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Economia
Fca, ma quale scandalo emissioni. Le nubi arrivano dai Paesi emergenti

Quanto peseranno gli ultimi “intoppi” subiti da Fiat Chrysler Automobiles sul raggiungimento dei target del gruppo italo americano? Secondo gli esperti di Banca Imi, che hanno in questi giorni confermato il proprio “add” con un prezzo obiettivo di 12,3 euro per azione, il prezzo, sceso in settimana di un 3,6%, ha reagito in modo persino “eccessivo” alle notizie relative all’apertura di una procedura d’infrazione Ue contro l’Italia per non aver sufficientemente approfondito l’inchiesta sull’utilizzo di un software che si ritiene in grado di falsare i test anti inquinamento dei veicoli diesel.

marchionne trump
 

Da notare che secondo alcune voci circolate in settimana vi sarebbe anche la possibilità che negli Usa oltre all’Epa (l’Ente protezione ambientala) anche il Dipartimento di Giustizia apra una procedura contro il gruppo italo-americano se fallissero i negoziati in corso per allineare Fca alle regole Usa sui veicoli diesel, ma che proprio venerdì si è saputo che il gruppo ha depositato formalmente la richiesta di certificazione delle emissioni diesel per i modelli 2017 di Jeep Grand Cherokee e Ram 1500 presso l’Epa e la California Air Resources Board (Carb). Un atto che è il risultato di mesi di trattative tra Fca Us con Epa e Carb e che porterà a test approfonditi dei veicoli in grado di chiarire i dubbi sulla tecnologia di controllo delle emissioni utilizzata.

Fca, con l’approvazione di Epa e Carb, intende installare il nuovo software di controllo delle emissioni aggiornato anche sui modelli 2014-2016 di Jeep Grand Cherokee e Ram 1500 e questo potrebbe evitare che la vicenda si concluda, come da alcuni paventato, con una multa da 4,5-4,7 miliardi (in ogni caso una frazione dei 19,3 miliardi complessivi che il gruppo Volkswagen ha dovuto pagare tra quelli versati all’Epa, 15 miliardi nel giugno 2016, e al Dipartimento di Giustizia, 4,3 miliardi lo scorso gennaio). Più preoccupanti potrebbero essere le conseguenze dello scandalo che sta travolgendo il governo brasiliano e che rischia di pesare sulla ripresa del mercato latino americano già crollato del 24% nel 2015 e di un ulteriore 25% lo scorso anno, un anno nero per Fca che ha visto crollare le vendite di quasi il 40% venendo scavalcato da General Motors come leader di mercato.

150422 Fiat Melfi 08
 

Il trend è poi proseguito nei primi quattro mesi dell’anno, col gruppo italo-americano che è riuscito a vendere solo 47.351 vetture (-23,8% rispetto allo stesso periodo del 2016) vedendo la quota di mercato calare al 9,05%, anche se si è notato una ripresa del marchio Jeep (+47,2% con una quota di mercato salita al 4,98%) e dei veicoli commerciali leggeri (+4,2% nonostante la quota di mercato sia scesa al 37,98%). Sergio Marchionne per ora sembra non preoccuparsi, avendo confermato a fine aprile, dopo la prima trimestrale, i target di ricavi netti tra 115 e 120 miliardi di euro, di Ebit “adjusted” oltre 7 miliardi di euro, di utile netto “adjusted” oltre 3 miliardi di euro e di indebitamento netto industriale inferiore a 2,5 miliardi di euro.

Da notare che Marchionne ha anche confermato gli obiettivi per il prossimo anno, anche più ambiziosi, ossia 7 milioni di vetture vendute per poter registrare ricavi netti di 136 miliardi, Ebit “adjusted” tra 8,7 e 9,8 miliardi, utile netto “adjusted” tra 4,7 e 5,5 miliardi e un indebitamento netto industriale (quindi soldi in cassa) per 4-5 miliardi. Per riuscirci il manager in pullover blu continua a puntare su Jeep: il marchio oltre che in Brasile è in decisa crescita in Cina, un mercato in cui finora il gruppo italo-americano era rimasto indietro rispetto ai concorrenti e nel quale tuttora non supera l’1% di quota di mercato.

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