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Economia
Fca scala le classifiche di Borsa. Staccate Hyundai e Psa. Non Volvo e Nissan

Ennesimo record storico per il titolo Fiat Chrysler Automobiles che a Piazza Affari chiude a 19,54 euro per azione (+2%) dopo un picco intraday di 16,65 euro, con oltre 17,6 milioni di pezzi scambiati sfruttando ancora una volta l’effetto-Marchionne. Il Ceo, il cui successore dovrebbe essere individuato già entro l’estate, ha sfruttato l’occasione dell’apertura del Salone dell’Auto di Detroit per segnalare che si cercherà di anticipare l’azzeramento dell’indebitamento netto industriale (finora previsto a fine 2018), che uno spin- off di Jeep-Ram è effettivamente possibile e che agli azionisti non sarà chiesto di metter mano alla tasca con alcun aumento di capitale.

Marchionne: vogliamo farcela da soli 
Tanta roba, che più che compensa la delusione sul tema delle alleanze, un punto su cui Marchionne si è limitato a spiegare che “abbiamo deciso di farcela da soli”, confermando quanto già anticipato anche da altri top manager del gruppo, nonostante le varie ipotesi circolate (da Hunday a Peugeot piuttosto che General Motors) negli ultimi mesi. Ma davvero è possibile che il produttore italo-americano possa rimanere ancora per molti anni un gruppo a se stante? A giudicare dalle valutazioni dei mercati la risposta non è scontata.

Il titolo scala posizioni in classifica
Con un incremento delle quotazioni del 250% nell’ultimo biennio (+115% circa negli ultimi 12 mesi), il titolo Fiat Chrysler Automobiles ha scalato la classifica del settore automobilistico mondiale: la capitalizzazione di Fca è ormai prossima ai 29,5 miliardi di euro, dopo lo scorporo di Ferrari (+73% abbondante nell’ultimo anno) che da sola vale altri 18,2 miliardi circa.

I due titoli guidano con ampio distacco la classifica italiana (Pirelli & C. segue con poco meno di 7,9 miliardi di capitalizzazione, Brembo è più staccata con meno di 4,5 miliardi), ma restano relativamente dei “pesi piuma” a livello mondiale.

Staccati coreani e francesi, ma non Volvo o Nissan
Marchionne guida un gruppo che ha ormai staccato Peugeot (+7% nell’ultimo anno), che in borsa vale “solo” 16,25 miliardi, Hyundai (+4,7%, 26,2 miliardi scarsi) e Renault (+10% circa, 26,2 miliardi), ma resta dietro a un nome “blasonato” come Volvo (+51,6%, 34,6 miliardi di euro di capitalizzazione), risollevatosi dalla crisi solo grazie a capitali cinesi e alla “svolta” a favore dell’auto green spinta da motori elettrici, una carta in cui Marchionne non ha creduto o non ha potuto giocarsi fino in fondo. O come Nissan Motor (+3,6% negli ultimi 12 mesi, 35,7 miliardi di capitalizzazione), che come il marchio svedese e perfino Ford (+10,6%, 42,8 miliardi) non rientra nella top ten mondiale dei produttori di auto e componenti.

Toyota e Volkswagen restano lontane
Una top ten che continua a vedere ai suoi vertici Toyota Motors (+14,9%, quasi 184 miliardi di capitalizzazione, ossia più di sei volte quella di Fca) seguita, a distanza, da Volkswagen (+28,1%, 90,4 miliardi), che neppure il “dieselgate” è riuscito a scalfire più di tanto. Alle spalle della coppia di testa, il settore auto parla prevalentemente tedesco: Basf, Daimler e Bmv con capitalizzazioni tra 86 e 58 miliardi di euro precedono Honda (53 miliardi) e l’ex socio di Fiat, vanamente “corteggiato” in questi anni da Marchionne, General Motors (51 miliardi).

(Segue...)

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