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Generali, Donnet accelera sul gestito. "La quota in Intesa? Venderemo a breve"

Donnet annuncia un piano sul gestito per recuperare terreno in Borsa su Axa e Allianz nella market cap. L'annuncio nel corso dell'assemblea dei soci

Generali, Donnet accelera sul gestito. "La quota in Intesa? Venderemo a breve"

di Andrea Deugeni
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@andreadeugeni

Una Generali, in cui il peso dei fondi internazionali è sempre più rilevante, punta ora sull’asset management per consentire al titolo di recuperare il terreno perduto in Borsa negli ultimi anni nei confronti dei competitori Allianz e Axa. Una scelta che nelle strategie del Leone già può contare su una solida base di partenza (di oltre 430 miliardi le masse gestite dalla compagnia triestina) e che riflette la struttura della società italiana sempre più anziana in cui la rilevante propensione al risparmio, anche per il contesto di mercato, è alla disperata ricerca di rendimenti (al momento attuale oltre il 46% dei titoli governativi europei, la forma di investimento più prudente, presenta ancora ritorni negativi). 

Ok Ivass ad Assicurazioni Generali

 

E’ l'annuncio più rilevante che il Ceo del Leone, Philippe Donnet, ha fatto nell’odierna assemblea dei soci (presente il 52,24% del capitale) chiamata principalmente ad approvare il bilancio 2016 (ok con il 98,25% dei presenti), chiuso con un utile netto di 2,1 miliardi di euro (+2,5%), con premi per oltre 70 miliardi e con la distribuzione di un dividendo di 0,80 euro per azione (+11%).

Altri cinque, oltre ai conti, i punti all'ordine del giorno, a cominciare dalla nomina e il compenso del Collegio Sindacale, la relazione sulla remunerazione, il piano di incentivi di lungo termine di gruppo, il piano azionario per il group Ceo e alcune modifiche dello statuto sociale.

I soci oltre il 3% presenti sono Mediobanca con una quota diretta del 12,98%, il gruppo Caltagirone con il 3,65% e la Delfin di Leonardo Del Vecchio con il 3,16%. 

“Il prossimo 11 maggio”, in occasione del board che avrà all’ordine del giorno l’analisi della trimestrale, “le Generali forniranno dettagli sulle iniziative per fare dell'asset management una fonte di profitto sostanziale e sempre più rilevante per la compagnia”, ha esordito infatti il Ceo francese di fronte ai soci. Se il cammino della compagnia, finita qualche mese fa nel mirino di Banca Intesa che poi ha rinunciato al takeover finale, verso gli ambiziosi target procede secondo quanto previsto dall’investor day di novembre, il problema delle Generali è quello della capitalizzazione di mercato (poco più di 20 miliardi), che vale meno della metà della francese Axa (intorno ai 55 miliardi di euro) e meno di un terzo del colosso delle polizze di Monaco di Baviera (oltre 70 miliardi). 

assemblea generali ape
 

Il titolo Generali in Borsa (oggi leggermente sotto la parità a 14,59 euro) “è sottovalutato e il prezzo non ne riflette pienamente il potenziale”, si è giustificato Donnet precedendo gli interventi dei piccoli azionisti che hanno poi sollevato il tema quando è stata data loro la parola durante i lavori. "Dall'investor day - ha ricordato  però il numero uno del Leone - abbiamo guadagnato il 30%, meglio dell'indice del settore assicurativo. Dobbiamo colmare la distanza con le valutazioni dei nostri competitori, proveremo al mercato la nostra capacità di raggiungere tutti gli obiettivi”. 

Sul punto, Donnet, partendo dai risultati del 2016 “migliori della storia della compagnia” (che partono però dalle buone scelte strategiche adottate dal predecessore Mario Greco, finito poi in modo inatteso a Zurich), ha potuto spiegare agli azionisti che “arrivati alla metà del nostro piano di riorganizzazione e rafforzamento industriale, possiamo dire che siamo ben posizionati per raggiungere i principali target al 2018, con un progresso solido su tutti i nostri obiettivi di cassa, dividendi e Roe”. 

