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Economia
Fca, grazie a Trump può valere il doppio. Goldman Sachs pompa ancora il titolo

Il titolo Fiat Chrysler Automobiles resta poco sopra i 19,8 euro per azione a Piazza Affari, confermandosi sui livelli di venerdì scorso comunque superiori di oltre il 92% ai livelli di 12 mesi or sono. Ma per gli analisti di Goldman Sachs il bello potrebbe ancora venire: gli esperti, ribadendo il proprio “buy “(acquistare) sul titolo dopo la presentazione dei risultati 2017 e l’aggiornamento degli obiettivi 2018 della scorsa settimana, hanno fissato un target price di 31 euro / 38,4 dollari per azione che equivale a un potenziale rialzista del 57% circa dai livelli attuali.

Per sostenere la propria tesi gli esperti americani citano l’attesa forte generazione di cassa a partire dalla fine del trimestre in corso (gli analisti prevedono un cash flow positivo per 960 milioni di euro a fine semestre, ovvero per circa 1.840 milioni a fine anno) e un 13% circa di rialzo degli utili per azione 2018, grazie al calo del tax rate di gruppo al 25% (dal 35% finora previsto) a seguito della riforma fiscale Usa. Riforma fiscale che per gli esperti dovrebbe generare a regime un beneficio fiscale netto di 800 milioni di dollari l’anno, anche se quest’anno vi saranno maggiori oneri fiscali a causa dell’eliminazione di tassazioni differite su asset americani. Secondo Goldman Sachs, inoltre, anche ai livelli correnti le valutazioni restano “attraenti”, con un rapporto EV/Ebitdap di 1,7 volte e un forte sconto rispetto ai concorrenti americani (il rapporto è infatti pari a 3,8 volte per General Motors e a 2,3 volte per Ford) e questo pur scontando un lieve calo dell’Ebit a causa di un cambio euro/dollaro meno favorevole (ogni centesimo di apprezzamento dell’euro sopra il livello di 1,20 dollari, secondo Sergio Marchionne, genera circa 60 milioni di minori utili operativi).

Ulteriori catalizzatori positivi per l’andamento delle quotazioni del titolo, secondo gli uomini di Goldman Sachs, potranno essere il lancio di nuovi prodotti nel primo trimestre (i nuovi modelli Ram 1500, Jeep Cherokee e Fiat Cronos), una minore spesa per investimenti (il capex dovrebbe ridursi da quest’anno a 8-8,5 miliardi di euro grazie ai minori costi per il lancio di Ram e Wrangler), cosa che potrebbe lasciar spazio a futuri buy-back, l’attesa per la decisione circa lo spin-off di Magneti Marelli entro febbraio, il calo delle perdite sull’Alfa Romeo (che comunque resterà in rosso anche quest’anno) e ulteriori tagli dei costi che più che controbilanceranno l’atteso incremento del costo delle materie prime.

Nel complesso la valutazione di Goldman Sachs resta nettamente superiore a quella di molti altre banche d’affari: venerdì, ad esempio, Deutsche Bank aveva alzato il prezzo obiettivo sul titolo da 14 a 23 euro per azione, Banca Akros aveva confermato il proprio a 25 euro, mentre oggi Barclays lo ha portato da 21 a 23 euro. In parte ciò pare dovuto al fatto che, come ricorda il report di Goldman Sachs, le previsioni degli analisti americani in termini di Ebit (utile operativo) sono “significativamente superiori al consensus Ibes, rispettivamente del 12%, 19% e 36% nel triennio 2018-2020”, come pure quelle sugli utili per azione (del 25%, 32% e 23% rispettivamente).

Questo perché, spiegano gli esperti, nel loro modello sono incorporati “significativi benefici dal riallineamento del Nafta” (stimati in almeno 300 milioni di euro nel 2018). Insomma: riforma fiscale e nuova politica commerciale statunitense dovrebbero far sorridere gli azionisti di Fiat Chrysler Automobiles, per la gioia di Sergio “l’americano” Marchionne, saltato sul carro di Donald Trump con la stessa agilità con cui era riuscito in passato a ottenere il massimo dall’amministrazione Obama. Se basterà tutto ciò a giustificare un ulteriore corsa del titolo in borsa lo vedremo nei prossimi mesi, ma in casa Goldman Sachs paiono molto fiduciosi al riguardo.

Luca Spoldi

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