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Economia
Generali, i conti piacciono in Borsa. Donnet accelera sullo strategic plan

Con un mercato delle polizze che resta molto difficile, le Generali mettono a segno un utile semestrale in calo  a 1,178 miliardi di euro rispetto a quello maturato nello stesso perido dello scorso anno (1,307 miliardi), ma migliore del consensus degli analisti (1,115 miliardi). Stessa musica nel risultato operativo di 2,487 miliardi, in calo del 10,5% da 2,779 miliardi), ma superiore alle stime del mercato (2,304 miliardi). Numeri che sono il frutto di un miglioramento tecnico dell'attività assicurativa su cui si basa il piano industriale in atto che deve consentire al Leone, come ha ricordato il group Ceo Philippe Donnet, di "raggiungere la leaderhip di mercato nella performance operativa", a cui associare una stretta ulteriore nei costi come richiede il contesto di business per raggiungere i target sfidanti fissati a maggio dello scorso anno da Mario Greco. Quanto basta per far scattare l'apprezzamento nei giudizi delle case d'investimento che ha spinto il titolo della compagnia assicurativa triestina ad essere sospeso per eccesso di rialzo a metà mattinata (dopo aver aperto a +2,64%, le azioni sono salite fino a un + 7,64% teorico).

''Si tratta di risultati solidi raggiunti in contesto di mercato caratterizzato da forte volatilità, tassi bassi e crescente incertezza. Ci permettono di mantenere l'impegno di offrire agli azionisti una remunerazione in linea con i target del piano'', ha commentato Donnet.

Entrando nel dettaglio della semestrale, i premi complessivi del gruppo hanno raggiunto i 37 miliardi (-2,1%). Nel segmento Vita, la raccolta netta ha superato i 7,5 miliardi di euro, pur in flessione tendenziale del 7,3%, mentre i premi sono diminuiti del 3,5% a 25,8 miliardi. Il valore della nuova produzione, più profittevole, è comunque cresciuto del 38,4% a 0,656 miliardi con margini in crescita del 25,5% (+7,9%). Nel Danni, i premi sono segnalati in crescita annuale dell'1,3% a 11,1 miliardi; il risultato operativo del segmento segna invece una flessione del 5,6% a 1,042 miliardi, a seguito di minori redditi correnti. Il risultato tecnico migliora del 5,6% tendenziale, mentre il combined ratio regge al 92,3% (-0,3%).

Dal punto di vista patrimoniale, il Leone raggiunge a fine giugno un patrimonio netto di gruppo a 24,562 miliardi (+4,25 anno su anno), mentre regulatory solvency ratio e economic solvency ratio correggono rispettivamente al 161% (171% nel 2015) e al 188% (202%).

Nella call, Donnet ha annunciato novità sotto il profilo della strategia di gruppo che "resta valida, cosi' come i target; e' tuttavia cambiato lo scenario in cui operiamo. Motivo per cui ora a fare la differenza è l'esecuzione: per creare valore nel lungo termine siamo costretti a diventare più veloci", ha detto infatti il top manager. Per migliorare ulteriormente le performance e preservare i margini - ora che si è concluso il turnaround finanzario voluto dall'ex capo azienda Greco grazie a cui ora la compagnia è più solida - Donnet e la sua prima linea di manager puntano a "razionalizzare e semplificare il business (sono state eliminate nella holding tutte le sovrapposizioni con le Country), garantire una forte attenzione ai costi e concentrare le risorse negli ambiti ritenuti maggiormente profittevoli".

Nel dettaglio, il capo azienda ha chiarito che nei prossimi mesi (il quadro completo degli aggiornamenti alla strategia verrà illustrato a novembre a Londra) si punterà a "ribilanciare la struttura del portafoglio, privilegiando i business che richiedono minor capitale". Confermata, inoltre, la "forte spinta all'innovazione". Il turnaround che la compagnia affronterà nell'immediato futuro sarà di tipo industriale, campo dove si misurerà anche il Cfo e neo direttore generale Alberto Minali, il cui apporto sarà fondamentale. "Serve efficientare le strutture operative eliminando nel contempo le ridondanze", risultato che potra' essere ottenuto per esempio "unificando le piattaforme informatiche, operative e di prodotto". Un'evoluzione del business model che, ha assicurato Donnet, "andrà eseguita con grande attenzione e velocita'".

Su questo fronte, il group Ceo della compagnia triestina ha detto che in ogni Paese in cui le Generali operano si punterà ad avere "performance di alto livello". Il che implicherà inevitabilmente anche qualche taglio di rami secchi. "Ci sono mercati in cui le nostre società non hanno le potenzialità per raggiungere il livello di eccellenza che vogliamo", ha infatti riconosciuto Donnet, spiegando che "potremo riallocare le risorse verso mercati che riteniamo a maggiore attrattività" (per la comunicazione di maggiori dettagli il manager ha rinviato a novembre). Un discorso valido "non solo per aree geografiche ma anche per linee di business", fronte su cui a essere privilegiate saranno prodotti legati ai business "Salute, Malattia e Protection, oltre alle Unit Linked del Ramo Vita", ossia "linee di business che reputiamo ad alto potenziale di crescita e che sono a basso assorbimento di capitale e di cassa". Non sono inoltre escluse a priori acquisizioni che tuttavia potranno avvenire "solo in modo opportunistico".

Donnet, a una domanda di Affaritaliani.it, ha infine affermato che le Generali sono pronte a iniettare fino a ulteriori 200 milioni di euro, cifra che si aggiunge ai 150 milioni già investiti pochi mesi fa, per la ricapitalizzazione del fondo Atlante (o per la costituzione di un veicolo ad hoc, generalmente indicato come Atlante Due). Tale operazione servirà ad accrescere le munizioni a disposizione del veicolo di Quaestio Capital in vista della seconda mission che è chiamato ad affrontare dopo aver salvato Bpvi e Veneto Banca: alleggerire il sistema bancario italiano accollandosi sofferenze a un prezzo meno penalizzante per gli istituti.

 

 

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