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Economia
Fincantieri, dalla crisi all'Airbus dei mari: miracolo italiano

Stx France è infatti un operatore globale nel comparto navale e nel 2016 ha generato ricavi per quasi 1,4 miliardi. Fincantieri da parte sua, come ribadito dall’amministratore delegato Giuseppe Bono, numero uno del gruppo ormai dal 2002 dopo precedenti esperienze in Fiat, Efim e Finmeccanica, in un’audizione alla commissioni attività produttive della Camera, intende far crescere del 50% il proprio fatturato entro il 2020. All’assemblea che oggi ha approvato il bilancio 2016, contraddistinto dal ritorno all’utile si a livello di Ebitda (positivo per 267 milioni di euro dai 26 milioni di perdita nel 2015, con un Mol salito al 6% dal -0,6% dell’anno precedente) sia di risultato netto della capogruppo (14 milioni di euro contro la perdita di 289 milioni di euro del 2015) e di gruppo (25 milioni), da ricavi in crescita del 5,9% a 4,429 miliardi e da una posizione finanziaria netta di 615 milioni (superiore ai target 2016), lo stesso Bono ha potuto dire, con soddisfazione, che “i periodi brutti sono passati”. Per riuscirvi è stato importante “lavorare comunque anche nei periodi brutti, senza lasciarsi prendere dal terrore, creando così i presupposti per la rinascita”.

Prua Fincantieri
 

Una rinascita che proseguirà col progetto Cina, visto che la joint venture siglata a luglio dello scorso anno con China State Shipbuilding Corporation (Cssc) per costruire navi per il mercato asiatico è stata approvata dal governo di Pechino. Gli accordi ha ricordato Bono, prevedono che “noi non possiamo costruire con altri partner rispetto a quelli scelti e loro non possono venire in Occidente con altro cantiere a costruire”.

Per la gioia degli investitori la rinascita di Fincantieri è stata celebrata da una galoppata del titolo a Piazza Affari (dove le quotazioni sono salite del 130% negli ultimi 12 mesi), ma ha avuto anche un impatto positivo sull’occupazione in Italia. Grazie ad un portafoglio ordini di 24 miliardi di euro ovvero almeno 99 navi, per i cantieri italiani del gruppo, in cui ha ricordato Bono lavorano ormai 7.900 dipendenti diretti, a fronte di un indotto che il manager ha stimato in oltre 73 mila persone, ci sarà lavoro fino al 2026.

Bono naviga dunque col vento in poppa e può confermare l’intenzione di distribuire un dividendo remunerando (il prossimo anno) i soci per la prima volta dalla quotazione del giugno 2014. Una quotazione che aveva visto il titolo collocato, non senza difficoltà, a 78 centesimi di euro per azione, sul minimo della forchetta indicativa, dopo che il quantitativo di titoli era stato tagliato dai 703,98 milioni previsti inizialmente a soli 450 milioni, interamente rivenienti da un aumento di capitale, mentre la controllante Fintecna (gruppo CdP), tuttora al 71,6% del capitale, aveva dovuto rinunciare a cedere una ulteriore fetta dei propri titoli.

Luca Spoldi

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