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Economia
Flat Tax al 15% funziona: ecco perché la tassa piatta deve essere estesa

Flat Tax al 15% per tutti i contribuenti con sistema a deduzioni fisse. L’idea originaria partorita dal Sottosegretario Armando Siri (Lega), ha visto un avvio graduale con questa manovra economica, e soprattutto con delle revisioni frutto dell’accordo coi 5Stelle, più orientati ad investire risorse verso il Reddito di Cittadinanza.

Eppure la tassa piatta è uno strumento molto importante, che nei piani del Senatore Siri avrebbe dato ossigeno per 63 miliardi di euro alle persone fisiche e giuridiche, sprigionando un potenziale enorme per quel che concerne il sostentamento della domanda interna, vero nocciolo di depressione economica.

Se il PIL cominciasse a galoppare, allora sì che deficit e debito pubblico sarebbero ornamento di una retorica scarica. Ma la prova regina dell’utilità della Flat Tax ce la danno le prime proiezioni a parità di reddito, tra lavoratori a regime ordinario (progressivo per scaglioni) e le partite IVA che dal primo gennaio 2019 vedranno l’imprinting fiscale targato Lega.

Gli autonomi avranno uno stipendio maggiorato fino al 30%, a parità d’incasso lordo rispetto ad un impiegato. Il Centro Studi fiscali di Enrico Zanetti ha fatto delle simulazioni, prendendo in esame un reddito di 45mila euro lordi annui ad esempio, si avrebbero 2.188 euro netti mensili per tredici mensilità per quel che concerne i dipendenti, mentre gli autonomi porterebbero a casa 2.994 euro netti mensili per tredici mensilità. Stiamo parlando di una bella cifra, e praticamente nella fascia 35-80mila euro annui lordi, la spunta sempre l’autonomo.

Il sistema è così incentivante, sia per i datori di lavoro che hanno meno rigidità contrattuali e sia per il lavoratore che porta una ragguardevole cifra in più a casa, che il Governo è dovuto correre ai ripari inserendo una clausola anti-conversione dei redditi da lavoro. Se negli ultimi 24 mesi hai prestato opera come dipendente, non puoi sciogliere il contratto e proseguire con partita IVA.

Tutto questo a riprova dell’efficacia e del godimento che porterebbe in dote la rivoluzione fiscale, senza dovere trovare scappatoie, inglobando tutti in questa nuova fase di tributi leggeri, chiari e pene certe. Pagare meno, per pagare tutti. E i furbetti non avrebbero più motivo di chiedere condoni e sanatorie, con le manette e la confisca per gli evasori. In un mondo dove le tasse sono giuste ed eque, aggirare l’Ente tributario non troverebbe più giustificazioni morali, ma solo rigide condanne. L’unica pace fiscale è questa. L’onestà dev’essere conveniente.

 

Di Andrea Lorusso
Twitter @andrewlorusso

 

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