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Economia
Fca, ormai un annus horribilis . Ecco perchè il gruppo non corre più

In attesa di capire se le trattative per arrivare a un matrimonio con Renault (o con qualche altro produttore) riprenderanno e su quali basi di forza, Fiat Chrysler Automobiles sembra voler provare a recuperare il terreno perduto nel campo dell’auto elettrica. Ma questo tema, per quanto basilare per il futuro, è destinato a non generare alcun impatto positivo significativo nel breve periodo ed Fca si scopre debole, con vendite ai minimi storici in Italia ed Europa, complice tra l’altro le incertezze legate alle tensioni commerciali tra Stati Uniti, Cina ed Europa e l’eredità del dieselgate.

Organigramma Fca/ Fiat Chrysler Automobiles annuncia che Paul Alcala, Chief Operating Officer di APAC (Cina esclusa), ha scelto di ritirarsi dopo 32 anni dedicati al servizio del Gruppo. Massimiliano Trantini continuerà a ricoprire il ruolo di COO APAC ad interim oltre a quello di Presidente della joint venture tra FCA e Guangzhou Automobile Group. Tali cambiamenti avranno effetto dal 30 settembre 2019.

Il che significa una sola cosa: che “la festa” rischia di essere nuovamente finita e per il settore automotive italiano, come segnala la Fiom, la crisi potrebbe essere dietro l’angolo dopo che nell’ultima dozzina d’anni la produzione è già calata dell’80%. Il solo marchio Fiat, per dire, produceva nel 2006 218 mila vetture nel solo stabilimento di Mirafiori (da cui uscivano 6 diversi modelli di vetture), mentre nel 2018 il numero era già crollato a poco più di 43 mila vetture. Quest’anno le cose sembrano andare ancora peggio, con sole 11.316 vetture uscite da Mirafiori nei primi otto mesi del 2019.

A livello nazionale, si è invece passati dai 10 milioni di vetture prodotte nel decennio 1999-2008 ai 5,6 milioni del successivo decennio 2009-2018. La Fiat 500 elettrica di cui Fca dichiara di poter produrre fino a 80 mila vetture l’anno, secondo stime della stessa azienda dovrebbe vedere almeno inizialmente non più di 20 mila vendite all’anno e quindi sarà tutto meno che risolutiva. Ma il problema non è solo il ritardo accumulato sull’auto elettrica. Alla morte di Sergio Marchionne, il 25 luglio dello scorso anno, Fca era un gruppo in grado di immatricolare in Italia 42.100 vetture (+3,41% rispetto al luglio 2017), con una quota di mercato del 27,63%.

john Elkann Lavinia Borromeo
 

Quest’anno le vendite nel nostro paese si sono fermate a poco più di 34 mila vetture, con un calo del 19,4% (rispetto ad un mercato stabile sui livelli di 12 mesi prima) e la quota di mercato era scesa al 22,4%.

Le cose non vanno meglio in Europa: il gruppo Fca aveva immatricolato 92.816 auto a luglio (e 73.259 in agosto) lo scorso anno, con una quota di mercato del 6,8% a fine agosto, mentre quest’anno si è fermato a 76.362 vettura a luglio e 54.101 in agosto, con una quota di mercato scesa ulteriormente al 6,2% e un crollo del 12,1% nei primi otto mesi dell’anno a fronte di un mercato che ha accusato un calo decisamente più contenuto (-3,2%).

Manley elkann ape
 

Sull’andamento dei volumi e della quota di mercato pesa da un lato la decisione di Fca di concentrarsi sulle vendite ai privati piuttosto che alle flotte di autonoleggio, dall’altro sul gruppo guidato da Mike Manley continua a impattare un ciclo di rinnovo della gamma più lungo rispetto ai principali concorrenti e la “demonizzazione” del diesel, che non viene più comprato nel timore che possa essere bollato come troppo inquinante.

Tutt’altra musica arriva dagli Usa, dove nei primi sei mesi dell’anno (ultimi dati disponibili) il gruppo ha immatricolato 1.096.110 vetture grazie alla tenuta di Jeep (oltre 456 mila immatricolazioni, ma con un calo dell’8% sul primo semestre 2016) e al ritrovato appeal di Ram (oltre 333 mila vetture vendute, +28%), mentre restano marginali le vendite sia del marchio Fiat (solo 5.103 Fiat 500 consegnate da inizio anno) e Alfa Romeo (comunque salito a 9.037 immatricolazioni grazie al successo della Giulia, di cui sono state venduti 4.346 esemplari).

(Segue...)

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