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Economia
Francia, oro se vince la le Pen. Azioni invece se trionfa Macron

Domenica 23 aprile quasi 47 milioni di elettori francesi sono chiamati al voto nel primo turno delle elezioni presidenziali 2017: i mercati da settimane si interrogano su chi potrà essere il vincitore e quali potranno essere le conseguenze sociali ed economiche, tenendo anche conto che a giugno sempre in Francia sarà la volta delle elezioni politiche che porteranno al rinnovo della camera dei deputati e di metà senato. Secondo gli ultimissimi sondaggi, i quattro candidati principali restano separati di pochissimo: il favorito resta il centrista, ex socialista (ed ex banchiere d’affari) Emmanuel Macron, dato al 23%, tallonato dalla leader del Front National, Marine Le Pen, che otterrebbe il 22,4% ossia mezzo punto in più del candidato di centrodestra Francois Fillon (indicato al 19,9%), a sua volta pressoché incollato a candidato della sinistra radicale Jean-Luc Melenchon (accreditato di un 19,8% di preferenze).

L’accesso al ballottaggio del 7 maggio è dunque possibile per qualunque di questi quattro e anche singoli eventi come l’attentato degli Champs Elysees potrebbero spostare l’ago della bilancia. A fronte di questa elevata incertezza, gli analisti di Oddo BHF Asset Management valutano la vittoria di Macron (ma anche quella di Fillon) un evento favorevole ai mercati, perché gli investitori tornerebbero a valutare i fondamentali che per la Francia (ma anche per l’Eurozona nel suo complesso) stanno migliorando, col settore delle costruzioni in ripresa, una crescente fiducia delle imprese, una crescita del credito “robusta” e disoccupazione finalmente in calo. In questo caso, sarebbero secondo gli esperti da preferire investimenti in azioni, in particolare titoli a media e piccola capitalizzazione in grado di beneficiare di eventuali sorprese in termini di crescita più robusta del previsto in Eurolandia.

Attenzione invece ad investire in bond a lunga scadenza, in particolare nei Bund tedeschi, dato che i bassi tassi d’interesse attuali sono dovuti all’afflusso di liquidità in cerca di un riparo sicuro prima delle elezioni francesi. Potrebbe inoltre registrarsi un restringimento dello spread tra Oat francesi e Bund tedeschi, anche se secondo gli esperti di State Street Global Advisors sarà modesto “a causa del debito pubblico e del potenziale per la sua riforma”.

Da ricordare però che quest’anno vi saranno ulteriori elezioni in Inghilterra, Germania e probabilmente Italia, dunque il “fascino” dei Bund potrebbe almeno in parte mantenersi, così come, aggiungono gli uomini di State Street Global Advisor, quello del franco svizzero e dello yen in campo valutario. Ben diversa sarebbe comunque il caso di una vittoria di Marine Le Pen: nonostante il tipo di politica che la neo-presidente sarebbe effettivamente in grado di attuare dipenderebbero in larga misura dal Parlamento, in cui storicamente (ed anche stavolta non sembra che le cose possano cambiare) il Front National è sempre rimasto una piccola minoranza senza mai riuscire a stabilire alleanze di governo, i mercati potrebbero tremare e gli investitori rifugiarsi nell’oro in attesa di vedere gli sviluppi della situazione.

Tuttavia, come ricorda anche Alessandro Fugnoli (Kairos), se veramente Le Pen volesse proporre l’uscita dall’euro dovrebbe ricorrere alla strada lunga e faticosa di un referendum costituzionale. La permanenza di Parigi nell’euro e nella Ue non pare in sostanza a rischio, ma l’aumentata incretezza basterebbe probabilmente a far crescere lo spread tra i titoli di stato francesi e i Bund tedeschi e a indurre un (“temporaneo?” si domandano gli uomini di Oddo BHF Asset Management) alleggerimento delle posizioni tanto in bond quanto in azioni detenute dagli investitori esteri.

(Segue...)

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