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Economia
G7 Energia, c’è l’accordo sull’uscita dal carbone entro il 2035
Gilberto Pichetto Fratin

G7 Energia, c’è l’accordo sull’uscita dal carbone entro il 2035

Accordo storico in tema ambientale: al massimo entro il 2035 i Paesi del G7 non produrranno più energia utilizzando il carbone. L'annuncio è arrivato da parte del ministro inglese delle rinnovabili e del nucleare, Andrew Bowie, nel corso dei lavori della riunione dei ministri del G7 che si occupano di energia e ambiente. "Un accordo potrà esserci alla fine delle riunione domani", ha rintuzzato il ministro italiano, Gilberto Pichetto Fratin. Per l'Italia è una notizia importante, ma che non muta in maniera radicale l'assetto della produzione energetica. A marzo, stando al report mensile di Terna, l'energia prodotta con il carbone ha generato 243 GWh sui 25.698 della richiesta nazionale, meno dell'1% quindi in calo dell'87% sul 2023. La riduzione rispetto a un anno fa, è dovuta alla bolla del prezzo del gas che portò a riattivare in parte le sei centrali a carbone ancora presenti in Italia. In totale questi impianti hanno contribuito al 4% dell'energia richiesta, un terzo appena della media europea che è stata del 12%. 

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Ora invece le sei centrali sono ferme o quasi, tanto che nei primi tre mesi del 2024 hanno prodotto solo 1.055 GWh sui 77.712 della richiesta energetica complessiva del nostro Paese. Un calo della domanda che ha anche portato a un rialzo del prezzo del CARBONE, salito del 15,3% nell'ultimo mese. L'addio al carbone in Italia è comunque imminente. In Italia ci sono 6 centrali a carbone ancora funzionanti: quattro sono dell'Enel, a Fusina (Venezia), Brindisi, Civitavecchia e Portovesme (Carbonia-Iglesias); una è di A2A a Monfalcone (Gorizia), l'altra di EP Produzione a Fiume Santo (Sassari). Le quattro di Enel si fermeranno nel 2025, quindi dieci anni prima della data fissata dal G7. "Per l'Italia continentale, potevamo fermarci già a settembre, poi ho avuto un dubbio legato ai fattori geopolitici, che potrebbero rendere necessario riaccendere questi impianti. Entro un anno potremmo ridurre a zero la produzione nell'Europa continentale, o ferse anche prima. L'Italia è pronta", aggiunge Pichetto.

Il ministro esclude però che si fermi l'impianto in Sardegna, che supplisce alle carenze dei collegamenti con la rete nazionale. Non conosce invece crisi la produzione energetica termica da gas, che vale 9.542 GWh sui 20.461 GWh di produzione nazionale a marzo e dei 25.698 GWh di energia richiesta, ovvero il 46% e il 37% del totale. L'impatto a livello di emissioni però non è avvicinabile al carbone: le emissioni medie di CO2 derivanti dalla combustione di gas naturale di circa 2,2 kg per metro cubo e per il carbone di circa 2,4 kg per chilogrammo. Praticamente un ordine di grandezza in meno. A livello globale però il discorso è diverso. Il carbone rappresenta ancora una delle principali fonti di energia, e tra i Paesi G7 sia la Germania che il Giappone ne fanno ancora un utilizzo massiccio. Così come il Gas natuale liquido, per cui il Belgio ha chiesto uno stop totale per il gas che arriva dalla Russia dopo le triangolazioni commerciali con Paesi compiacenti. "Vediamo se la notte porterà qualche risultato", risponde Pichetto sul tema. 

Wwf: "Stop al carbone? Buon segnale dei Paesi ma in Italia si parla inutilmente di nucleare" 

Per il WWF Italia lo stop al carbone dal 2035 è certamente un buon segnale da parte dei Paesi del G7 Ambiente Clima ed Energia, riuniti in questi giorni a Venaria. Per l’Italia rimane la deadline del 2025 ma alcuni Paesi avevano mostrato difficoltà a eliminare il carbone prima della fine del prossimo decennio, per esempio il Giappone. “Il G7 Ambiente Clima ed Energia sembra quindi voler entrare nel concreto dell’attuazione della decisione della COP28, però il dibattito pubblico italiano si muove in tutt’altro contesto, diremmo quasi in una dimensione “fantasy”- afferma Mariagrazia Midulla, responsabile Clima ed Energia del WWF Italia, che in questi giorni è a Venaria per seguire il vertice-.  Mentre tutto il mondo, infatti, intende perseguire l’obiettivo di triplicare le rinnovabili e raddoppiare d’efficienza energetica, come stabilito a Dubai, in Italia si perde tempo a parlare di nucleare ben sapendo che il nucleare sicuro a fissione non esiste, e che investendo nei piccoli reattori si riduce la produzione energetica, ma si moltiplicano costi e si rischia in sicurezza. Perché poi in Italia si parli di una tecnologia che non esiste ancora come la fusione è difficile da comprendere, perché allora non investire nel teletrasporto?

 






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