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Economia
Google, la multa Ue azzoppa i profitti. Frena anche la pubblicità, titolo ko

Nonostante la multa da 1,49 miliardi di euro comminata lo scorso marzo dalla Commissione, Alphabet ha chiuso il primo trimestre del 2019 con utili in calo ma superiori alle stime. I ricavi, in rialzo, hanno pero' deluso per la sola seconda volta negli ultimi tre anni e quelli generati da pubblicita' (pari all'85% circa del totale) sono aumentati al passo piu' lento da quasi quattro anni portando gli analisti a temere che il gruppo stia risentendo della competizione di rivali come Amazon e Facebook.

D'altra parte, il numero di click fatti su pubblicita' nella galassia Google e' si' cresciuto a doppia cifra ma al passo piu' lento dal 2016 mentre il costo per ogni click e' sceso. Questo ha provocato il peggiore tonfo del titolo nel dopo mercato a Wall Street da quasi sette anni (-7,3% a 1.201 dollari per il titolo di Classe A). Nei tre mesi al 31 marzo scorso, la controllante di Google ha registrato 6,66 miliardi di dollari di profitti, in calo del 29% circa dai 9,4 miliardi dello stesso periodo dell'esercizio precedente. Al netto della multa Ue, imposta per pratiche anticoncorrenziali nel mercato della pubblicita' online, il colosso tech ha visto gli utili scendere a 8,339 miliardi.

In termini di utili per azione, si e' passati a 9,5 dollari dai 13,33 di inizio 2018; al netto della multa il dato e' stato di 11,90 dollari, sopra le attese degli analisti per 10,61 dollari. Tra gennaio e marzo i ricavi sono stati pari a 36,34 miliardi, in rialzo del 17% rispetto ai 31,14 del primo trimestre del 2018 ma il consenso era di 37,3 miliardi. Le vendite trimestrali nel segmento Google - che include anche il sito di video YouTube - sono state di 36,17 miliardi, in rialzo dai 30,99 miliardi dei primi tre mesi del 2018. In particolare, le vendite che compaiono a bilancio come "other revenue" e che includono le attivita' cloud, sono aumentate del 25% a 5,45 miliardi. I ricavi generati da pubblicita' sono stati di 30,7 miliardi, in aumento di solo il 15% rispetto a un anno prima e al di sotto della media del 21% dei precedenti otto trimestri. Il gruppo ha dato la colpa a "variazioni significative" nei tassi di cambio e alla "tempistica di cambiamenti dei prodotti pubblicitari". 

l numero di click fatti dagli internauti su pubblicita' apparse su siti legati a Google (il motore di ricerca, Gmail, YouTube) e che hanno generato introiti sono saliti del 39% annuo ma scesi del 9% rispetto all'ultimo trimestre del 2018. Il cost-per-click (una misura dei prezzi per la pubblicita' attentamente monitorata) e' pero' calato del 19% annuo mentre e' salito del 5% trimestre su trimestre. Nel trimestre le "impression" (quanto spesso una pubblicita' e' vista sulle proprieta' dei partner di Google) sono aumentate del 6% annuo e il "cost-per-impression" (quanto Google puo' fare pagare per quelle visioni) e' salito dell'1%.

La buona notizia e' che il costo trimestrale per acquisire traffico e' si' aumentato da 6,28 miliardi a 6,86 miliardi ma le attese erano per un incremento a 7,26 miliardi; il dato e' pari al 22% dei ricavi pubblicitari di Google, il 2% in meno del primo trimestre del 2018. Le spese per capitale sono scese per la prima volta in tre anni; il dato dell'anno scorso includeva l'acquisto di un immobile a New York. A fine marzo le persone sul libro paga di Alphabet erano 103.459 dalle 85.050 del periodo gennaio-marzo 2018. Le spese sono lievitate a 29,7 miliardi da 23,5 miliardi. In attesa dei conti, arrivati a mercati Usa ormai chiusi, il titolo Alphabet aveva guadagnato l'1,47% a 1.296,20 dollari raggiungendo una capitalizzazione di 901,1 miliardi, meno di quelle di Amazon (954,4 miliardi), Apple (971 miliardi) e Microsoft (994,4 miliardi). Da inizio anno il titolo e' salito del 24% e negli ultimi 12 mesi del 26%.

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