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Economia
Fine dell'Euro? Salvini avverte: "Siamo sovrani"
SCHIAFFO 2 - Matteo Salvini, ministro degli Interni. Dopo 25 anni lascia il consiglio comunale di Milano.
Sbagliato. Anche se non ci andava mai per questione di tempo, è come tagliare le radici con la città
che lo ha lanciato.

Matteo Salvini getta acqua fredda sulle Istituzioni europee: "In Italia nessuno si beve le minacce di Juncker, che ora associa il nostro Paese alla Grecia. Vogliamo lavorare per rispondere ai bisogni dei nostri cittadini. I diritti al lavoro, alla sicurezza e alla salute sono priorità del governo e andremo fino in fondo. Alla faccia di chi rimpiange l'Italia impaurita, quella con le aziende e il futuro in svendita. Non ci fermeranno. Basta minacce e insulti dall'Europa, l'Italia è un Paese sovrano".  Punto e a capo, si tira dritto quindi, nonostante lo spauracchio della fine dell’euro sia stato agitato dal Presidente della Commissione UE, a cui gli fa eco il vice Presidente della Commissione UE Valdis Dombrovskis, il Ministro dell’Economia francese Bruno Le Maire, ed il Commissario per gli affari economici Pierre Moscovici: "Per il momento quello che so è che il deficit del 2,4%, non solo per l'anno prossimo ma per tre anni, rappresenta una deviazione molto, molto significativa rispetto agli impegni presi.”

Con in casa la critica di Forza Italia, che per bocca del suo vice Presidente, e Presidente dell’Europarlamento Tajani bacchetta: “Le accuse patetiche alle istituzioni Ue e all'opposizione dimostrano la fragilità della posizione del governo, la debolezza delle sue proposte e l'incapacità di saper convincere i mercati sui contenuti della manovra.”

Un muro di fuoco inscenato per mettere in un cul-de-sac l’Esecutivo, agitando le acque sulfuree dello spread che non vedevano l’ora d’impennarsi sulle sensazioni dei burocrati d’ufficio che propalano terrorismo psicologico a mezzo stampa. Un teatrino a cui siamo ormai abituati, ci siamo vaccinati nel lontano 2011 quando il differenziale (molto più alto di adesso) serviva a far riabbottonare i pantaloni a Silvio Berlusconi ed uscire dal mondo burlesque delle feste di Palazzo. Se ci fosse davvero la fine dell’euro non sarebbe una tragedia per chi ha nella squadra professori come Claudio Borghi Aquilini e Alberto Bagnai, come il Ministro Savona e come Armando Siri, che nelle sue lezioni alla scuola di formazione politica ha sempre ricordato: ”Il problema non è la lira, l’euro o come vogliamo chiamarla questa moneta. Ma la proprietà pubblica delle banconote. Oggi sono emesse dalla BCE, che è un ente privato. Fateci caso, sulle vecchie lire c’era la dicitura ‘Pagabile a vista al portatore’, ora c’è la © di copyright. Qualcosa è cambiato, no?”

Un tema che è uscito dal Contratto di Governo e che non ha tenuto banco nella campagna elettorale, nonostante i due azionisti della maggioranza nel corso di questi anni abbiano criticato pesantemente la moneta unica. Tuttavia senza una adeguata informazione, senza una discussione seria, senza onestà intellettuale sui media, una campagna politica di questo tipo sarebbe deleteria e incensata di paure per i propri risparmi, paure infondate, ma “lassù” sono molto bravi a giocare con il nostro lato irrazionale.

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