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Economia
GDO italiana: record di utili ma margini in calo nel Rapporto Mediobanca 2018

Nel 2017 il fatturato aggregato dei maggiori operatori della GDO italiana, che rappresentano il 97% del mercato della GDO alimentare nazionale, ha toccato, al netto dell’Iva, quota 83€ mld, con un incremento del +4,4% rispetto all’anno precedente. Se la crescita commerciale registrata è la più consistente dal 2014, il margine operativo netto risulta invece in calo del 5,5%, il risultato corrente del 5,9%. 

R&S Mediobanca ha pubblicato l’edizione 2018 dell’indagine sulla Grande Distribuzione Organizzata. Il rapporto, presentato in occasione del primo GDO Annual Talk, l’evento promosso dall’Area Studi Mediobanca, contiene un’analisi approfondita di tutti i principali player della GDO alimentare italiana e dei maggiori operatori di quella internazionale dal 2013 al 2017.

Gabriele Barbaresco, Direttore dell’Area Studi Mediobanca, ha sottolineato la crescita costante delle vendite in uno scenario dove i margini sono in calo, sintomo di una leggera saturazione dell’industria con prospettive di uscita dal mercato dei soggetti meno competitivi. Ai  microfoni di Affaritaliani.it Barbaresco ha aggiunto: “Nonostante la marginalità sia in ripiego, ci sono alcuni segmenti che appaiono molto dinamici e performanti, quali il canale discount che procede con tassi di crescita intorno al 10%. Bene anche la Distribuzione Organizzata, quell’insieme di attività che riguardano i consorzi e le unioni volontarie, cresciuta del 6%. In sofferenza, invece, il settore della Grande distribuzione tradizionale con performance in calo dagli ipermercati. Dentro il blocco cooperativo abbiamo evidenziato tendenze diversificate con buone performance dalle società riunite sotto il marchio Conad e performance un po’ meno buone da Coop”.

Rapporto Mediobanca sulla GDO: sono i discount i migliori performer

L’analisi dei dati per comparto mette in luce dinamiche differenti. Le catene di discount hanno chiuso il quinquennio con la maggiore crescita media annua delle vendite (+9,6% dal 2013 al 2017 e +9,7% solo nel 2017). Anche la Distribuzione Organizzata, che comprende forme consortili e di unione volontaria, è stata molto dinamica (+5,6% medio annuo dal 2013 e +6,1% nel 2017). Bene anche la Lega delle Cooperative (Legacoop), che annovera i due maggiori operatori del settore: Conad, che ha realizzato dal 2013 una crescita media annua del 3,1% e del 5,3% nel 2017 e le Coop, che hanno segnato un progresso medio del giro d’affari del +0,7% nel periodo e del +3,4% nel solo 2017. In calo la Grande Distribuzione, il cui fatturato è in ripiegamento in media dello 0,2% rispetto al 2013, ma che ha comunque chiuso il 2017 col segno “più” (+0,2%). I discount si impongono anche in quanto a rendimento del capitale, con un Roi del 19,9% nel 2017, superiore a quello della Distribuzione Organizzata (9,2%) e della Grande Distribuzione (3,5%). All’interno del mondo cooperativo Conad segna il 7,9%, il gruppo Coop lo 0,6%. In sintesi, nel 2017 i discount hanno realizzato vendite pari al 15,6% del totale, ma utili pari al 34,2%; la Distribuzione Organizzata rappresenta il 33% del giro d’affari, ma cuba utili per il 44,3%; la Grande Distribuzione muove un fatturato pari al 27,2% ma raccoglie solo il 2,5% degli utili. Il mondo cooperativo: vendite per il 24,2% del totale e utili per il 18,9%.

Rapporto Mediobanca sulla GDO: nel segmento discount i Top player della GDO italiana

Scendendo ulteriormente nel dettaglio dei singoli operatori, la top5 per incremento del fatturato nel 2017 vede in testa il gruppo Crai (+14,2%), seguita dalla catena discount Eurospin (+11,1%). Terza la Végé (+9,8%) che ha preceduto MD (+8,8%) e la tedesca Lidl (+8,5%), anch’esse appartenenti al segmento discount. Hanno superato la soglia di crescita del 5% anche Agorà (+7,5%), Despar (+6,9%) e Conad (+5,3%). La top5 cambia se si analizza tutto il quinquennio. Il maggiore tasso di crescita medio annuo è, infatti, della MD (+15,6%) che precede Crai (+9,8%) e Lidl (+9,2%).

