A- A+
Economia
Fca, Marchionne lascia. Verso un lunedì nero a Piazza Affari

E’ il 14 Luglio del 1935 quando Edoardo Agnelli, con il Savoia Marchetti S80 pilotato dall’asso dell’aviazione Arturo Ferrarin, decolla dalla pista d’acqua di Forte dei Marmi in direzione Genova. Sembra uno dei tanti viaggi di routine, ma all’ammarraggio ecco  l’imprevisto, la tragedia, l’idrovolante urta un tronco sommerso, si rovescia, un movimento che fa sbalzare Edoardo Agnelli fuori dalla carlinga. Un incidente atroce, che gli costerà la decapitazione da parte di una delle eliche.

Sono le tragedie delle Case Reali, fatti veri o presunti, artefatti, che contribuiscono a creare la leggenda. Non solo i Kennedy sono stati massacrati dalla cattiva sorte, anche gli Agnelli hanno avuto la loro parte.

Edoardo Agnelli, figlio di Giovanni Agnelli (il fondatore della Fiat) non è un uomo qualunque, ma è colui che può essere considerato il fondatore ed il realizzatore della Juventus come “fenomeno sociale”. Edoardo Agnelli muore giovane, a soli 43 anni, l’età della consacrazione, è un uomo di grande cultura, laurea in giurisprudenza, gira il mondo, partecipa alla prima guerra mondiale, però per lui in azienda c’è poco spazio, quindi si dedica anima e cuore alla squadra. La Juventus diventa la sua vita, la sviluppa (e sua la costruzione del primo stadio in cemento armato) e le fa ottenere grandi trionfi, è sotto la sua presidenza che si vincono i 5 scudetti consecutivi, ma proprio nel momento della grande consacrazione, ecco la tragedia. E non è l’unica in casa, ma la prima di una lunga sequenza. E’ un altro Edoardo a morire in circostanze ancora sospette, prima il padre dell’Avvocato, e ora il figlio, le cronache ufficiali diranno suicidio, a soli 46 anni, un volo da un viadotto autostradale. Prima di lui, fu Giovannino, figlio del fratello dell’Avvocato, Umberto Agnelli, designato proprio dallo zio a essere l’erede capo della Fiat, muore a soli 33 anni per una rara forma tumorale all’intestino. L’Avvocato Gianni Agnelli, in sequenza, se ne va qualche anno dopo, nel 2003 e per la Fiat, in stato di crisi, di identità e di bilancio, è un altro colpo micidiale. Prende le redini il fratello Umberto, mente brillante, ma uomo ombra, fino a quel momento si era dedicato ad altre attività, il futuro dell’auto sembra segnato, o chiusura o vendita. Ed invece è proprio quello il momento della svolta. Morchio è il manager che tenta l’assalto al castello, ma Umberto, sorprendendo tutti, estrae dal cilindro il colpo magico. L’ultima mossa prima della morte, perché anche lui, come molti altri della sua stirpe, è segnato dalla maledizione che colpisce gli Agnelli, però prima c’è il colpo di teatro: la nomina alla guida del gruppo di Sergio Marchionne, un nome che al pubblico è sconosciuto, ma per chi mastica numeri è finanza è un simbolo di concretezza, abilità, carisma e soprattutto pugno duro.

Qualità che Sergio Marchionne esibisce subito ai primi appuntamenti che si riveleranno cruciali. Dopo aver respinto il colpo di mano di Morchio, va al contrattacco respingendo gli americani di General Motors ormai pronti (anche se non del tutto convinti) a fare propria tutta la Fiat. Marchionne rilegge bene il contratto stipulato ai tempi dal manager Paolo Fresco e scopre che è tutto ribaltabile. Infatti, non solo riconquista lo stemma della casa reale, ma proprio grazie alla rilettura attenta del contratto, riesce anche a farsi rimborsare dagli americani un pacco di soldi, denaro che userà immediatamente per rimpinguare le casse della Fiat. E questo è solo l’inizio, che già fa capire di che pasta è fatto l’uomo. Il primo giugno del 2004, giorno di insediamento di Marchionne come amministratore delegato, il destino è già tracciato, la borsa subito festeggia rilanciando il titolo Fiat con un +5%. Il mercato lo ama, gli da subito fiducia. Un sentimento che sarà ripagato, perché se per operai, politici e sindacati, Marchionne non è proprio il miglior amico, per azionisti, investitori e dirigenza, lui è l’uomo delle stelle. Arriva in Fiat quando l’azienda sembra l’Europa dopo il ’45, alla fine della seconda guerra mondiale, tutta macerie e profonde perdite. Da azienda a vocazione nazionale, prevalentemente sabauda, la fa diventare internazionale, e soprattutto rilancia e valorizza tutto quello che trova. Scende nelle preziose cantine degli Agnelli, raccoglie i marchi, anche i più antichi, ma pur sempre prestigiosi, li ristruttura, li lustra, li fa brillare come l’oro e poi li mette sul mercato. Il risultato è che il valore di ogni singolo marchio, paradossalmente si avvicina di molto a quello della casa madre. Il successo più grande gli riesce con Ferrari, la scorpora da FCA e la quota in borsa, il risultato: il titolo in soli due anni è quadruplicato di valore, oggi capitalizza 23 miliardi di euro, FCA vale 25. Un’operazione banale, alla portata di tutti, con la differenza che lui l’ha pensata e poi la messa in pratica. E poi scorpora, scinde, toglie le macchine agricole dall’auto, le quota singolarmente e valorizza anche quelle, esce da RCS e ora è prossima anche la quotazione di Magneti Marelli. Non remunera gli azionisti con nessun dividendo per anni, però li ripaga molto lautamente, li omaggia con azioni e soprattutto li arricchisce facendo crescere il valore di tutte le loro proprietà. FCA dai 2€ del 2009 ha toccato i 20€ dell’1 giugno nel celebre discorso della cravatta. Ma l’operazione internazionale più grande è quella della fusione americana con Chrysler, non solo per il prestigio, ma perché quest’operazione regala in dote il marchio Jeep, guidata da Mike Manley, che ancora oggi è il vero generatore di utili nel settore auto.

