita del voto del parlamento britannico e di un cambio di guardia a Downing Street. Da quel momento ci saranno due anni di tempo per concludere i negoziati. Finora, l'ampliamento dello spread BTP/Bund ha avuto dimensioni limitate". Quanto agli effetti di breve-medio termine sull'Eurozona, "dipenderanno dall'intensita' della reazione della domanda britannica di importazioni; l'impatto dovrebbe essere pari a 0,1-0,2% del PIL dell'Eurozona, con effetti ampi soltanto su Irlanda e Olanda". Al momento, invece, la rivalutazione dell'euro contro la sterlina e' piu' che compensata dal deprezzamento contro dollaro, franco svizzero e yen. Considerando gli effetti secondari, possiamo ipotizzare un effetto negativo di circa lo -0,3% sulla crescita media annua 2017, considerando anche l'incremento dei premi al rischio e lo storno dei mercati azionari. La valutazione degli effetti richiedera' molti mesi". In merito all'economia britannica, De Felice sottolinea che "c'e' ampio consenso sulla valutazione che gli effetti sull'economia britannica saranno negativi nel breve e nel lungo periodo, ma molta divergenza riguardo alla dimensione di tali effetti". Il Tesoro britannico "ha previsto una contrazione del PIL" ed e' probabile anche "un aumento dell'inflazione, come effetto della svalutazione del cambio", mentre un punto fermo e' che "si verifichera' nei prossimi anni una parziale delocalizzazione di attivita' dal Regno Unito verso l'UE - in particolare, di quelle attivita' produttive che sfruttavano il Regno Unito come porta d'accesso all'UE - con l'implicazione - conclude il chief economist di Intesa Sanpaolo - di un calo degli investimenti diretti esteri verso il Regno Unito".

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