Il gruppo più redditizio in base al rendimento del capitale investito (Roi) del 2017 è Eurospin (23%), che precede MD (18,6%) e Lidl (16,9%). A seguire Agorà (12,5%), Végé e Crai (entrambe 11,7%) e C3 (11%). Performance diverse dovute a molteplici fattori (ubicazione, tipologia e assortimento dell’offerta, riconoscibilità del brand e sua fidelizzazione, superficie occupata ecc.). In questo senso soffre il segmento Iper il cui format deprime notevolmente le performance economiche degli operatori. 

Con 1.245€ mln di utili netti cumulati nel periodo 2013-2017 Esselunga detiene il primato di risultati nel quinquennio. Sul podio anche Conad (872 mln) e Eurospin (817 mln). Più indietro Selex (618 mln), Lidl (398 mln) e Végé (320 mln). Se si rapportano gli utili cumulati del periodo alla consistenza dei mezzi propri iniziali, i discount non hanno rivali: il gruppo MD ha accumulato utili pari a 2,6 volte il patrimonio netto iniziale, Eurospin e Lidl pari a 1,6 volte. Tutti gli altri operatori hanno multipli inferiori all’unità.

Rapporto Mediobanca sulla GDO: gli italiani guardano al mercato nazionale e poco a quello internazionale

I diciotto principali gruppi della GDO a livello internazionale hanno chiuso il 2017 con ricavi aggregati pari a 1.258€ mld, in crescita del 3,3% rispetto al 2016. In particolare, la statunitense WalMart si conferma il player più forte al mondo grazie al suo imponente fatturato di 413,4€ mld, di poco superiore al Pil dell’Austria. A seguire un’altra americana, Kroger con 102,3€ mld, la francese Carrefour (78,9€ mld), la britannica Tesco (64,8€ mld) e l’olandese Ahold Delhaize (62,9€ mld). Ampiamente indietro il maggior operatore italiano, Coop con 14,8€ mld di vendite al lordo dell’Iva, soprattutto se si considera che l’ultimo operatore estero considerato, la spagnola Mercadona, ha segnato nel 2017 vendite nette pari a 21€ mld.

I big della GDO mondiale hanno una forte proiezione internazionale che permette loro di realizzare all’estero una parte consistente del proprio giro d’affari. L’olandese Ahold Delhaize, in particolare, fattura all’estero il 78,2% delle vendite, prima assoluta in questa speciale classifica. Subito dopo troviamo tre gruppi francesi: Auchan (64,3%), Carrefour (54,6%) e Casino (44,7%). Il discorso cambia per i player statunitensi che, WalMart a parte (23,8% del fatturato prodotto all’estero), operano solo sul mercato domestico. I grandi della GDO italiana hanno una dimensione esclusivamente nazionale, così come anche la britannica J Sainsbury, la canadese Loblaw e la spagnola Mercadona. 

Capitolo Roi: nel 2017 si attesta al 9,9%, su livelli doppi rispetto a quelli segnati dall’aggregato italiano. Anche i grandi player mondiali mostrano tuttavia segni di riduzione della redditività lorda che era pari all’11,8% nel 2015 e all’11% nel 2016. Unendo la classifica per Roi degli operatori internazionali e italiani troveremmo Eurospin al primo posto assoluto (23%), mentre MD (18,6%) si collocherebbe quinta, appena prima di Lidl Italia (16,9%). Dall’ottava alla undicesima posizione, invece, troveremmo i gruppi Agorà (12,5%), Végé e Crai (11,7%), e C3 (11%). 

Rapporto Mediobanca sulla GDO: poco sviluppato l’e-commerce nella GDO alimentare

L’e-commerce alimentare in Italia è ancora poco sviluppato, ma rappresenta un segmento in crescita nel mercato degli acquisti online. Nel 2018 il suo giro d’affari, nonostante incida solo per il 4% della domanda e-commerce italiana, è cresciuto del 34% rispetto al 2017 raggiungendo un valore di 1,1 miliardi di euro. Gli acquisti online di prodotti alimentari da supermercato hanno raggiunto nel 2017 un valore superiore ai 200 milioni di euro con un incremento di oltre il 50% rispetto all’anno precedente. Gli italiani spendono in media molto meno online: 500€ annui per i nostri web shopper contro i 1.850€ registrati in Francia.

L’incidenza dell’e-commerce sul fatturato totale è ancora bassa anche a livello internazionale (intorno al 4-5%). In Italia, Esselunga ha dichiarato vendite online nel 2017 per 180 mln (2,4% del fatturato).