La maledizione sembra tramontata, sepolta da questa valanga di buone notizie, ma oggi le cronache hanno riportato l’immagine di quella falce che colpisce tutto quello che ruota intorno a casa Agnelli. Anche Marchionne sembra malato, gravemente o meno non lo sappiamo, ma l’indisposizione è tale che viene costretto a lasciare le redini di tutto il gruppo, compreso quello che da lui veniva considerata la sua creatura, la Ferrari.

Ed ora, dopo questa lunga serie di brillanti risultati, cosa accadrà al gruppo in borsa?

Per la riapertura di lunedì c’è grande fermento, o meglio, c’è grande apprensione, perché nonostante il gruppo stia veleggiando verso una consacrazione internazionale, si teme che senza il grande timoniere, tutto possa drammaticamente naufragare.

Il mercato, come abbiamo scritto, ama Marchionne, e senza Marchionne cosa farà, si straccerà le vesti?

I sentimenti in borsa non esistono, fortunatamente si dirà, i “funerali” e gli addii si celebrano in pochi minuti di contrattazione, l’unica variabile che fa veramente paura ai mercati è l’incertezza.

Ed è qui che si manifesta il dubbio più grande, chi arriverà dopo Marchionne? Sarà un successore all’altezza del predecessore?

La notizia dell’addio è stato un fulmine a ciel sereno, uno shock che sicuramente in queste ore sta destabilizzando i progetti e gli obiettivi di molti investitori, quello che per ora si sta trascurando, ma che sicuramente verrà riproposto una volta che tornerà in tutti la lucidità e la calma, sono le notizie che da mesi circolano sul titolo e cioè: vendita o possibile fusione. Il titolo è in calo da alcune settimane, dai 20€ raggiunti nel giorno del discorso “della cravatta”, ai 16,50€ della chiusura di venerdì, un calo che molto probabilmente avrà una coda successiva nelle prossime ore, ma l’attenzione speculativa non è esaurita, anzi, prossimamente potrebbe rilevarsi in aumento, facendo diventare il titolo FCA e tutta la galassia il tema caldo di quest’estate.

C’è un’altra maledizione, oltre a quella delle morti inaspettate e sospette, che circonda casa Agnelli, ed è quella delle mancate alleanze. L’Avvocato ci provò in tutti i modi sotto il suo regno: Simca, Citroen, Ford e infine General Motors, tutti tentativi vani. Oggi, quel progetto, proprio in concomitanza di una tragedia, potrebbe trovare una sua realizzazione. Ci hanno provato i cinesi l’anno scorso, fu una bufala, oggi Hyundai e Peugeot, sembrano invece ben decise ad azzannare la preda.

Il matrimonio tra la Fiat e Torino è durato cento anni, cento anni mi sembrano molti per un matrimonio”, le frasi profetiche dell’avvocato, a 30 anni di distanza, sembrano concretizzarsi. Dopo molti funerali, ci sarà un divorzio? Un divorzio che potrebbe fare tutti ricchi.

@paninoelistino

Tags:
fca marchionne





in evidenza
De Angelis: "Io attrice figlia d'arte I miei compagni? Degli stronzi"

La figlia di Margherita Buy

De Angelis: "Io attrice figlia d'arte
I miei compagni? Degli stronzi"


motori
JCDecaux si unisce a Software République per una mobilità urbana innovativa

JCDecaux si unisce a Software République per una mobilità urbana innovativa

Testata giornalistica registrata - Direttore responsabile Angelo Maria Perrino - Reg. Trib. di Milano n° 210 dell'11 aprile 1996 - P.I. 11321290154

© 1996 - 2021 Uomini & Affari S.r.l. Tutti i diritti sono riservati

Per la tua pubblicità sul sito: Clicca qui

Contatti

Cookie Policy Privacy Policy

Cambia il consenso

Affaritaliani, prima di pubblicare foto, video o testi da internet, compie tutte le opportune verifiche al fine di accertarne il libero regime di circolazione e non violare i diritti di autore o altri diritti esclusivi di terzi. Per segnalare alla redazione eventuali errori nell'uso del materiale riservato, scriveteci a segnalafoto@affaritaliani.it: provvederemo prontamente alla rimozione del materiale lesivo di diritti di terzi.