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Economia
Ferrari, il titolo sbanda in Borsa, ma poi...Ecco perché il Cavallino conviene

Come rampa il Cavallino, avete visto?
Ieri all'annuncio dei risultati (strabilianti! Azzeramento del Debito) il titolo è sceso bruscamente. Non ho difficoltà a interpretare i pensieri di Tamburi una volta visto l'andamento di borsa: "i soliti stupidi analisti".
Lui si può permettere il Lusso di pensare ed esternare certi giudizi, io no (anche se ho lo stesso pensiero naturale), da parte in causa provo a vederla da un'altra prospettiva: a mio avviso è stato stupido chi sulla discesa invece di comprare, ha venduto.
D'altronde è un comportamento che si ripete ormai da 2 anni, dal giorno della quotazione avvenuta il 4 Gennaio, primo sessione di borsa dell'anno 2016, un esordio sprint, per il titolo, mentre la borsa colava a picco sulle paure delle ombre cinesi e appesantite dalla caduta del petrolio.
Ferrari che corre controvento, la potenza c'è, ma non fu sufficiente a contenere la pioggia di vendite, anche con le gomme giuste la Ferrari sbandò finendo fuori strada. Dopo un'iniziale euforia ecco la retromarcia che spinge il titolo, prima sotto il prezzo di collocamento (40€) e successivamente un'accelerazione, questa volta verso il basso, superiore al 20%, tanto da spingere Ferrari sotto i 30€.
In quel momento sull'onda delle polemiche dei miopi, della scarsa lungimiranza che travolse chi aveva iper valutato il titolo tacciandolo per bolla, polemica che colpì anche Mr. Tamburi che proprio dalla quotazione della Ferrari in borsa trasse ispirazione per la copertina del suo ultimo libro "Prezzi & Valori", successe qualcosa che cambiò la direzione di rotta.
È nella confusione che i Grandi sanno cogliere le occasioni e tracciare i percorsi del futuro. Si dice che nella turbolenza del Febbraio 2016 (mesi prima di Brexit) un gruppo di investitori americani capitanati da Soros, fece un giro di prova a Maranello, un viaggio che fu un colpo di fulmine, un innamoramento immediato per il cavallino rampante tanto da far partire un ordine d'acquisto sui titoli, un saccheggio di azioni e non escludo anche diversi ordini di auto fiammanti.
Da quella data, più o meno Febbraio 2016, partì la rincorsa da quota 30€, prima traguardo il sorpasso dei 40€, poi oltre 50€, accelerata sopra 70€, e poi quota 100€ tonda, che come tutte le cifre di una certa importanza vengono psicologicamente sentite, e poi dopo una fase di rispettabile consolidamento, all'improvviso sfondate con brutalità.
Da sempre seguo il titolo, fin dal giorno della quotazione, e proprio a 30€, pur non potendomi paragonare a Soros e men che meno a Mr. Tamburi ho suggerito il titolo come una grande occasione di guadagno, perché a mio avviso appartenente a quella nuova  categoria dell'aristocrazia azionaria, che a seconda delle sponde dell'Oceano assumono nome ed etichetta diversa, ma un unico minimo comune denominatore: possono permettersi un alto livello di valutazione sui margini nonostante questi si discostino sempre di più dalla realtà.
Detto in parole semplici mentre il P/e (rapporto prezzo e utili) dei comuni mortali già a 14 entra in soglia critica (cioè 14 esercizi di utile per ripagare il prezzo del titolo) questa categoria di titoli può raggiungere anche un P/E 30 e fregarsene.
In USA questa categoria è quella degli Unicorni, al di qua dell'Atlantico li possiamo chiamare Unicum oppure Lusso, nel senso di accessibile a pochi.
Tutti i titoli appartenenti a questa categoria, negli USA sono in volo già da un pezzo, in Europa e Italia stanno decollando e si chiamano Hermes, Moncler, Ferragamo, Ferrari etc... possono permettersi dei metri di giudizio straordinario è mai conosciuti prima, come multipli su Ebitda anche vicino e oltre 20. Quando il mercato e gli analisti si renderanno conto che è questa la bussola di mercato, ci sarà l'ultimo vortice di acquisti che incendierà il listino, anche Piazza Affari innescando il conto alla rovescia per lo scoppio della prossima bolla.
Perché è questo il pericolo.
Sulla soglia dei 30€ ho suggerito Ferrari come una grande occasione, accompagnandolo nella sua salita, insistendo che ogni ribasso era occasione di accumulo.
Dopo la sbandata di giovedì sul "vendi alla notizia" all'uscita della trimestrale (da 0% a -4% fino a chiudere poco sotto la parità), venerdì il titolo è partito lancia in resta arrivando a guadagnare anche l'8% con una quotazione vicina 120€ e non si esclude il superamento di 130€ il limite di velocità sulle autostrade italiane, ma non a Piazza Affari.
Qui mi fermo. A mio avviso stiamo entrando nel territorio di bolla, un terreno che si può protrarre nel tempo anche a lungo, ma più il tempo passa, più le quotazioni salgono e più il rischio aumenta.
Banche, tassi d'interesse, debito, le insinuazioni sul detonatore della prossima crisi si sprecano ogni giorno, spesso a vanvera, a mio avviso è dal l'eccesso di valutazione (la più semplice e banale) sarà lo spillo che farà scoppiare tutto, un eccesso di valutazione pompato su un determinato gruppo di società esclusive che solo l'enorme è infinita ricchezza di molti si può permettere e che continuerà a spingere i valori fino alla saturazione.
Perché è l'estrema divaricazione di reddito e di ricchezza tra ricchi e poveri il vero male del nostro tempo, una distanza che l'ascensore sociale (l'antico mezzo d'un tempo) ormai fuori uso, non è capace più di ravvicinare.
Una Ferrari per il popolo è un'utopia, molto più probabile è la fine dell' "incantesimo" e cioè che  per i potenti la Ferrari possa perdere un giorno, per noia o assuefazione, il suo fascino ed esclusività. Booom!

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