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Economia
Facebook, accesso ai messaggi e dati privati. Gli affari con Big Tech

Nuovo imbarazzo per Facebook. Il social network già colpito lo scorso marzo dallo scandalo di Cambridge Analytica, ha ammesso di avere permesso a grandi gruppi tech di accedere alle informazioni dei suoi utenti ma ha negato di averlo fatto senza il consenso di questi ultimi. La spiegazione dell'azienda di Menlo Park (California) è giunta in un blog post successivamente a un'inchiesta del New York Times, secondo cui per anni Facebook ha dato a società come Netflix, Spotify e Royal Bank of Canada la possibilità di leggere i messaggi privati degli iscritti alla piattaforma.

ANNO NERO PER "ZUCK": PERSI 19 MILIARDI/ Cambridge Analytica, l'audizione al Congresso, le accuse di un utilizzo disinvolto dei dati. E una perdita di 19 miliardi di dollari. Tanto ha bruciato il patrimonio personale di Mark Zuckerberg. Senza improbabili e miracolose rimonte delle azioni di Facebook da qui a fine anno, il ceo sara' l'uomo che - tra i 500 piu' ricchi del pianeta - ha perso di piu' nel 2018. Aveva inaugurato l'annata con un patrimonio di 75 miliardi di dollari. Adesso, secondo il Billionaire Index di Bloomberg, ammonta a 56 miliardi. Zuckerberg non se la passa certo male, ma anche le sue tasche hanno risentito di dodici mesi pessimi. Le sue finanze, d'altronde, sono legate a quelle di Facebook: il fondatore possiede il 13% delle azioni del gruppo. E, di conseguenza, il suo patrimonio fluttua in base al prezzo delle azioni. Lo scorso 25 luglio il titolo ha perso il 20%. Il crollo, unito alla capitalizzazione della societa', ne hanno fatto la piu' grande perdita di valore in una singola seduta nella storia di Wall Street. Poteva andare persino peggio: nel momento piu' difficile delle azioni di Facebook, alla fine di novembre, la fortuna di Zuckerberg era scesa fino a 52 miliardi di dollari. (AGI) Di2/Gav

Stando al Nyt, inoltre, per il motore di ricerca Bing (Microsoft) era possibile vedere i nomi di virtualmente tutti gli amici degli iscritti a Facebook senza il loro consenso. Citando centinaia di documenti interni a Facebook generati nel 2017 e interviste con oltre 50 ex dipendenti, il giornale sostiene anche che Facebook abbia permesso ad Amazon di ottenere i nomi degli utenti e i loro contatti attraverso i rispettivi amici. Non solo. Fino alla scorsa estate Yahoo poteva leggere il flusso di post degli amici di un iscritto.

Il Nyt crede che degli accordi di condivisione dei dati abbiano beneficiato oltre 150 aziende (soprattutto tech ma anche retailer online, siti per l'intrattenimento, gruppi auto e media). In cambio Facebook ha potuto conquistare piu' utenti e dunque generare piu' ricavi pubblicitari. Il piu' vecchio degli accordi, sostiene il Nyt, risale al 2010 ma essi erano ancora attivi nel 2017 e alcuni anche nel 2018.

Facebook si e' difeso sostenendo che l'accesso alle informazioni degli utenti era pensato per permettere due cose: "Accedere agli account o alle funzioni di Facebook attraverso dispositivi e piattaforme di altre aziende come Apple, Amazon, Blackberry e Yahoo" e "avere esperienze piu' social - come vedere le raccomandazioni dei loro amici su Facebook - su altre app e siti popolari come Netflix, The New York Times, Pandora e Spotify".

Facebook ha aggiunto: "Per essere chiari, nessuna di queste partnership o funzioni ha dato alle aziende l'accesso a informazioni senza il permesso della gente e non hanno violato il nostro patteggiamento del 2012 con la Federal Trade Commission" americana, che impedisce al social network di condividere dati degli utenti senza il loro permesso esplicito.

Spotify e Netflix hanno spiegato al Nyt di non essere stati a conoscenza dei poteri che il social network aveva dato loro. Royal Bank of Canada ha invece messo in discussione il fatto che avesse tali poteri.

Alla Cnbc, un portavoce del sito di video in streaming ha precisato che nel 2014 lancio' una funzione, poi chiusa l'anno successivo, per permettere agli abbonati di consigliare film e serie tv ai loro amici su Facebook attraverso Messenger o Netflix.

"Non abbiamo mai avuto accesso ai messaggi su Facebook", ha aggiunto il portavoce, "e non abbiamo mai chiesto di avere la capacita' di poterlo fare". Un rappresentante di Microsoft ha detto all'emittente che "nel corso del nostro coinvolgimento con Facebook, abbiamo rispettato tutte le preferenze degli utenti".

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