Fincantieri-Leonardo, no alle nozze. Conte spegne i rumors e la Borsa
Giuseppe Conte smorza l'appeal sui titoli Leonardo e Fincantieri in Borsa. Dopo che ieri erano tornate a circolare le ipotesi della creazione di un maxipolo della difesa e della cantieristica, ipotesi già circolate la scorsa estate e la cui regia sarebbe in capo a Palazzo Chigi, il premier in prima persona ha smentito l'esistenza di un progetto di fusione tra i due colossi e gli investitori, che fin dalla campanella di Piazza Affari avevano iniziato a fare incetta di titoli Fincantieri e a vendere Leonardo, hanno aggiustato il tiro.
Nel dettaglio Leonardo, arrivata a cedere oltre il 2% sull'ipotesi di M&A, dopo la smentita di Palazzo Chigi ha arginato il ribasso allo 0,87%. Anche Fincantieri ha più dimezzato i guadagni passando da un rialzo del 2,2% al +1%. A due ore dalla chiusura le azioni del gruppo con sede a Trieste sono tornate a guadagnare un tonico +2,50%. "Non c'è nulla di tutto questo. Il Governo non interviene nella vita di società quotate", ha dichiatato Conte a metà giornata in visita a Milano dov'è stato a Palazzo Mezzanotte, ha incontrato Carlo Sangalli (Confcommercio), il sindaco Giuseppe Sala e l'amministratore delegato di Intesa-Sanpaolo Carlo Messina. "E' una notizia destituita di fondamento", ha incalzato il primo ministro aggiungendo anche che queste cose "alterano le dinamiche di mercato". Già la scorsa estate gli analisti avevano commentato con scetticismo l'operazione.
Il merger sotto la regia del socio pubblico di maggioranza prenderebbe corpo attraverso un trasferimento della partecipazione nell'ex Finmeccanica detenuta dal Tesoro a Fintecna, la controllata della Cassa Depositi e Prestiti che ha in pancia oltre il 70% di Fincantieri: il riassetto (da capire se sarebbe necessario il lancio di un'Opa obbligatoria) sarebbe propedeutico all'aggregazione con il gruppo della cantieristica. Secondo i rumors alla guida operativa del nuovo polo andrebbe Giuseppe Bono, numero uno di Fincantieri.
"Per quanto ci si siano sinergie nel settore della difesa, riteniamo che la crescita di Fincantieri sia fondamentalmente guidata dal settore delle costruzioni navali e delle navi da crociera, mentre Leonardo è maggiormente esposta sugli elicotteri - spiega Mediobanca Securities - Inoltre non ci è chiaro se ci sia una volonta' politica sufficiente a portare avanti una transazione cosi' complessa".
"Riteniamo che il razionale industriale dell'operazione sia debole per le limitate sinergie dal punto di vista industriale e commerciale - scrive un'altra primaria sim - Fincantieri, in quanto costruttore navale, avrebbe meno flessibilità nel collaborare con altri fornitori di sistemi di armamento. Ma le motivazioni della politica potrebbero contare di più".
Il miglior coordinamento degli asset della difesa e la prospettiva di una riduzione del debito pubblico (con il conferimento di Finmeccanica a Fintecna che è fuori dal perimetro statale) sono i due argomenti che, secondo lo stesso broker, potrebbero far pendere l'ago della bilancia nella direzione di una aggregazione.
"Riteniamo che la creazione di un unico polo nazionale della difesa (con ramificazioni nel civile) con dimensioni tali da colmare in parte il gap rispetto ai principali concorrenti - è invece la visione di Equita Sim - possa considerarsi un progetto razionale. Resterebbero però da chiarire le modalità e i tempi di applicazione, senza dimenticare il supporto politico. Varie fonti parlano di passaggio della quota di controllo di Leonardo dal ministero del Tesoro a Fintecna, implicando l'Opa obbligatoria, uno scenario che riteniamo evitabile. Con una semplice fusione ai prezzi attuali la quota di controllo dello Stato andrebbe al 41%".
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