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Economia
G20: Brexit sarebbe shock. Faro sulla transizione della Cina

L'ipotesi "Brexit" potrebbe creare uno "shock" per l'economia globale: il documento finale del G20 finanziario di Shanghai accoglie nelle prime righe l'allarme sul rischio di uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea, già alle prese con l'emergenza migranti, perche' potrebbe innescare un effetto domino devastante su scala planetaria. Una situazione "terribilmente seria", dice il ministro delle Finanze britannico George Osborne, che trova valutazioni di pari preoccupazione nei partner: ad esempio, il segretario al Tesoro Usa Jack Lew ("è interesse di Londra restare nell'Ue") e il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, secondo cui sarebbe "uno shock che classifichiamo sotto il titolo di shock geopolitico importante, quindi di shock negativo".

Il premier britannico David Cameron incassa l'atteso "aiuto" internazionale nell'incerta e aspra campagna elettorale in vista del referendum del 23 giugno, ma anche la Cina, padrone di casa, trova sponde utili per sostenere i propri temi nonostante la posizione di sorvegliato speciale a causa delle debolezza dello yuan, della crescita allo stesso passo degli ultimi 25 anni, della estrema volatilità dei mercati azionari e di riforme che non decollano. Il governatore della Banca centrale (Pboc) Zhou Xiaochuan insiste, a fine vertice, sui fondamentali che "restano solidi" in un'economia entrata in una "nuova normalità" sposando la formula cara al presidente Xi Jinping sul cambio di passo, da una Cina manifattura del mondo al modello basato su servizi e consumi. In ogni caso, Pechino materrà "una crescita medio-alta" nel 2016, assicura da parte sua il ministro delle Finanze di Pechino, Lou Jiwei, anche lui come Zhou tra gli uomini chiave di Xi.

Le riforme strutturali avranno "un effetto sostanziale" e ci sarà "un bilanciamento" tra quelle di breve e di lungo termine. Il primo banco di prova lo si avrà la prossima settimana con la sessione del Congresso nazionale del Popolo che dovrà dare corpo al nuovo piano quinquennale. La Cina sta cambiando il modello di crescita attraverso un "grande progetto di trasformazione strutturale" e "sono convinto che andrà a buon fine", è l'apertura di Padoan. Cui fanno eco i giudizi di Lew: "la Cina ha comunicato bene il piano delle riforme e ha gli strumenti necessari, anche con le politiche fiscali, per sostenere la domanda delle famiglie e riuscire nella sua transizione economica".

Di certo, di fronte a un'economia fragile e in cui i rischi al ribasso sono saliti, c'è intesa contro la manipolazione dei cambi e la messa in campo di tutti gli strumenti possibili: un lavoro di coordinamento delle politiche, mentre, afferma Lou, il focus del G20 sulle riforme strutturali è "senza precedenti". I dati economici sono migliori di quanto suggerisca la volatilità della crescita e non c'è motivo per parlare di una crisi economica: tuttavia sono necessarie anche "misure di breve termine" per sostenere l'economia, ammette alla fine anche il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble.

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