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Economia
Fincantieri, numeri di Bono piacciono al mercato.Lo stipendione sgradito ai 5S

Basteranno i buoni risultati ottenuti sinora e le prospettive per numeri ancora migliori nel corso di quest’anno a mantenere il 75enne Giuseppe Bono sul ponte di comando di Fincantieri? Per ora oltre al mercato, che oggi premia il titolo con un +16% abbondante, i soli “sponsor” del boiardo di stato più longevo d’Italia usciti allo scoperto sono il sindaco di Genova e commissario straordinario per la ricostruzione del ponte Morandi (affidato ad una cordata pubblico-privata formata da Italferr, Salini Impregilo e dalla stessa Fincantieri), Marco Bucci, il segretario generale della Cgil Maurizio Landini e quello della Uil, Carmelo Barbagallo.

Fincantieri: Di Maio, su governance "nessuna decisione e' stata assunta"/ "Fincantieri rappresenta una realta' di assoluto rilievo per il panorama industriale nazionale ed il Governo e' pienamente consapevole del suo ruolo strategico. In vista della futura scadenza della governance aziendale, nessuna decisione e' stata assunta. Ricostruzioni e dietrologie giornalistiche sono prive di qualsiasi fondamento." Cosi' il vice presidente del Consiglio Luigi Di Maio su "eventuali cambi della governance di Fincantieri". 

Partiamo dai conti: Fincantieri ha chiuso il 2018 con una crescita del 9% del fatturato a 5,5 miliardi grazie in particolare divisione Shipbuilding (+9,6%) sia nel settore crocieristico (+6,4%) che nel militare (+18,3%), e con un utile netto di competenza dei soci in aumento del 26% a 72 milioni. Buone notizie anche dal portafoglio ordini, cresciuto lo scorso anno di 8,6 miliardi con un “book-to-bill” pari a 1,6 volte e un carico di lavoro complessivo che tocca così il livello record di 33,8 miliardi, di cui 8,3 miliardi come “soft-backlog” e 25,5 miliardi di backlog, in grado di garantire ricavi per 4,7 anni.

Bono e il top management del gruppo hanno inoltre confermato gli obiettivi al 2020 e al 2022 previsti dal piano industriale: nel 2020 sono previsti ricavi in crescita del 18%-20% rispetto al 2018, con un Ebitda margin di circa l’8% e un Net margin del 2%-3%. In questo trend si dovrebbero inserire i risultati di quest’anno previsti in linea con quelli del 2018 e coerenti con le assunzioni del piano, con un Ebitda margin visto in linea a quello dello scorso esercizio (7,6%).

Risultati che oltre ad essere apprezzati dal mercato sembrano, da tempo, essere particolarmente apprezzati, come il manager, dalla Lega fin dai tempi del “senatur” Umberto Bossi (il cui tesoriere, Francesco Belsito, venne promosso prima al ruolo di consigliere poi a quello di numero due del gruppo) fino ai giorni nostri, con i ripetuti attestati di stima giunti da Giancarlo Giorgetti e da quelli, recentissimi, arrivati direttamente dal vicepremier Matteo Salvini: “Stimo Bono per quello che ha fatto e conto che continui a farlo a lungo” ha spiegato qualche giorno fa.

Più freddi nei suoi confronti si sono sempre mostrati gli esponenti pentastellati, infastiditi nel 2016 dall’aumento di stipendio (del 29%) che Bono si era concesso nel 2016. Ma Bono è un navigatore esperto dei procellosi mari della politica italiana e c’è da scommettere che cercherà di rientrare anche nelle grazie del M5S. Top manager sin dai tempi di Efim (dove secondo voci mai confermate ma neppure smentite avrebbe assunto un giovanissimo Pierferdinando Casini), sopravvissuto alla relativa caduta e a quella del Psi (era considerato molto vicino al “dottor sottile” Giuliano Amato), negli anni a Bono sono state attribuite varia “amicizie” in ambito politico. Indicato come in sintonia con Enrico Letta (ma tramite Luigi Bisignani anche vicino a Gianni Letta), venne chiamato in Fincantieri da Claudio Scaloja, riuscendo in seguito grazie ad Alberto Bianchi a stabilire buoni rapporti coi “colonnelli renziani” Luca Lotti e Maria Elena Boschi.

Se il mondo politico è un mare che Bono sa navigare bene, anche quello associativo non gli deve essere oscuro, se è vero che il vicepresidente di Unioncamere, Antonio Paoletti avrebbe commentato la voce di una possibile sostituzione di Bono con l’attuale numero uno di Atac, Paolo Simioni (finora indicato come molto vicino a Grillo e Casaleggio), “uno scherzo di Carnevale anticipato mal riuscito”.

Riusciranno dunque i conti e gli attestati di stima della Lega (ma, assicurano i ben informati, il manager piace anche a Sergio Mattarella e Giovanni Tria) a mettere al sicuro la poltrona di numero uno di Fincantieri dalla voglia di “spoil system” dei pentastellati che pur apprezzando i risultati di Bono auspicano un segnale?

La risposta è destinata ad arrivare entro le 10.30 del prossimo 5 aprile, quando a Trieste si riunirà, in unica convocazione, l’assemblea degli azionisti per approvare il bilancio e nominare il nuovo Cda oltre che deliberare in merito ai compensi dei componenti dello stesso. Un passo cui farà immediatamente seguito la conferma o la sostituzione di Bono sulla poltrona di amministratore delegato del gruppo.

Luca Spoldi

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