Generali, il mercato fiuta l'Ops. La mossa obbligata di Messina sul Leone
Non solo per sottrarre Generali ad Axa. Con il deal, Intesa mira ad aumentare la propria stazza anche per non finire un domani preda dei grandi colossi europei
di Luca Spoldi
e Andrea Deugeni
Lo scontro che sembrerebbe ormai in atto su Generali, che anche oggi vola in borsa sfiorando il 10% di rialzo a 15,55 euro per azione sul finale di giornata, tra la cordata Allianz-Intesa Sanpaolo da un lato e Axa (col possibile aiuto di Mediobanca) dall’altro, potrebbe avere una svolta a sorpresa? Non lo escludono gli analisti di Equita Sim che in una nota segnalano un’alternativa all’ipotetico lancio di un’offerta pubblica di scambio (Ops) su Generali da parte della stessa Intesa Sanpaolo, che oggi cede quasi il 5% in borsa, “potrebbe essere rappresentata secondo noi dall’acquisto della quota di Unicredit in Mediobanca (8,6%) e dal successivo lancio di un’offerta su Mediobanca stessa”.
In questo modo infatti la banca guidata da Carlo Messina, che da tempo accarezza l’idea di crescere tramite un’acquisizione mirata ad esempio nel private banking e che potrebbe essere tentata dall’idea di creare un polo nazionale di bancassurance da 60 miliardi di euro di capitalizzazione, non solo per scongiurare il possibile rischio di un takeover da parte di Axa o di Allianz su Trieste, ma anche per evitare un domani di ritrovarsi a sua volta nel mirino di qualche concorrente estero, otterrebbe il controllo di un più affine (il merchant e corporate banking di Piazzetta Cuccia), ritrovandosi indirettamente ad essere il primo socio di Generali col 13% “e potrebbe coagulare una minoranza di blocco in chiave antiscalata” senza neppure dover procedere ad uno “spezzatino” del leone di Trieste.
In effetti da qualche tempo a Piazza Affari gira voce che il presidente emerito e “padre nobile” di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli, guardi con una certa preoccupazione all’evoluzione del settore bancario italiano dove Unicredit (che oggi recupera in borsa quasi un 3%) tornerà ad essere un concorrente temibile dopo l’aumento di capitale da 13 miliardi di euro che Jean-Pierre Mustier si appresta a lanciare il mese prossimo.
D’altra parte con utili che ormai viaggiano sui 4 miliardi di euro e una capitalizzazione di 40 miliardi potrebbe tentare di acquisire quella dimensione sovranazionale che ancora le manca o tramite una serie di acquisizioni mirate in Italia o all’estero o anche guardando a “pezzi da novanta” ultimamente un po’ ammaccati come la stessa Deutsche Bank, che in borsa non capitalizza più di 24,5 miliardi (e anche se si integrasse con Commerzbank non supererebbe i 35 miliardi di capitalizzazione), o Credit Suisse, che vale poco meno di una trentina di miliardi di euro.
L’alternativa potrebbe essere quella di finire presto o tardi nel mirino di colossi come Banco Santander (75 miliardi di capitalizzazione), Bnp Paribas (74 miliardi) o Ubs (la cui capitalizzazione in euro sfiora i 58 miliardi), per non dire Hsbc (quasi 155 miliardi di euro di capitalizzazione), se il colosso anglo-asiatico dovesse tornare a guardare al vecchio continente.
Così, il mercato scommette in maniera convinta le sue fiches sull'Ops in arrivo di Intesa che secondo l'agenzia Reuters, che cita due fonti vicine alla situazione, avrebbe anche già ricevuto il disco verde da parte della Compagnia San Paolo e dalla Fondazione Cariplo, le due principali fondazioni azioniste del gruppo guidato da Carlo Messina che sarebbero disposte a diluirsi anche se l'operazione comportasse un'iniziale sforbiciata ai dividendi da parte del mega gruppo leader anche nel risparmio gestito.
I titoli Generali, Mediobanca e UniCredit corrono, con il Leone che vede passare di mano a Piazza Affari il 2,35% del capitale, pari a 36,7 milioni di pezzi e quasi a quattro volte i volumi medi giornalieri, segno che il mercato prende posizione sulle novità in arrivo, non dando seguito alle dichiarazioni del presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa, Gian Maria Gros Pietro.
A proposito del consiglio di amministrazione del gruppo in agenda a Milano per venerdì con all'ordine del giorno l'esame del budget 2017, il banchiere piemontese ha sottolineato che "il board è confermato ed è sulla preparazione del budget, quindi su tutti i documenti che stanno alla base della formazione del budget". Solo questo. "Non si parlerà assolutamente di Generali, non ce ne stiamo interessando noi", ha precisato poi Gros Pietro, aggiungendo che non c'è stato nessun contatto con i soci su Generali: "Noi ogni tanto vediamo gli azionisti ma non abbiamo mai parlato con loro" del Leone.