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Economia
Hillary malata, paura sui mercati. Tassi Fed, ipotesi stretta già a settembre

di Andrea Deugeni
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@andreadeugeni

Le preoccupazioni sullo stato di salute di Hillary Clinton, il probabile prossimo presidente degli Stati Uniti d'America e le affermazioni dei banchieri della Federal Reserse che parlano di stretta già a settembre (la prossima riunione è fissata per martedì e mercoledì 21 e da domani la Fed entra in black period) agitano gli investitori. Da venerdì scorso, da quando cioè Wall Street ha vissuto la peggiore seduta da giugno, i segnali di volatilità si fanno sempre più numerosi e preoccupanti, con le Borse europee che oggi hanno archiviato le contrattazioni in rosso, evitando una debacle che a metà giornata, visto l'andamento degli indici, aveva portato Piazza Affari a perdere (depressa dai bancari) anche il 3%.

A fine giornata, grazie alla risalita degli indici Usa sopra la parità (Wall Street trainata da Apple) che hanno allentato le tensioni e riportato qualche acquisto, Londra, Parigi e Francoforte hanno ceduto fra il punto e il punto e mezzo percentuale. Anche se Lael Brainard, una dei governatori colomba della Fed (il cui intervento era particolarmente atteso dopo il prevalere di posizioni favorevoli a un'azione sui tassi già mercoledì), ha frenato sul rialzo del costo del denaro americano, la possibilità di un inasprimento della politica monetaria fino a qualche settimana fa considerata molto bassa, appare ora più concreta, dopo che vari governatori hanno aperto a questa possibilità.

Oggi il numero uno della Fed di Atlanta Dennis Lockhart ha spiegato che l'andamento dei dati macroeconomici impone "una seria discussione" su una possibile stretta e, anche se non ha voluto dare scadenze per infiammare i mercati, gli investitori hanno letto nelle sue parole una conferma del trend che sembra consolidarsi all'interno del Fomc. Wall Street sta già scontando la paura di un rialzo: la volatilità è in netto aumento (l'indice che ne misura l'andamento sale del 16%).

Il timore è che una stretta della Fed abbia ripercussioni sull'andamento dell'azionario, che finora ha retto il colpo delle turbolenze internazionali: secondo gli analisti, è possibile che un'azione della Banca centrale per rendere meno accomodante la politica monetaria provocherebbe sui mercati lo shock peggiore da quando Janet Yellen ha iniziato il suo mandato alla guida dell'istituto, a inizio 2014, quindi anche più intenso di quello seguito al referendum sulla Brexit.

Se un sondaggio del Wall Street Journal mostra che molti economisti sono ancora convinti che la Fed opterà per un nulla di fatto la settimana prossima e agirà invece a dicembre (l'85% degli intervistati è di questo parere), i governatori della banca centrale a stelle e strisce nell'ultimo mese hanno cercato di preparare i mercati a un giro di vite, spiegando che l'economia continua a progredire, seppure a passo più incerto, il tasso di disoccupazione è al di sotto del 5% e le ricadute del referendum sull'uscita del Regno Unito dall'Unione europea sono state per ora meno gravi del previsto.

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tassi d'interesse fedsalute hillary clintondonald trump





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