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Economia
Facebook, la minaccia Antitrust. Ipotesi cessione di Whatsapp e Instagram

Lo spettro di provvedimenti dell’Antitrust contro quattro delle più grandi aziende tecnologiche del mondo si è ora trasformato in una sorta di cinico gioco di società tra gli addetti ai lavori della Silicon Valley: quale delle quattro big tech Usa sospettate dall’antitrust è la più vulnerabile a seri provvedimenti governativi?

PERSEGUIRE LE BIG TECH USA

Secondo una serie di esperti contattati da MarketWatch, tutte e quattro presentano criticità ma forse Facebook e Apple sembrano essere le più a rischio se le autorità governative si dimostreranno seriamente intenzionate a perseguire le big tech Usa. “Stiamo finalmente arrivando al punto di interrogare queste concentrazioni di informazioni senza precedenti e il loro potere che ne deriva”, ha dichiarato Shoshana Zuboff, professoressa alla Harvard Business School e autrice dell’articolo accademico “The Age of Surveillance Capitalism: The Fight for a Human Future at the New Frontier of Power”.

Zuckerberg
 

LA PARTE NEL LEONE NELLA PUBBLICITÀ ONLINE

Makan Delrahim, l’assistente procuratore generale del Dipartimento di Giustizia, dal canto suo, in un discorso pronunciato a Tel Aviv a giugno ha focalizzato l’attenzione su uno-due “’player significativi’ nella ricerca su internet, social network, sistemi operativi mobili e desktop e vendite di libri elettronici. “Due aziende (Google e Facebook) fanno la parte del leone nella spesa pubblicitaria online”, ha osservato Delrahim mentre la società multinazionale leader mondiale nella consulenza strategica Gartner stima che a Google e Facebook farà capo il 75% delle entrate pubblicitarie digitali in tutto il mondo entro il 2020.

MISURE INGIUNTIVE O STRUTTURALI

Più in generale, sottolinea Herbert Hovenkamp, professore all’Università della Pennsylvania, ognuna delle quattro società finite sotto i riflettori dell’antitrust Usa potrebbe venire penalizzata, con misure ingiuntive (nel caso per esempio di Apple) o strutturali (Facebook), ma sembra ‘altamente improbabile’ uno smembramento di qualsiasi tipo. Chi conosce i regolatori degli Stati Uniti non si aspetta cambiamenti radicali, ma misure prescrittive che tendano ad attenuare i profili a rischio delineati dai legislatori e dai difensori della privacy. Le grandi banche d’investimento sembrano al momento sposare questa visione: nessuna delle quattro società sottoposte a controllo regolamentare ha subito un downgrade di giudizio dalle aziende di alto standing finanziario di Wall Street.

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FOCUS SUL BENESSERE DEL CONSUMATORE

Una ragione potrebbe essere che mentre i regolatori europei hanno il mandato di proteggere le piccole imprese, le loro controparti statunitensi si concentrano sul ‘benessere del consumatore’: secondo un report dello scorso 12 giugno a cura Brent Thill, analista di Jefferies, potrebbe infatti risultare difficile pretendere prezzi più bassi (nel caso di Amazon) o invocare prodotti o servizi migliori (Google, Apple e Facebook ) con l’accusa che quelli delle quattro big tech stiano danneggiando i consumatori.

I CASI DI IBM E MICROSOFT

5 trucchi whatsapp
 

Resta comunque sempre il fatto che, per i titoli delle quattro società implicate, c’è il rischio di dover affrontare diversi anni con quotazioni di mercato depresse o, comunque, penalizzate dalle inchieste antitrust come già accaduto all’IBM negli anni ’80 e ’90 e, successivamente, a Microsoft come hanno ricordato gli analisti di Goldman Sachs in una analisi a inizio giugno. In tutti i casi, in attesa di conoscere come evolverà la questione, secondo diversi analisti di Wall Street le più esposte a iniziative dell’antitrust sembrano essere Facebook e Apple.

FACEBOOK

Rebecca Allensworth, professoressa di giurisprudenza all’Università di Vanderbilt, considera Facebook la più vulnerabile dei quattro big tech USA a causa del “suo status dominante in un mercato facilmente definito”. La soluzione potrebbe essere quella di costringerla a dismettere le proprietà dei social media WhatsApp e Instagram, che sono stati acquistati per un totale di 20 miliardi dal 2012. Anche l’analista di UBS Eric J. Sheridan, in un report del 17 giugno, ritiene che Facebook sia la società più esposta agli strali dell’antitrust e pur mantenendo un rating di acquisto sui titoli Facebook ha fissato un obiettivo di prezzo di 177,47 dollari, il 10% al di sotto del suo prezzo corrente.

APPLE

Nel caso di Apple, invece, Delrahim ha ricordato come ci siano casi in cui un’azienda può usare l’esclusività “per impedire l’ingresso o diminuire la capacità dei rivali di raggiungere le economie di scala necessarie, in tal modo precludendo sostanzialmente la libera concorrenza”. A tal proposito, i regolatori europei stanno già esaminando le tariffe che il produttore di iPhone addebita alle aziende nelle vendite tramite App Store dopo che Spotify ha accusato Apple di pratiche anticoncorrenziali per danneggiare i competitor. 

Christopher Eberle , analista di Instinet, ha calcolato che la divisione Apple in rapida crescita che include l’App Store, rischia di subire una multa e provvedimenti sui limiti posti dalla compagnia di Cupertino sui concorrenti per pubblicizzare e promuovere prezzi di abbonamento al punto che i ricavi della divisione, che è cresciuta del 24% a 37,2 di dollari miliardi nel 2018, potrebbero essere seriamente compromessi.

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