Cresciamo e cresciamo più degli altri, e si tratta di una crescita di qualità”, ha aggiunto ancora l’amministratore delegato delle Generali, secondo cui “l’esecuzione della strategia del gruppo assicurativo prosegue in modo disciplinato in linea con il piano, con un'ulteriore accelerazione nei risparmi di costi operativi”. Proprio i numeri del 2016, per Donnet, devono far dormire sonni tranquilli agli azionisti, parco soci in cui la componente degli istituzionali internazionali hanno raggiunto il 24,4%, in progresso rispetto al 19,87% dello scorso anno, quasi triplicando  la presenza in assemblea di cinque anni fa (al 9,2%).

“Il risultato 2016 è il migliore tra gli operatori del mercato: il combined ratio al 92,5% è il più alto fra quelli dei competitori internazionali, con una crescita del divario rispetto al secondo migliore concorrente, soprattutto nella gestione dei sinistri. La raccolta netta Vita è a oltre 12 miliardi, migliore tra competitori. Generali cresce più degli altri ma non a discapito della qualità. I margini della nuova produzione Vita sono pari al 25,9%, migliorati di cinque punti. Il rendimento del capitale è al 13,5%, superando tutti i competitori. PEr quanto riguarda la cedola, avevamo dichiarato che nel periodo 2015-2018 la somma dei dividendi sarebbe stata di almeno 5 miliardi di euro. Nei primi due anni ne abbiamo distribuiti 2,4. Siamo più che fiduciosi di toccare il target senza intaccare il capitale", ha spiegato il manager. “Per l'altra metà del percorso - ha concluso l’amministratore delegato - dobbiamo rimanere focalizzati nella gestione disciplinata del nostro business senza compromessi". 

LE PARTECIPAZIONI

Due i temi emersi in assemblea per quanto riguarda la fitta rete di partecipazioni azionarie che fanno capo al Leone. Il primo è la quota nel fondo Atlante, veicolo promosso dal Ministero dell'Economia e gestioto da Questio per gli interventi nel sistema bancario italiano. "Allo stato attuale non sono previsti ulteriore aumenti di partecipazione in Atlante", ha spiegato Donnet sollecitato sull'argomento. "Generali - ha ricordato - ha investito 150 milioni di euro", sia perchè Atlante è stato ritenuto "un'occasione di redditività" sia per "un nostro interesse a contribuire alla stabilità del settore creditizio italiano". 

Alla stregua di quanto fatto da molti altri soci dell'iniziativa, nel bilancio chiuso al 31 dicembre scorso la compagnia ha poi deciso di svalutare l'investimento del 52%. In merito alle metodologie con cui il gruppo ha deciso di procedere al parziale write-off della propria quota, Donnet ha ricordato che "non sono a disposizione prezzi di mercato, perché si tratta di un investimento non quotato". E' stato pertanto utilizzato il "criterio di multipli di società comparabili. Riteniamo che il criterio usato sia prudente e in linea con le migliori prassi valutative". 

Poi, la quota del 3,04% di Intesa Sanpaolo, acquistata in chiave anti-scalata a metà febbraio per oltre un miliardo di euro. "Abbiamo effettuato un'operazione di copertura e quindi non ha alcun impatto sulla solvibilità del gruppo", ha commentato Donnet. Quanto a cosa ne sarà di tale quota, ora che la banca guidata da Carlo Messina ha abbandonato ipotesi di aggregazione industriale con le Generali, il group Ceo ha tagliato corto. 

"Quando avremo qualcosa da comunicare in merito lo comunicheremo, ma la venderemo  breve", ha spiegato, difendendo la bontà dell'operazione: "Uscite indiscrezioni di stampa non smentite su una possibile operazione di Intesa, con il collegamento con un soggetto internazionale l'acquisto del 3% è stata la cosa più ovvia da fare per evitare stake building e tutelare l'interesse di tutti gli azionisti, evitando cumulo di quote senza il pagamento di un premio". "Cosa ne faremo in futuro? Gestiremo la partecipazione, che non ha comunque carattere strategico, come tutte le altre partecipazioni finanziarie, nel miglior interesse degli azionisti", ha concluso Donnet. 

Infine, il bond da 300 milioni di euro di Alitalia e sottoscritto dalle Generali che la compagnia non vuole convertire in equity. Wait and see, è stato il messaggio di Donnet. Come dargli torto, il destino dell'ex compagnia di bandiera è ancora tutto in divenire. 

 

 

 


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