Facebook nella bufera. Crolla a Wall Street. Così venivano "rubati" i profili
Lo scandalo Cambridge Analytica
di Andrea Deugeni
@andreadeugeni
Mark Zuckerberg sapeva. Questo riportano le indiscrezioni. Crollano le azioni Facebook a Wall Street, dove a pochi minuti dall'avvio delle contrattazioni il titolo cede il 5% a 176 dollari all'indomani dello scandalo di Cambridge Analytica, la società che con un quiz sul social network avrebbe profilato 50 milioni di utenti e avrebbe avuto un ruolo rilevante nell'elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti d'America. Performance poi bissata quando secondo le accuse Cambridge Analytica è riuscita ad influenzare anche l'elettorato britannico nel referendum sulla Brexit.
Steve Bannon
Secondo le rivelazioni di Christopher Wylie, un ex dipendente, la società informatica collegata alla campagna presidenziale di Donald Trump avrebbe utilizzato dati personali, acquisiti senza autorizzazioni all'inizio del 2014, per costruire un sistema che potesse consentire di delineare il profilo di decine di milioni di utenti statunitensi e inviare inserzioni di carattere politico personalizzate.
Mark Zuckerberg, il capo di Facebook, avrebbe saputo delle attività illegali di Cambridge Analytica sin dal 2015. E ora i politici, sia negli Stati Uniti che in Gran Bretagna, vogliono ascoltare il miliardario (assieme ai vertici della società informatica) in una commissione d’inchiesta ad hoc.
Si tratta di una vicenda inquietante, soprattutto se inserita in un quadro americano già turbato dalle interferenze russe che sono al centro dell'inchiesta del procuratore speciale Robert Mueller. Cambridge Analytica ha iniziato a collaborare con la campagna di Trump nell'estate 2016. Nell'ambito della società, Steve Bannon - ex stratega della Casa Bianca - ha ricoperto il ruolo di vicepresidente e segretario prima di lasciare la campagna di Trump nell'agosto di due anni fa. Wylie, prima a The Observer e poi all'emittente Abc, ha svelato i meccanismi a cui ha avuto accesso fino alla fine del 2014, quando ha lasciato la società. Il progetto, ha raccontato, ha portato a creare "l'arma per la guerra psicologica di Steve Bannon".
"Cambridge Analytica si aggrappa a qualsiasi debolezza o vulnerabilità che pensiamo tu possa aver e cercherà di modificare la tua percezione di quello che ti circonda", ha detto Wylie. "Se volete creare un'arma con l'informazione, i social media sono il campo di battaglia in cui agire. Ecco quello che succede", ha aggiunto. Facebook sabato ha annunciato la sospensione di Cambridge Analytica, che non potrà acquistare inserzioni sul social.
La società, che tra i finanziatori avrebbe anche il magnate filo-repubblicano Robert Mercer, ha negato ogni addebito addossando le responsabilità ad un'altra società - la Global Science Research- che avrebbe fornito i dati acquisiti in maniera illegale. "Quando è diventato chiaro che i dati non erano stato ottenuti da GSR secondo i termini di servizio fissati da Facebook, li abbiamo cancellati", ha fatto sapere Cambridge Analytica. Non è andata proprio così, a sentire Wylie. "Chiedevamo alle persone di partecipare a sondaggi di carattere psicologico. L'app raccoglieva i dati da Facebook, si inflitrava nella rete di amici e ricavava dati anche da quest'ultimi. E' come un'ombra digitale di te stesso: quando sei suoi social, delinei la tua identità".
"Quando metti un like o un follow, riveli piccoli dettagli. E se noi acquisiamo un numero sufficiente di dettagli, possiamo iniziare a definire il tuo profilo". Dall'orbita di Trump, ha riferito la Abc, è arrivata solo la dichiarazione di un anonimo portavoce della campagna: "E' falsa ogni affermazione secondo cui i dati sarebbero arrivati da un'altra fonte" rispetto al Comitato nazionale repubblicano "per sostenere la vittoria". Il caso 'Cambridge Analytica', negli Stati Uniti, contribuisce ad accendere i riflettori su Brad Parscale, il guru digitale a cui Trump ha affidato la guida della campagna per le elezioni del 2020.
Come riferisce Politico, diversi esponenti del partito democratico e almeno tre Commissioni all'interno del Congresso vogliono ascoltare Parscale e porre domande sull'ipotesi di condivisione di dati tra la campagna di Trump e soggetti russi. Secondo i congressman interpellati da Politico, l'inchiesta sulle interferenze russe nel processo elettorale del 2016 non può essere considerata completa senza il contributo di Parscale.
A luglio dello scorso anno, il guru digitale ha risposto alle domande della Commissione intelligence dalla Camera. "Non abbiamo ottenuto nulla", ricorda il deputato democratico Mike Quigley. Parscale ha sempre ribadito la correttezza delle proprie azioni. Prima dell'audizione della scorsa estate, con un twitter si definì "all'oscuro di qualsiasi coinvolgimento russo nelle operazioni digitali" della campagna" e manifestò la disponibilità a "condividere" con la Commissione "tutto quello che so".