Investimenti, ricambio generazionale e attenzione al digitale: le direttrici di sviluppo futuro

Al racconto dell’indagine Mediobanca, sono seguite due tavole rotonde con i più importanti player della GDO italiana. Tra gli intervistati, Giorgio Santambrogio, Presidente di ADM e Amministratore Delegato di VéGé, ha spiegato che “il modello della distribuzione organizzata funziona perché rappresenta un’omogeneità eterogenea lasciando libertà all’interno dei gruppi di poter essere una mini GD sul territorio con capacità decisionale istantanea per gestire velocemente il cambiamento in atto”. Oltre il fisico e il virtuale e oltre anche all’e-commerce c’è un tema che non può essere trascurato per Santambrogio: “Il Digital commerce, ossia tutti quegli aspetti digitali che entrano in gioco nel punto vendita e nella comunicazione al cliente, i quali vanno integrati con l’esistente”. Ad Affaritaliani.it Santambrogio ha inoltre ricordato che “l’industria del commercio è un pezzo molto importante dell’economia italiana e dobbiamo a tutti i costi aumentarne il valore percepito. È un settore sottoposto a ipercompetizione con nuovi attori, come discount e mondo online, che si stanno prendendo uno spazio. Per sopravvivere dobbiamo essere perfetti, non possiamo sbagliare. Il che significa costruire punti vendita più accoglienti dove il cliente possa respirare davvero il piacere di fare la spesa, dove possiamo stimolare tutti e 5 i suoi sensi, ponendoci in una posizione privilegiata e distintiva rispetto al canale online”.

Maniele Tasca, Direttore Generale di Selex, durante il suo intervento ha precisato che “a fronte di consumi stabili o in calo per effetto della deflazione e della saturazione del mercato, occorre aumentare gli investimenti nell’ottica di un cambiamento del negozio che assecondi le nuove modalità di consumo. Il calo dei margini in un contesto di crescita delle vendite deriva da questo particolare momento storico in cui l’insegna deve investire per distinguersi ed essere maggiormente attrattiva. Uno dei driver di sviluppo dei prossimi anni è anche il ricambio generazionale, non solo nella GDO”. D’accordo sul tema degli investimenti anche Patrizio Podini, Presidente di MD: “ Se vogliamo rimanere sul mercato siamo obbligati a continuare negli investimenti, ma con razionalità”.

Massimo Bongiovanni, Vicepresidente vicario di Ancc-Coop e Presidente di Eurocoop ha parlato del valore etico della GDO. “La Coop nasce con due obiettivi: fornire beni e servizi ai nostri associati nel giusto rapporto qualità-prezzo e mantenere al centro gli elementi di natura valoriale da tramandare di generazione in generazione. Siamo legati alla dimensione territoriale dove il livello di fidelizzazione dei soci è molto alto. L’offerta commerciale si è dunque sviluppata tenendo conto della dimensione etica, per esempio della tutela dell’ambiente, in una logica win win per azienda e persone. I formati sono in evoluzione: gli ipermercati hanno rappresentato per Coop uno straordinario volano di crescita, ma oggi sono un canale in difficoltà che richiede un ripensamento”.

Francesco Pugliese, Ad di Conad ha precisato che “la vera sfida della distribuzione è passare da un sistema fondato sulla logica del presidio del territorio a una che considera centrale la connessione dell’industria distributiva con i flussi: da un lato, le persone che comprano e, dall’altro, le aziende che producono. Per farlo servono competenze”. Sull’estero, Pugliese ha commentato: “Per l’internazionalizzazione c’è bisogno di dimensioni che in questo momento le realtà italiane non hanno e occorre recuperare il terreno perso”.

Nabil de Marco, Eu Director di Prime Now Marketplace Amazon ha indicato “l’alimentare come un settore nuovo per Amazon che va esplorato. I risultati sono positivi: i clienti contenti chiedono di allargare ulteriormente il bacino del servizio ad altri territori. In questi due anni abbiamo assistito a una grande fidelizzazione dei clienti Prime grazie a diversi punti di forza ma ad oggi abbiamo ancora un gap di esperienza da colmare e ci manca la presenza territoriale”.

Mario Gasbarrino, AD di Unes, player che da due anni ha siglato un accordo con Amazon per le vendite online, si è dichiarato “un collaborazionista” perché, a suo dire, “con il futuro non si può combattere”. I negozi fisici non spariranno dunque, ma dovranno necessariamente cambiare diventando i principali touch point per il cliente. “I negozi saranno sempre più monomarca per dare risalto al brand e occorrerà rivedere le modalità negoziali con le marche. Nonostante la partnership con Amazon e il traffico che, in parte, è stato dirottato sulla vendita online, non abbiamo perso il controllo del cliente e il cliente non ha perso il contratto con noi”. Un’integrazione che pare dunque possibile.

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